La giunta militare birmana perde il controllo di una città di frontiera con la Cina nel Nord dello Stato Shan. Le forze congiunte di tre “eserciti etnici”, come vengono chiamate le milizie regionali da anni in lotta coi governi centrali birmani, hanno preso la città strategica di Chinshwehaw. Ma la vera notizie è che, dopo l’annuncio della giunta che la città era in mano ai ribelli, Pechino ha fatto un appello per il dialogo e il cessate il fuoco.

È la prima volta che la Cina prende una posizione pubblica così forte, affidata al portavoce del ministro degli esteri Wang Wenbin: «La Cina – ha detto in un video diffuso dall’agenzia France Presse – chiede un cessate il fuoco immediato nei combattimenti in corso nel Nord del Myanmar, dopo che l’esercito ha dichiarato di aver perso il controllo di una città strategica del Nord al confine cinese a seguito di scontri con gruppi armati etnici». Bisogna, aggiunge il diplomatico, «perseverare nel risolvere le divergenze con mezzi pacifici». Ma è quella richiesta di «cessate il fuoco immediato» a fare la differenza. La Rpc non ha mai criticato il golpe ma non ama i militari birmani. Un segnale di svolta?

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Ieri la Brotherhood Alliance, l’Alleanza della Fratellanza che raccoglie Arakan Army (Arakan), Myanmar National Democratic Alliance Army (Kogang) e Ta’ang National Liberation Army (Palaung), ha dichiarato che sono state occupate nel Nord Shan almeno 92 basi del regime e quattro città. Le forze anti-giunta sono anche riuscite a bloccare in diversi punti l’autostrada Mandalay-Lashio che serve a spostare rinforzi, armi pesanti e munizioni dalla regione sotto relativo controllo di Mandalay allo Stato Shan. È la stessa strada che porta a Chinshwehaw, hub chiave nel commercio con la Cina. Secondo Al Jazeera, che cita fonti giornalistiche locali, dalla città di confine con lo Yunnan, sarebbe passato tra aprile a settembre oltre un quarto del flusso commerciale birmano verso la Rpc.

C’è un altro fatto rilevante di questa offensiva iniziata una settimana fa. La Fratellanza è un alleanza nata nel 2019 ma rimasta in disparte al momento del golpe militare del 2021: l’Arakan Army in particolare sembrava incerto sulla scelta da fare. Ma nei combattimenti di questi giorni hanno partecipato sia il Kachin National Army (antigiunta della prima ora) sia le Mandalay People’s Defense Force, brigate della società civile armata che rispondono al Governo di unità nazionale clandestino (Nug) e sono addestrate dagli eserciti etnici.

La caduta di una città di frontiera non è una novità in un Paese dove la giunta controlla a stento solo alcuni dei transiti stradali per l’estero e a volte solo quelli, riforniti via elicottero perché il territorio delle regioni periferiche è quasi totalmente fuori controllo. Secondo un rapporto del settembre 2022, la giunta aveva una presa “stabile” solo su 72 delle 330 municipalità del Paese con un’area al di fuori del pieno controllo di Tatmadaw (l’esercito governativo) pari al 52% del territorio ma fino al 90% nelle aree periferiche, tra zone contese o perse. Alcune settimane fa un’esponente del Nug ha detto che la zona fuori controllo sarebbe ormai dell’80%.