«Non avrebbe mai dovuto dire che il Pentagono è contrario al viaggio. È stata una scelta terribile. Se avesse voluto cercare di cancellare la visita avrebbe dovuto farlo in silenzio. Così è come se avesse mostrato le carte all’avversario di una partita a poker».

A Taiwan si respira malumore nei confronti di Joe Biden. È lui, secondo un funzionario taiwanese che parla con richiesta di anonimato, ad aver aumentato la tensione sulla possibile visita di Nancy Pelosi a Taipei. Una visita che, come ha osservato Derek Grossman di Rand, è diventata un test di Rorschach per gli Usa. Confermare il viaggio nonostante le minacce di Pechino, che vanno dalla no fly zone a un più probabile sorvolo aereo di Taiwan, e rischiare l’incidente? Oppure cancellarlo e dare un segnale di debolezza? Dal punto di vista taiwanese, non è detto che la prima opzione sia più pericolosa della seconda, quantomeno nel medio periodo.

«Se Pelosi si tirasse indietro ora sarebbe un grave errore a cui sarebbe molto difficile, se non impossibile, porre rimedio. Darebbe a Pechino il messaggio di poter scoraggiare qualsiasi futura visita con minacce anticipate», dice al manifesto Jenjey Chen, caporedattore dell’agenzia di stampa taiwanese Central News Agency (Cna). «Se funzionasse, il governo cinese potrebbe continuare a cercare di impedire a chiunque di entrare o uscire da Taiwan, rendendo gradualmente l’isola de facto una parte della Repubblica Popolare». Uno scenario che ora preoccupa anche i tanti taiwanesi che, alle prime indiscrezioni, avrebbero preferito che la visita saltasse.

Rendendo esplicita la sua contrarietà al viaggio, non solo Biden ha implicitamente ammesso il programma ma l’ha reso un tema di scontro. Per dirla alla Grossman: «Quando Xi si sveglia ogni mattina, qual è la prima sfida a cui pensa? Scommetterei che Taiwan non è nella top 5 e nemmeno nella top 10». Ma una visita di Pelosi «la catapulterebbe in cima». Costringendo Xi a una reazione per non mostrarsi debole. L’invio di jet militari sopra Taiwan sarebbe un gesto senza precedenti. E un rebus per Taipei: sparare rischiando un’escalation o accettare di fatto una dimostrazione di sovranità di Pechino? Anche il Pentagono, secondo funzionari della difesa citati dall’Associated press, sarebbe pronto a utilizzare jet, navi e droni come deterrente.

La visita per ora non è ancora confermata per «motivi di sicurezza», mentre le altre tappe del tour asiatico di Pelosi sono state ufficializzate: Giappone, Indonesia e Singapore. Ma la notizia dell’invito di altri deputati e senatori bipartisan, come dichiarato a Nbc dal repubblicano Michael McCaul, lascia intendere che l’intenzione è quella di non fermarsi. E i trumpiani soffiano sul fuoco, con l’ex capo della Cia Mike Pompeo che si è offerto di unirsi alla truppa. Taipei, intanto, completa le esercitazioni annuali anti invasione Han Kuang. E aspetta.