Mestre, il luogo dove è stato ucciso Giacomo Gobbato
Mestre, il luogo dove è stato ucciso Giacomo Gobbato
Italia

Mestre, la veglia per ricordare Jack: «Non lo userete per campagne d’odio»

La vita di Jack Arrestato un senza fissa dimora, accusato dell'omicidio. «Con Brugnaro solo repressione e niente servizi sociali per cercare di prevenire»
Pubblicato 3 giorni faEdizione del 24 settembre 2024

Il marciapiede dove Jack ha versato il suo sangue ieri era coperto di fiori. Qualcuno ha appeso alla rete una sciarpa della palestra popolare del Rivolta.

Dei bambini hanno lasciato dei disegni con grossi cuori rossi. Altri hanno scritto dei pensierini. Il parroco della chiesa vicina, nel pomeriggio, ha radunato i fedeli per una veglia di preghiera. Non è ancora stato stabilito il giorno del funerale perché il corpo del giovane rimane ancora a disposizione degli inquirenti. Identificato invece il presunto omicida fermato dopo il fatto: Serghiei Merjievschii, un 38enne moldavo senza fissa dimora e dipendente da sostanze. Sarebbe stato lui a uccidere Jack e a ferire Sebastiano, intervenuti per difendere una donna da una aggressione in pieno centro di Mestre. Sono proprio i residenti di Mestre a voler ricordare in queste ore il sacrificio del giovane attivista del centro sociale Rivolta. Persone che subiscono tutti i giorni, sulla loro pelle, il degrado in cui la città è stata fatta precipitare. Ho incrociato una anziana signora di Marghera che ha deposto un mazzo di girasoli: «Tutti scrivono male dei ragazzi dei centri sociali ma io che vivo vicino a piazzale Concordia so che sono gli unici, con i dottori dell’ambulatorio che Emergency ha aperto proprio vicino al Rivolta, che mi hanno aiutata quando ho avuto bisogno».

La generosità, Jack, l’aveva cucita addosso come i suoi tatuaggi. Un anno fa, durante l’alluvione in Romagna, era partito assieme a tante altre compagne e compagni dei centri sociali del nord est per dare soccorso a chi ne avesse bisogno. «Gli angeli del fango», li avevano chiamati i giornali. Magari su quelle stesse pagine che li etichetta come «zecche rosse» o peggio, quando manifestano contro i cambiamenti climatici. Come se la generosità fosse una dote da elargire caritatevolmente solo in determinate occasioni, slegata da qualsiasi aspirazione di giustizia sociale. Una giustizia che, Jack lo sapeva bene, è per tutti o per nessuno, al di là del colore della pelle e della nazionalità.

«Non userete Jack per promuovere campagne di odio» hanno scritto su uno striscione gli attivisti del Rivolta. Ma nei social la macchina del fango si è messa in moto. «Ucciso da uno di quei clandestini che generosamente aiutava» ironizzano tanti che, al contrario di Jack, si sarebbero probabilmente girati dall’altra parte sentendo le urla della donna. Ma a uccidere Jack non è stata la sua generosità ma una mano criminale. «Non dobbiamo permettere che questa tragedia sia usata in maniera strumentale da quanti seminano odio e sostengono che l’unica soluzione sia la violenza e la repressione. Lo dobbiamo a Jack. Perché lui lottava contro le ingiustizie, per un mondo più giusto e senza discriminazioni» afferma Vittoria Scarpa, una delle portavoce del Rivolta e una delle prime a essere accorse, nella notte di venerdì, nel luogo della tragedia per tentare di soccorre i due ragazzi ancor prima dell’ambulanza.

«Il prefetto dice che si tratta solo di un caso isolato, che tutto è sotto controllo. Si vede che non abita su queste strade! Quello che è accaduto non è stato un caso ma ci sono precise responsabilità politiche. Sono nove anni, dall’arrivo del sindaco Luigi Brugnaro, che straparlano di sicurezza ed ecco a cosa hanno portato le politiche di repressione. Fatevi un giro per via Piave o per corso del Popolo che sono diventate le strade dello spaccio per tutta la Regione! Li vedi che si trascinano, senza un posto per dormire o per mangiare, che prendono calci in pancia da tutti. È stata creata una situazione esplosiva che trova negli episodi di violenza come quelli che hanno ucciso Jack uno sfogo persino ovvio. Una volta c’erano operatori di strada che conoscevano queste persone, cercavano di andare incontro ai loro bisogni elementari e a indirizzarli ai Sert o ai servizi. Erano loro i primi a individuare i criminali e a segnalarli. Ora sono tutti criminali e, in cambio dei servizi sociali tagliati, abbiamo il record dei morti per droga».
Quanto paventato da Vittoria Scarpa si sta già concretizzando. Il presidente della Regione Zaia ha invocato la presenza dell’esercito. Presenza che per altro c’è già. L’assessore di Venezia alla Coesione sociale, Simone Venturini, ha auspicato l’introduzione di leggi speciali repressive. Su richiesta delle opposizioni, il sindaco Brugnaro ha concesso il lutto cittadino per il funerale, riservandosi dopo il lutto di «esprimere le mie convinzioni». Convinzioni che non saranno certo quelle di Jack. Un ragazzo che guardava in faccia la realtà, chiedeva giustizia e non odio e non girava la testa dall’altra parte.

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