I migranti corrono il rischio di maltrattamenti, con possibilità di violazione dei diritti umani, e il modello potrebbe creare un pericoloso precedente. La proposta di accordo tra Italia e Albania per la costruzione di due Cpr nel Paese governato da Edi Rama sembra fare acqua da tutte le parti. O quantomeno è questa la considerazione di Satvinder Juss, professore di Diritto al King’s College di

Londra e avvocato al Gray’s Inn, uno dei maggiori esperti di politiche migratorie.

Juss è stato ascoltato lunedì scorso a Roma, nella commissione riunita Affari esteri e Affari costituzionali, sull’intesa firmata da Edi Rama e Giorgia Meloni il 6 novembre scorso che prevede la costruzione di due strutture, operative dalla primavera 2024, con una capienza massima di 3mila persone alla volta, per accogliere ed esaminare le richieste di asilo di persone migranti salvate nel Mediterraneo da navi delle autorità italiane.

Un accordo già bocciato dalla Corte costituzionale albanese e che ha ricevuto un primo parere negativo nell’audizione dell’esperto britannico.

Cosa pensa dell’accordo tra Italia e Albania sui centri per migranti?

Se l’accordo funzionerà, avrà implicazioni di più ampio respiro. Il modello di Roma potrebbe essere adottato da altri Paesi Ue, desiderosi di reprimere l’immigrazione clandestina. Tuttavia, è improbabile che le richieste di ammissione vengano evase rapidamente entro 28 giorni. Difficilmente i richiedenti asilo potranno essere prontamente respinti nei Paesi di origine e vedo difficile che i due Centri di accoglienza siano operativi entro l’inizio del 2024 oltre a poter operare sotto la giurisdizione italiana. Altrettanto irrealizzabile la possibilità che vengano ospitati ben 40mila rifugiati all’anno e che le spese dell’Italia non si moltiplichino pagando molti milioni in più allo stato albanese. Ma ancora più grave è il fatto che l’Italia è firmataria di un trattato internazionale, la Convenzione sui rifugiati, e ha il dovere di non rimpatriarli in un luogo dove potrebbero essere a rischio. L’Italia dovrebbe prendere nota di quanto accaduto nel Regno Unito nel novembre 2023. Il protocollo italiano è simile all’accordo con il Ruanda che la Gran Bretagna ha firmato nell’ottobre 2022. Ma nel novembre 2023 la Corte Suprema del Regno Unito ha ritenuto che non fosse attuabile nei confronti di un Paese che non rispettava i rifugiati.

Come dimostrano anche recenti inchieste, ultima quella sul centro di Potenza, i Cpr sembrano quasi delle prigioni. Lo sarebbero anche in Albania?

Ammesso che vengano costruiti, la risposta è sì. Questo perché l’Albania utilizzerà le caserme militari per i suoi due centri al confine meridionale, che si spera possano essere utilizzate come alloggi, ma dove tutte le prove dimostrano che le strutture sono sotto organico e sotto risorse. E questo nonostante il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, abbia affermato che i detenuti in Albania non sarebbero a rischio di violazioni dei diritti umani perché la loro detenzione e il loro trattamento ricadrebbero interamente sotto la giurisdizione italiana. Il diritto d’asilo Ue non può essere applicato al di fuori dell’Unione. Così saranno a rischio maltrattamenti.

Come giudica l’operato del governo Meloni sul fenomeno migratorio?

Si tratta in gran parte di una «politica performativa». È progettata per fare appello ai sentimenti populisti. L’accordo con l’Albania non funzionerà perché il premier albanese Rama ha già detto che il suo Paese non è favorevole allo scarico dei migranti dell’Ue. L’Albania è, a sua volta, un Paese produttore di rifugiati con il più alto numero di bambini in questa condizione. Una nazione dove proliferano casi di persecuzione per faide sanguinarie, per l’espressione di orientamento sessuale e identità di genere, violenza domestica contro le donne e azioni di attori non statali. E ancora l’accordo esistente con la Grecia non funziona perché la struttura per il rimpatrio è vuota. Peraltro non sono chiari i termini dei negoziati con l’Italia.

Si avvicinano le elezioni europee: sarà centrale il tema dell’immigrazione?

Sì, perché la popolazione nata all’estero in Occidente sta aumentando più velocemente che mai. Il mondo ricco sta assistendo a un boom migratorio senza precedenti. Le persone sono in movimento. Questo non solo per le condizioni del mondo più povero, ma anche per la necessità dell’occidente di reperire lavoratori stranieri. I Paesi europei stanno affrontando le elezioni del 2024 e l’ascesa dei partiti di destra fa dell’immigrazione un tema centrale per loro. La delocalizzazione dei richiedenti asilo è sempre più considerata una politica da perseguire.