Non ci sarà nessuna richiesta di reinsediamento agli Stati ma l’Unione europea si dà un piano articolato in dieci punti per una gestione più ordinata dei profughi ucraini con l’obiettivo di alleggerire i paesi, come la Polonia ma non solo, che fino a oggi hanno sopportato il peso maggiore dell’accoglienza.

E’ il passo in avanti fatto ieri a Bruxelles al termine del vertice straordinario dei ministri dell’Interno dei 27 e in qualche modo, almeno per quanti sono in fuga dalla guerra di Putin, è una svolta nella gestione europea dei profughi mentre sotto il profilo economico c’è l’impegno a reperire nuovi fondi da destinare all’accoglienza.

DI FORMALE ancora non esiste nulla, come spiegava ieri un funzionario dell’Ue, al punto che i ministri non hanno neanche approvato un testo scritto, ma questo sembra essere solo un passaggio burocratico che potrebbe essere risolto nei prossimi giorni. Di sicuro il piano messo a punto almeno in parte va incontro alla richiesta di un maggior coordinamento degli interventi arrivata nei giorni scorsi da Polonia e Germania con una lettera alla Commissione Ue, richiesta dettata anche dalla consapevolezza di trovarsi di fronte a un esodo senza precedenti in Europa, come ha ricordato il vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas: «Da quando la guerra in Ucraina è scoppiata – ha detto Schinas – abbiamo un numero di profughi cinque volte maggiore a quello della guerra in Jugoslavia, tre volte tanto quello dei rifugiati venuti dalla Siria». Un esodo che fino a ieri faceva contare 3,8 milioni di ucraini costretti a lasciare le proprie case, metà dei quali sono minori. 800 mila sono invece le richieste di protezione temporanea presentate finora.

GLI INTERVENTI messi a punto a Bruxelles servono quindi ad andare oltre il generoso «spontaneismo» dei giorni scorsi. «Questo piano porterà alla creazione di una piattaforma Ue per la registrazione di tutti coloro che arrivano e tutti coloro che fanno domanda di protezione temporanea», ha spiegato la commissaria agli Affari interni Ylva Johansson al termine del vertice. Il riferimento è alla delibera approvata dalla Commissione il 3 marzo scorso e che, per la prima volta, riconosce la protezione temporanea agli ucraini, ai quali viene così attribuito lo status di rifugiato. Questo significa, tra l’altro, che possono muoversi liberamente all’interno degli Stati membri. Il problema è informarli su quali sono i Paesi verso i quali possono muoversi, decongestionando così quelli maggior mente sottoposti a pressione.

SOTTO questo punto di vista ieri i ministri non hanno affrontato la proposta avanzata da Germania e Polonia di riconoscere mille euro a ogni profugo, né quella avanzata sempre dalla Germania ma appoggiata anche dalla presidenza di turno francese, di allestire degli hub nei pressi del confini con l’Ucraina dove raccogliere i profughi prima di destinarli verso altri Stati membri. La prima è stata accantonata in attesa di possibili evoluzioni della situazione ucraina: se dovesse stabilizzarsi non è escluso che molti di coloro che sono fuggiti potrebbero fare rientro nella parte occidentale del paese. La seconda è stata invece resa impossibile dal fatto che sono liberi di muoversi come vogliono all’interno dell’Unione e non si possono costringere a dirigersi verso un paese in particolare se non lo vogliono.

Importanti, invece, le decisioni prese per quanto riguarda gli aspetti economici. Sono state sbloccate le procedure che consentono agli Stati di accedere ai fondi per l’accoglienza. Per ora si tratta di 3,5 miliardi già proposti dalla Commissione ma se il conflitto dovesse proseguire è chiaro a tutti che serviranno altri soldi da rendere subito disponibili. Dei fondi già stanziati la fetta maggiore, 2,2 miliardi di euro, va alla Polonia, il paese che con più di due milioni di rifugiati è quello che obiettivamente deve far fronte allo sforzo maggiore.

UNICA redistribuzione decisa ieri, sempre volontaria, è quella di una parte dei 100 mila ucraini che ancora si trovano in Moldavia, altro paese sotto pressione. Su questo l’Italia farà la sua parte, come ha spiegato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese a margine del vertice: «Abbiamo sempre detto che il principio della solidarietà deve andare di pari passo con quello della responsabilità. Non faremo mancare il nostro sostegno anche questa volta», ha assicurato la ministra. Per quanto riguarda il nostro paese sono 73.898 i profughi arrivati finora, il 50% dei quali sono donne e il 40% minori.