Perugia, l’alleanza a tutto campo che riapre la partita
Comunali Centrosinistra largo per Vittoria Ferdinandi. Con un programma nato da un lungo confronto tra partiti, associazioni, cittadini
Comunali Centrosinistra largo per Vittoria Ferdinandi. Con un programma nato da un lungo confronto tra partiti, associazioni, cittadini
Si potrebbe cambiare musica a Perugia, dopo 10 anni di centrodestra insediatosi nell’ex roccaforte rossa che andava via via perdendo colore. Si poteva toccarlo con mano alla presentazione del programma del campo larghissimo Alleanza per la Vittoria, della candidata sindaca Vittoria Ferdinandi, 37 anni, civica, psicologa clinica, sfidante di Margherita Scoccia assessora uscente di FdI.
Due settimane fa, Auditorium di San Francesco: straripante, gente per terra, in piedi e in coda fuori. Clima da concerto rock. Cori e standing ovation. «Voi siete matti – esordisce Ferdinandi – vi ringrazio per quella vostra calda follia che per me è una benzina per andare avanti». Tre ore fitte di presentazione tra silenzio totale e esultanza di un popolo di sinistra che si è risvegliato e ritrovato.
IL PROGRAMMA, un progetto articolato di 120 pagine di rigenerazione sociale e urbana, frutto di un lungo percorso dal basso e complesso lavoro di sintesi tra le istanze dei territori e le sette liste di Alleanza per la Vittoria: le due civiche di Ferdinandi, Anima Perugia e Orchestra per la Vittoria («il mio dna»), una terza lista civica, Perugia per la sanità pubblica, poi Pd, M5S, Avs, infine l’adesione di Azione e socialisti, Pensa Perugia.
Tutto è cominciato con le «Prove d’orchestra» partite in autunno, promosse da Fabrizio ‘Fofo’ Croce, consigliere comunale civico uscente conosciutissimo in città. Lo incontriamo a Palazzo dei Priori. «È stata una campagna di ascolto – spiega – che ha attraversato tutti i quartieri e frazioni della città per re-immaginare il futuro di Perugia, un cantiere aperto che ha coinvolto associazioni, intellettuali, attivisti, un cantiere diventato Orchestra per la Vittoria». Tra i maggiori problemi posti dai territori la mobilità, mezzi pubblici carenti, la città largamente sconnessa. Con un minimetrò rimasto incompiuto, orario 7-21, e un’estensione che non arriva neanche all’ospedale. Non a caso Perugia è la seconda città in Italia e in Europa per la quantità di macchine.
ALTRA GRANDE QUESTIONE «la sanità sotto scacco» che ha spinto gruppi di persone a costituire la lista Perugia per la sanità pubblica. «Una sanità che a Perugia funzionava, un tempo al quarto posto delle classifiche nazionali» ricordano Rosellina Brasacchio, ex anestesista e Roberto Ciccone, medico, tra i promotori. Ora invece liste d’attesa interminabili, il pronto soccorso intasato, finanziamenti ai privati mentre si riducono sempre di più i consultori e i centri di salute mentale. Medici andati via. La prima misura? Istituire una consulta salute al Comune, come strumento di partecipazione e vigilanza che recepisca le domande dei cittadini per portarle ai tavoli con la regione.
Comitato elettorale dell’Alleanza, zona Cortonese. Via vai tra tavoli e stanze, aria di allegria. Se all’inizio si pensava a una partita persa in partenza, strada facendo si è scoperta tutta aperta.
Alice Spillo, candidata di Alleanza Verdi Sinistra, 24 anni, studentessa, ci parla dei motivi della fuga da Perugia, negli ultimi anni, di 18.000 giovani sotto i 35 anni. Quello più banale ma pesante, dover rimanere a casa la sera se abiti in periferia, per la mancanza di mezzi pubblici. «Una Regione per restare», appello dei giovani umbri, accusa: «Le amministrazioni locali e regionali hanno messo in campo una grande guerra alla nostra generazione». Sulla costruzione del programma Alice conferma l’unicità del modello Perugia: «Abbiamo potuto confrontarci alla pari tra associazioni, gruppi, cittadini e partiti, una cosa mai avvenuta che ha sprigionato le migliori energie di ciascuno, in un clima di collaborazione che segna un grandissimo passo avanti».
