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Piacenza, il giudice salva gli alberi dalla motosega

Piacenza, il giudice salva gli alberi dalla motosega

Ambiente Dovevano essere abbattuti per costruire un grande parcheggio sotterraneo da 200 posti auto. Il comune: andiamo avanti con il progetto

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 28 settembre 2024

A Piacenza, in piazza Cittadella, 15 alberi monumentali di 70 anni d’età sono stati salvati dalla motosega grazie alla sentenza di un giudice. Secondo il progetto dell’amministrazione comunale, gli alberi dovevano essere abbattuti per costruire un grande parcheggio sotterraneo da 200 posti auto. Ai primi sentori del cantiere, cittadini ed attivisti hanno presidiato la piazza giorno e notte, per settimane, raccogliendo oltre 30 mila firme. Legambiente e 11 residenti hanno fatto ricorso al Tribunale Ordinario di Piacenza, sezione civile. Il giudice civile Antonino Fazio si è espresso il 24 settembre con una storica sentenza di 60 pagine, ordinando alla ditta Piacenza Parcheggi di astenersi «dall’abbattere gli alberi di alto fusto e da ogni condotta idonea a danneggiarli».

In un passaggio della sentenza destinata a diventare una pietra miliare nella lotta ambientalista, si critica il concetto di «verde come costo» e la scelta di sostituire «le piante con piantine, senza valutazione dell’impatto sull’atmosfera e sulla temperatura», con l’aggravante della presenza di scuole nelle vicinanze, che saranno danneggiate dalla mancanza di alberi (e dall’aumento di auto). Per poi concludere «questo è un procedimento che in un paese civile non sarebbe stato concepibile. Il bilanciamento degli interessi appare insufficiente, poco lungimirante, pericoloso, anacronistico, miope. (…) La tutela dell’ambiente nell’interesse delle generazioni future, come impone (non suggerisce) la Costituzione, non dovrebbe rendere necessarie iniziative giudiziali. Così non è stato, è un segno dei tempi, e non è un bel segno».

La notizia ha fatto il giro d’Italia galvanizzando tutti i comitati che si battono per tutelare gli alberi, come a Cuneo, dove decine di maestosi cedri saranno abbattuti (con i fondi per le periferie) per un progetto di riqualificazione della centralissima piazza Europa, oppure a Gallarate, dove i ragazzi si sono arrampicati sugli alberi per salvarli, a Ravenna e a Lido di Savio, dove il comune vorrebbe abbattere 70 pini, ma anche ad Argenta, dove sarà raso al suolo un parco per costruire una scuola, il tutto sulla riva del Reno (quindi a rischio alluvione).

Secondo Italia Nostra Firenze «questa sentenza riafferma il primato della tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico rispetto a presunte ragioni di innovazione e riqualificazione». Ad inizio agosto a Torino, una sentenza simile aveva riconosciuto le conseguenze negative del taglio di grandi alberi sulla salute degli abitanti. Nella sentenza di Piacenza viene ribadito, citando la Corte europea dei Diritti dell’uomo che «la mancata adozione di misure idonee a impedire il surriscaldamento globale e gli effetti negativi dei cambiamenti climatici costituisce una violazione dell’articolo 8 della Convenzione che assicura il diritto al rispetto della vita». Giuseppe Castelnuovo di Legambiente: «Purtroppo l’amministrazione di Piacenza nonostante la sentenza ha chiesto alla ditta di andare avanti con i cantieri, ma difficilmente riusciranno a creare il parcheggio senza danneggiare alberi. Noi manteniamo il presidio, controlliamo, e non ce ne andiamo».

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