«Emergency condivide con convinzione l’appello del manifesto per il 25 aprile».

Rossella Miccio, presidente della ong fondata da Gino Strada, questo è un anno particolare anche per voi.
Compiamo 30 anni, siamo nati a ridosso della grandiosa manifestazione del ‘94 e proprio per questo ci sembra coerente con la nostra storia e necessario partecipare alla manifestazione di Milano. Il 25 aprile è il momento in cui ci si ritrova insieme a tante realtà e cittadini per ribadire che i principi fondanti della nostra Repubblica derivano dalla lotta antifascista, crediamo che sia responsabilità di ognuno di noi fare del proprio meglio per attuare quotidianamente la Costituzione, ciascuno nel proprio ambito, ed essere sentinelle di possibili derive autoritarie, è preoccupante vederle tornare in forme diverse, sia nel nostro paese che nel resto d’Europa.

Fra poco più di un mese si terranno le elezioni europee.
L’idea di un avanzamento delle destre è preoccupante ma l’Unione Europea è in crisi da tutti i punti di vista. C’è un vuoto politico importante, i valori fondativi di Ventotene nella pratica politica quotidiana sono scomparsi. Abbiamo una guerra in corso da più di due anni e l’unica reazione è stata la corsa agli armamenti invece che il ricorso urgente alla diplomazia. L’Unione dovrebbe ricompattarsi intorno ai valori della pace, invece anche un progetto come Pace facility altro non è che uno strumento per finanziare il commercio di armi. Parlano di Europa dei diritti ma la guerra è la negazione di ogni diritto, le logiche belliche andrebbero sempre respinte, a maggior ragione quando ci toccano così da vicino.

Fino a qualche anno fa i soli propositi di guerra comportavano manifestazioni imponenti nelle principali capitali. Ora, nonostante due conflitti in corso, con l’eccezione degli studenti, le piazze sono vuote.
Un’assuefazione allarmante. Non capisco se non si è reagito all’escalation perché si vuole esorcizzare il rischio dell’allargamento del conflitto che questa volta è davvero vicino o se davvero non si capisce la gravità della situazione. È indispensabile che ciascuno di noi manifesti formalmente, in maniera aperta, la propria contrarietà a Macron e Michel che parlano ormai di economia di guerra, al governo che vuol far tornare la leva obbligatoria, a tutte le guerre. Spero che il 25 aprile serva anche a ribadire che la maggior parte degli italiani non vuole proseguire con la logica bellica e chiede uno stop dei conflitti in corso.

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Quello che sta succedendo a Gaza è particolarmente impressionante. In pochi mesi sono stati uccisi più di 33mila civili.
Sembra che Netanyahu abbia la licenza di uccidere. È gravissimo che siano stati colpiti anche 300 operatori umanitari. Recentemente si sono levate le proteste perché sono morti 6 operatori occidentali ma l’uccisione di chi ha per mandato l’obiettivo di portare aiuti è una realtà quotidiana a Gaza. Così come il bombardamento di strutture sanitarie, scuole, ripari. Io credo che per la prima volta dobbiamo temere delle ripercussioni.

Di che tipo?
L’Occidente, sostenendo Israele con tanta cecità, è stato associato in maniera evidente alla totale mancanza di rispetto di qualsiasi diritto umanitario, di qualsiasi legge internazionale e della Convenzione di Ginevra. Ormai è sempre più diffusa nel mondo la convinzione che noi occidentali siamo ipocriti a causa del doppio standard che utilizziamo quando si parla di conflitti: se il soggetto è un mio amico è tutto lecito, altrimenti si tratta di un dittatore criminale. Questo rischia davvero di far esplodere ulteriori focolai in giro per il mondo.

Emergency è rimasta una delle poche realtà a informare costantemente su quello che succede in Sudan, una guerra di cui si parla pochissimo in Europa.
Il conflitto è cominciato un anno fa ed ha creato la più grave crisi di sfollati del mondo. La capitale Khartum è sotto assedio, mancano acqua ed elettricità. Aveva 8 milioni di abitanti, ne sono rimasti la metà nel totale silenzio della comunità internazionale, poche anche le ong che riescono operare, noi siamo fra quelli con un ospedale aperto che fa sia cardiochirurgia che pediatria. C’è scarsissima attenzione e si sta facendo pochissimo per dare una risposta umanitaria e lavorare a un percorso di pacificazione. Il Sudan è paese di transito e la sua destabilizzazione ha impatto anche sui flussi migratori.

Perché questa disattenzione, secondo lei?
È una delle tante guerre dimenticate del continente africano. Ho sempre questa sensazione che ci siano cittadini di serie A e di serie B e guerre di serie A e serie B. Le guerre che riguardano gente con la pelle più scura o che percepiamo diversi da noi non ci angosciano.

Emergency negli ultimi anni ha aperto anche molti ambulatori in Italia, perché?
La povertà continua a crescere e sia stranieri che italiani fanno fatica a curarsi. La Costituzione parla di diritto alla salute ma i più vulnerabili ne sono esclusi e sono emarginati da servizi sociali ridotti. La fila davanti ai nostri ambulatori, da Marghera alla Sicilia è la foto di un’Italia che non va bene, che è afflitta da un problema salariale gigante. Anche per questo è necessario scendere in piazza il 25 aprile, per pretendere il welfare per tutti.