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«Omicidio politico, il modello sociale del Rivolta opposto a quello di destra»

«Omicidio politico, il modello sociale  del Rivolta opposto a quello di destra»Luana Zanella – Ansa

Intervista a Luana Zanella, deputata di Avs

Pubblicato 13 giorni faEdizione del 22 settembre 2024

Luana Zanella è tornata commossa e turbata dal presidio indetto dal centro sociale Rivolta per ricordare Giacomo Gobbati in Corso del Popolo, a Venezia. La parlamentare di Avs vive lì e ha a lungo collaborato con quei giovani che conosce tutti. «Sono addolorata, penso al dolore di sua madre, di suo padre e del fratello che deve essere infinito. Ci inchiniamo a loro con immensa solidarietà e smarrimento»

Come è andato il presidio?
Ho visto la parte migliore della mia città piangere e cercare conforto con dignità, lucidità e compostezza. È stato ribadito il rifiuto di ogni strumentalizzazione

Ha chiesto al sindaco Luigi Brugnaro di indire il lutto cittadino, le ha risposto?
Non ancora, ma credo sia ovvio. Giacomo, o Jack come veniva chiamato, era di qui ed è morto qui in un atto estremo di generosità. Con l’altro compagno Sebastiano Bergamaschi, ferito alle gambe, si sono imbattuti in uno dei tanti episodi di violenza di strada e sono stati eroici, gli dovrebbe essere riconosciuto. E poi perché è stata colpita una comunità storica di Venezia, come è il centro sociale Rivolta, dove la nostra migliore gioventù cerca di trovare risposte collettive e solidali ai problemi della città.

In passato lei è stata anche assessore comunale con deleghe alle politiche sociali e alla cittadinanza nella giunta Cacciari, cosa è cambiato da allora?
Venezia è stata all’avanguardia in Italia per i progetti di welfare e sicurezza sociale grazie all’aumento nel bilancio del comune delle risorse riservate ai servizi sociali, che non erano più la cenerentola dei compartimenti ma erano stati messi al centro del governo del territorio. Si era stati capaci di costruito un modello di collaborazione civica lavorando sia con associazioni cattoliche che si occupano di accoglienza che con il centro sociale Rivolta, che da anni si impegna nei progetti di cittadinanza ed è attivo e partecipe con le amministrazioni. Poi è andato tutto in malora, è stata abbandonata una progettualità che aveva funzionato e le risposte alle esigenze dei cittadini sono state solo di tipo securitario.

Solo due settimane fa il Rivolta aveva organizzato una flash mob per chiedere una “civile protezione” fatta di welfare, servizi e presidi sociali.
In tutta la città manca una strategia per arginare le problematiche legate allo spaccio e per accogliere i senza fissa dimora. Venezia sembra indifferente, abbandonata a se stessa, piena della vuota retorica securitaria di autorità politiche incapaci di far fronte alle emergenze sociali e ambientali, per questo insisto nel dire che l’impegno di questo centro sociale storico a favore della collettività vada riconosciuto e che il gesto di Jack e Sebastiano sia stato eroico, il contrario dell’indifferenza.

Sembra che il governo Meloni, tra il decreto Sicurezza e i tagli ai servizi sociali, sia però in una dimensione opposta rispetto a quanto richiesto dagli attivisti cittadini
La deriva panpenalista dell’esecutivo non porterà a niente se non a criminalizzare l’impegno civico. Se fosse stato già in vigore il ddl della maggioranza tutti coloro che erano presenti al presidio per ricordare Giacomo sarebbero stati trattati da criminali. È assurdo. Per me si tratta invece di un omicidio politico.

Perché?
L’abbandono dei territori porta a queste conseguenze. Giacomo non sapeva rassegnarsi a questo tipo di politiche contro gli esclusi. Ho partecipato con lui e con gli agli altri attivisti del Rivolta a tantissime manifestazioni: il modello di società che loro propongono è alternativo a quello delle destre.

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