Percival Everett, la storia senza l’imbroglio
Scrittori statunitensi. Percival Everett sovverte con ironia gli stereotipi linguistici ancora vigenti in «Huckleberry Finn», e adotta la prospettiva di Jim, lo schiavo fuggiasco: «James», da La Nave di Teseo
Pubblicato 2 ore faEdizione del 8 settembre 2024
All’inizio del celebre safari raccontato in Verdi colline d’Africa, l’alter ego finzionale di Ernest Hemingway esprime un’opinione destinata a fare scuola: «Tutta la letteratura americana moderna viene da un libro di Mark Twain intitolato Huckleberry Finn». Nel corso degli anni, la centralità del romanzo di Twain è stata ribadita da autori diversissimi, da William Faulkner, Francis Scott Fitzgerald a Langston Hughes e persino da T.S. Eliot, che lo considerava uno di quei capolavori in grado di «purificare il dialetto della tribù». Com’è noto, Twain fu tra i primi a impiegare in modo esteso l’eye dialect, un’ortografia non standard basata sulla...
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