Alice Sveva Stancati, 35 anni, candidata di Avs, avvocata all’ispettorato del lavoro, ci illustra un punto centrale del programma, il Patto del lavoro, per vigilare su qualità ambientale e sociale, bandi di gara che devono garantire un salario minimo di 9 euro su appalti e subappalti.
Antonio Donato, 43 anni, M5S, consulente di comunicazione, pieno di entusiasmo: «Ferdinandi ha mostrato una grande attenzione all’identità di ciascuno di noi. Sentiamo nostro il programma, una sintesi non riduttiva arricchita da tutte le forze progressiste. Abbiamo già vinto, per quello che è successo, anche se perdiamo. I dubbi all’inizio erano tanti, poi abbiamo scoperto magicamente che siamo tutti d’accordo».
E POTEVA ANCHE andare molto diversamente. Federazione del Pd, Madonna Alta. Incontriamo Sarah Bistocchi, 37anni – che con Tommaso Bori, segretario di federazione regionale, ha sconfitto l’ala moderata del Pd – nominata commissaria di Perugia dopo le dimissioni del segretario Sauro Cristofani. Ci racconta la ricerca spasmodica di un candidato sindaco moderato, anche da strappare all’altro campo, cosa che ha fatto traboccare il vaso.
Uno dei candidati proposti, Andrea Fora, consigliere regionale di centrosinistra, ora sostiene la candidata del centrodestra. «Chi vuole votare a destra vota l’originale» accusa Bistocchi, ora tra i reggenti del Pd di Perugia. Poi il nome di Ferdinandi: «A lei è riuscita la famosa connessione sentimentale con il popolo».
La destra mi descrive come un’estremista. Ma la cultura filosofica di cui io parlo, il marxismo caldo, è una cultura di uguaglianza, giustizia sociale, libertà Vittoria Ferdinandi
A CONCLUSIONE ANDIAMO a trovare la candidata sindaca, a casa sua Borgo XX Giugno (in zona si trova anche il ristorante Numero Zero di cui era direttrice, l’esperienza inclusiva con malati psichici premiato da Mattarella). P
arliamo delle molte prime cose da fare, come l’urgenza di risanare le strade piene di buche e i marciapiedi. Poi una domanda sull’approccio alla politica a partire da Ernst Bloch, oggetto della sua tesi in filosofia politica. Dalla proposizione «Il vero vitale essere è l’essere non ancora». Tradotto, la fase attuale di movimento e progettazione.
Ma poi con l’essere al governo della città non c’è il rischio di deludere?
«Se non avessi questo timore sarei folle, sono sempre tentata di pensare alla radice ambivalente di ogni cosa, l’entusiasmo così grande si porta necessariamente come contraltare la possibilità molto alta di essere delusi. Sono sicura che più la città entrerà in questo progetto, minore sarà il rischio di cadere in una vecchia politica. Il non ancora di cui parla Bloch è un principio metodologico con cui guardare politicamente la realtà, la radice del “principio speranza”. Non guardare l’esistente come qualcosa di necessario ma come qualcosa del possibile. C’è, ma è possibile che possa essere differente. Io credo che questo in politica rappresenti la cifra dei grandi movimenti progressisti, guardare al reale come qualcosa su cui si può sempre agire. Adorno diceva: solo se guardo la realtà attraverso il principio della trasformazione, tutto ciò che c’è non è tutto, ed è lì che si apre la speranza, la speranza di un cambiamento che questa città ci chiede».
CHIEDIAMO A VITTORIA Ferdinandi di farci vedere la sua stella rossa tatuata sul polso. «Quanto è assurdo sentire la destra parlare di me come una persona che divide, un’estremista, quando in realtà la cultura filosofica di cui parlo io, il marxismo caldo, non si riferisce al comunismo che loro agitano continuamente come una spettro, è una cultura che parla di libertà, di giustizia sociale e di uguaglianza, dice che non si può essere felici se non sono felici tutti per cui non si è soli se si costruisce un noi. Che questo spaventi e venga criminalizzato da parte di una destra che non si vergogna di scegliere uno slogan di sapore mussoliniano come “indietro non si torna”… Questo è l’aspetto che mi spaventa della politica, quando la politica diventa un luogo senza più contatto con la verità, dove tutto è strumentalizzabile».
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