Lavoro

Per fermare la strage sul lavoro ragionare sui rimedi

Per fermare la strage sul lavoro ragionare sui rimedi – LaPresse

Le proposte La manifestazione di oggi a Roma, organizzata dalla Cgil, è destinata a richiamare l’attenzione sui problemi più urgenti del Paese. Tra questi rientra la grave emergenza del numero dei morti […]

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 7 ottobre 2023

La manifestazione di oggi a Roma, organizzata dalla Cgil, è destinata a richiamare l’attenzione sui problemi più urgenti del Paese. Tra questi rientra la grave emergenza del numero dei morti sul lavoro e delle migliaia di infortuni che avvengono nelle aziende. Le proposte della confederazione sono sintetizzate in pochi slogan: basta con i subappalti, più controlli e più sanzioni, l’istituzione della Procura nazionale del lavoro e l’inserimento nel codice penale dell’aggravante della violazione delle norme di sicurezza sul lavoro.

Difficile non essere d’accordo con una revisione del regime dei subappalti, che sembra fatto apposta per abbassare in maniera generalizzata il livello di sicurezza nei lavori soprattutto nel settore dell’edilizia. Altrettanto deve dirsi per la richiesta di più controlli, che nel nostro paese sono limitati ogni anno a meno del 10% delle aziende esistenti nel territorio nazionale.

Il fatto è che questa proposta mal si adatta ad essere lanciata con uno slogan, perché essa si riferisce all’annosa questione degli organi di prevenzione e vigilanza della quale, per lustri, i governi si sono disinteressati. Più controlli significa potenziare gli organi di vigilanza, investire in assunzioni e tecnologie, dotare i servizi di strumenti adeguati. Ma tutti i governi degli ultimi 15 anni hanno fatto a gara per impoverire i servizi di prevenzione, evitando di garantire il turn over, impedendo nuove assunzioni e evitando di finanziare l’attività ispettiva. In 15 anni il personale delle Asl dedicato alla prevenzione e repressione delle violazioni è diminuito di oltre il 30%. Per risolvere queste questioni non basta uno slogan: occorre iniziativa politica.

Il resto delle parole d’ordine per la manifestazione è deludente: introduzione del reato di «omicidio sul lavoro» (o almeno l’aggravante, con pene più severe, della violazione delle norme contro gli infortuni) e l’istituzione della Procura nazionale del lavoro.

La prima proposta non è altro che il riflesso condizionato di tutti i falsi riformismi e, ora, anche di questa destra al governo. Non appena accade un fatto che smuove il sentimento pubblico, si invoca l’introduzione dei un nuovo reato e pene più severe.

L’ha fatto il governo Renzi con il reato di «omicidio stradale» e il governo Meloni con il reato che punisce i raduni rave dei giovani. Naturalmente, si trattava di fatti già contemplati da fattispecie di reato esistenti e punite severamente. Sono proposte che vengono presentate come efficaci rimedi per placare la diffusa ansia di sicurezza o per stornare l’attenzione da altri problemi sociali a cui non si riesce a porre rimedio. Ma sono del tutto inidonee a risolvere i problemi reali.

Altrettanto inutile è la proposta di istituzione di una Procura nazionale del lavoro, che da anni costituisce un tormentone di cui non si vede l’utilità. Sono state presentate più proposte di legge: la più organica è presentata da un nutrito numero di parlamentari (Atto Senato 2052).

L’idea di istituire la Procura Nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro si ispira alla Procura nazionale antimafia e alle sue competenze. Ma sfugge ai numerosi proponenti che i reati di mafia e di criminalità organizzata si iscrivono in un quadro del tutto diverso da quello che caratterizza i reati di omicidio e lesioni sul lavoro. In questa materia non vi è nessuna trama organizzata che tenga insieme i comportamenti delittuosi, così come invece accade per i reati di mafia, caratterizzati da una rete di interessi economici e di infiltrazioni che tiene in piedi un tessuto criminoso con forti interconnessioni in diversi territori dello Stato.

Al contrario, i fatti colposi di malattia o di infortunio dal lavoro sono scollegati tra di loro: diverse sono le situazioni da caso a caso, diversi i settori produttivi in cui gli infortuni avvengono, diversi i livelli di organizzazione imprenditoriale, e le condizioni di sicurezza da un’azienda all’altra.

I propositi della proposta di legge sono: affrontare con indagini incisive le grandi tragedie che continuano a verificarsi e garantire la presenza di un pool di pubblici ministeri specializzati.

Francamente non si vede come una Procura nazionale possa essere organo di coordinamento nella repressione di fenomeni che hanno origini diverse, legate fortemente al territorio e alle situazioni economiche di infinita varietà. Non si vede soprattutto come una direzione centralizzata e nazionale potrebbe favorire il perseguimento di questi reati, la cui competenza per dettato costituzionale non può che appartenere al giudice naturale.

Dunque resta il problema di fondo che non può essere risolto con l’istituzione di una procura nazionale: quello della efficace formazione di magistrati specializzati su tutto il territorio nazionale. Ma per questo scopo bastano e avanzano il Csm e la Scuola della Magistratura.

* già Procuratore generale a Firenze

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