In una misteriosa quanto straordinaria lettera conservata tra le carte autografe di Giovanni Boccaccio, un certo Ilaro, monaco presso il cenobio di Santa Croce del Corvo sopra la foce della Magra, trascrive l’intervista a un viandante di passaggio per il monastero e diretto «ad partes ultramontanas». Benevolmente accolto, il viandante (che nella lettera mai rivela il proprio nome) ricambia l’ospitalità offrendo al buon monaco un «libellum» con un’opera da lui composta. Sfogliando il manoscritto, Ilaro non riesce a nascondere la propria sorpresa: si tratta di un poema che affronta argomenti complessi e profondi, ma li affronta in lingua volgare. Il...