È la «Torino nera» quella che sabato sera si è scagliata contro il giornalista de La Stampa Andrea Joly aggredito mentre riprendeva decine di militanti neofascisti inneggiare al Duce e al Ventennio. In 160 si erano riuniti per festeggiare i 16 anni dell’Asso di Bastoni, una birreria che è anche una sezione di Casapound. La «festa della Torino nera», come chiamata dallo stesso circolo, è il momento più importante dell’anno, che raduna i militanti in una iniziativa identitaria scandita da melodie come Faccetta nera e «A noi la morte non ci fa paura». Casapound ieri ha invitato Joly e l’europarlamentare Ilaria Salis, definita «miserabile per agguati armati di martello contro avversari politici», alla festa nazionale a Grosseto di settembre.

Un’associazione, che non potrebbe neanche esistere, che fa parte di FederItalia, riconosciuto dal ministero dell’Interno, e che nel codice etico cita la non discriminazione per razza e origine etnica. Valori che certo non riguardano l’Asso di Bastoni. Il sottobosco fascista torinese è più ampio e presente di quanto si possa pensare. Su di esso aveva indagato nel 2019 la Digos di Torino, arrivando a una serie di perquisizioni nelle case degli esponenti di spicco dell’estrema destra e nei loro circoli.

Oltre a Forza Nuova Torino, nell’inchiesta erano finiti anche il centro sociale Rebel Firm di Ivrea, che aveva ospitato oltre che esponenti di Fn anche il leader di Do.Ra, la comunità militante Dodici Raggi, oggetto di inchiesta nel 2017 della procura di Varese che ha portato alla chiusura della sede e alla segnalazione all’autorità giudiziaria degli oltre 50 aderenti per ricostituzione del partito fascista.

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Al vaglio della Digos era finita anche Legio Subalpina, gruppo torinese di Lealtà Azione, che da anni fa iniziative mirate alla difesa della famiglia italiana, minacciata e discriminata, anche grazie alla collaborazione alla onlus Bran.co, che tra le altre ha chiari riferimenti pro vita: dichiarandosi in difesa solo delle donne che riconoscono la vita dal concepimento. I blitz nell’estate del 2019 avevano portato al sequestro di numerosi simboli fascisti: busti di Mussolini, poster del Duce, bandiere della Decima Mas, della Repubblica Sociale Italiana e pubblicazioni inneggianti al fascismo e al nazismo.

Ma anche 25 scudi in plexiglass e varie mazze da baseball con la scritta «Dux Mussolini» che avevano portato la Digos a sottolineare la pericolosità dei militanti. Accuse che pare non siano andate avanti e che quasi certamente porteranno all’archiviazione.

Uno dei fascicoli di questa grande inchiesta, però, ha fatto in modo che venissero indagati per apologia al fascismo il coordinatore regionale di Forza Nuova Torino, Luigi Cortese, Alessandro Balocco (segretario provinciale di Italexit a Cuneo) e Stefano Saija, all’epoca dirigente di Fn Torino. Il tutto era partito dopo che nel maggio 2019 era stato esposto uno striscione «Spezza le catene dell’usura, vota fascista, vota Forza Nuova». Cortese ha sempre negato di aver approvato l’iniziativa.

Quello che non è stato appurato è il collegamento tra i gruppi torinesi e le formazioni oltranziste di Génération identitaire – noto in Italia soprattutto per la missione Defend Europe del 2017 quando una nave si era messa a pattugliare il mediterraneo per respingere i migranti – e gli anglosassoni Combat18 («I combattenti di Hitler»), entrambe bandite nei propri paesi come associazioni eversive.

Il gruppo d’oltralpe nato nel 2012 e presente in Italia dal 2015, è stato sciolto in Francia nel 2021 per incitamento all’odio, alla violenza e al carattere di milizia privata. Lo stesso provvedimento che in molte occasioni – anche dopo l’aggressione del giornalista a Torino – è stato chiesto da esponenti politici italiani in riferimento a Casapound e Forza Nuova. In Francia nel 2019 era già stato sciolto Bastion National, gemello proprio di Casapound.

Generazione Identitaria in Italia aveva tra le fila Lorenzo Fiato, nelle giovanili della Lega, e Gian Marco Concas (vicino a Fdi), responsabile tecnico della missione Defend Europe invitato a Torino per presentare il suo libro Ri-generazione Identitaria. Anche a Torino i movimenti universitari neofascisti come il Fuan, che confluisce nel più grande Aliud, ha allevato molti futuri politici di Fratelli d’Italia, come Maurizio Marrone, l’assessore regionale della giunta Cirio che da anni porta avanti politiche antiabortiste e che è riuscito a far entrare gli «anti choice» negli ospedali pubblici piemontesi.