Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil, domani alle 14 a piazza Santi Apostoli a Roma si terrà la vostra manifestazione nazionale contro la manovra del governo Meloni. I pensionati sono i più colpiti dalla legge di Bilancio con il taglio dell’indicizzazione.
Per quello che il governo ha messo in campo la manifestazione era il minimo che potevamo fare. Il governo Meloni usa i contributi versati dagli ex lavoratori per finanziare la flat tax fino a 85 mila euro agli autonomi, per aumentare le pensioni minime a chi i contributi non li ha versati come commercianti e artigiani. In pratica stanno appoggiando la loro lobby in parlamento. I pensionati invece vengono da 11 anni di blocco dell’indicizzazione degli assegni all’inflazione, 11 anni in cui ci sono stati sottratti 200 miliardi. Siamo stanchi di essere usati come il bancomat dei governi di tutti i colori. I pensionati non ce la fanno più.

Il segretario generale dello Spi Ivan Pedretti

Il taglio dell’indicizzazione (o perequazione) proseguirà per gli assegni pari a 4 volte il minimo e cioé per pensioni lorde da 2.100 euro ma pari a 1.600-1.700 euro nette, valore che in pochi mettono in evidenza. Assegni non certo alti…
E difatti il governo e i media citano sempre il valore lordo e non il netto. Si tratta delle pensioni degli operai siderurgici e metalmeccanici, dei ferrovieri, dei dipendenti pubblici: lavoratori che hanno in media oltre 40 anni di contributi, soldi loro che ora gli vengono tolti. È come se Confindustria decidesse di tagliare i salari: succederebbe il finimondo. Solo che i pensionati passano per privilegiati tanto che Conte ci diede degli «avari» quando anche lui tagliò l’indicizzazione.

Il taglio alle pensioni è la prima voce di entrate (risparmi) della legge di Bilancio: 3,7 miliardi nel 2023, ben 17 nel triennio. Ma Giorgetti, Meloni e i grandi media parlando di pensioni aumentate e di soldi dati ai giovani…
Giorgetti è ipocrita quando dice che aiuta i giovani, se così non fosse sarebbe demenziale quello che sostiene visto che ai giovani la manovra non dà niente, nessun investimento, mentre si tolgono soldi già pagati dai pensioni con i contributi e non dalla fiscalità generale. La verità è che questa manovra è classista: favorisce il lavoro autonomo, commercianti e artigiani e favorisce l’evasione fiscale con condoni.
Il resto della manovra come lo valutate? I tagli sostanziali alla sanità colpiscono soprattutto gli anziani.
Certo, i tagli alla sanità sono inaccettabili e colpiscono per primi i più deboli. Ma viene tagliato tutto il welfare e non c’è una riga né un euro per finanziare la legge quadro sulla non autosufficienza che coinvolge oltre 3 milioni di famiglia varata da Draghi e per utilizzare i soldi del Pnrr per costruire le strutture di prossimità che chiediamo da anni.

Domani scendete in piazza all’interno della settimana degli scioperi regionali di Cgil e Uil in 13 regioni, mentre la Cisl ha deciso di non seguirvi e punta sugli emendamenti alla manovra giudicata in parte «buona».
Appoggiamo e partecipiamo a tutti le manifestazioni regionali della Cgil e della Uil. Con la Fnp Cisl ci siamo aggiornati a dopo le mobilitazioni messe in campo. Credo che la loro posizione sia illusoria, lo dimostra il fatto che gli emendamenti alla manovra del governo e della maggioranza di destra non migliorano di una virgola il taglio all’indicizzazione delle pensioni. Penso che ci ritroveremo presto uniti anche con i pensionati della Cisl per una lunga mobilitazione su tanti temi su cui il governo Meloni non ci ascolta.

La mobilitazione arriva in piena campagna congressuale della Cgil. Un congresso unitario, molto diverso da quello del 2019.
Un congresso molto sul merito che ci permetterà di approfondire i cambiamenti della società. Un congresso che parte dal tema della guerra e che deve arrivare a disegnare un nuovo welfare che ridefinisca la dimensione socio-sanitaria e previdenziale, tarati sulle nuove generazioni. Per noi la priorità deve essere ripartire dal fatto che i giovani abbiano un lavoro stabile e ben pagato perché, se non è così, si va avanti nel dramma sociale a cui stiamo assistendo. In questa battaglia la nostra controparte non è solo il governo, sono anche quelli che una volta si chiamavano i padroni che devono capire che il lavoro va pagato degnamente.