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Patrick Zaki, detenzione estesa di altri 45 giorni

Patrick Zaki, detenzione estesa di altri 45 giorniLo studente egiziano Patrick Zaki

Egitto Domenica la sua presenza in tribunale per la prima volta dal 7 marzo aveva fatto sperare. Ieri la doccia fredda. Intanto il regime arresta e condanna 12 ragazze per post sui social

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 28 luglio 2020

La speranza è durata poco, appena 24 ore. Si era aperta un varco domenica: per la prima volta dal 7 marzo scorso Patrick Zaki aveva preso parte all’udienza di fronte al Tribunale penale del Cairo. Così suoi legali, sebbene il tempo per parlarsi si sia ridotto a pochi minuti.

Ieri la doccia fredda: la corte ha rinnovato di 45 giorni la detenzione cautelare del giovane studente egiziano dell’Università di Bologna, arrestato lo scorso 7 febbraio con accuse varie, dalla propaganda sovversiva ai fini di golpe alla diffusione di notizie false.

Sulla base della legge egiziana, i 45 giorni sono “legali”: trascorsi cinque mesi dall’inizio della detenzione cautelare, non è più la Procura che può rinnovarla di 15 giorni in 15 giorni, ma spetta a un giudice decidere. E i tempi si ampliano: ora gli intervalli saranno di un mese e mezzo tra un’udienza e l’altra. Nulla di nuovo sotto il sole di un paese governato da un regime maniacale e tentacolare, che tiene sotto scacco anche la magistratura.

«Dopo quasi 5 mesi di mancata comparizione davanti a un procuratore o a un giudice – ha scritto ieri la pagina Facebook Patrick Libero – speravamo che la sua prima comparizione di persona avrebbe portato a una decisione positiva, ma purtroppo ci siamo sbagliati».

«Il trasferimento di Patrick in tribunale oggi è stato di per sé un buon passo, finalmente i suoi avvocati hanno potuto vederlo, anche se molto brevemente – aveva scritto appena un giorno prima la stessa pagina – Non era stato visto dalla sua famiglia o dai suoi avvocati dopo la sospensione delle visite in carcere». Ovvero dal 9 marzo.

Sospensione che il regime giustifica con le misure di contenimento del Covid-19 nelle carceri, ma che alla luce della pessima igiene e del sovraffollamento delle celle pare solo un’altra punizione per i prigionieri politici.

Tra qualche giorno, però, la famiglia potrebbe visitarlo: lo riferisce all’Ansa una fonte vicina ai genitori, che cita la festa islamica dell’Eid al-Adha come eventuale spiraglio. Almeno è quanto alla madre hanno detto le guardie del supercarcere di Tora, dove va ogni sabato per portare al figlio cibo e disinfettanti.

Ieri il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury ha ribadisce l’appello suo e della famiglia Regeni: il ritiro, almeno temporaneo, dell’ambasciatore italiano dal Cairo e la sospensione della vendita delle due fregate Fincantieri.

Anche molti esponenti dei 5S e del Pd, tra cui lo stesso Zingaretti, hanno protestato per l’estensione della detenzione di Patrick. Ma la maggioranza di governo non intende cedere di un passo: agli affari non si rinuncia.

Da parte sua il governo egiziano continua a fare quel che fa da sette anni. Ieri una corte ha condannato a due anni di prigione e multe da quasi 19mila dollari cinque giovani influencer di Tik Tok. Tutte ragazze, tutte di classi medio-basse, alcune con il velo e altre no, e tutte accusate di aver violato la morale pubblica.

Due di loro, Hossam e Adham, sono in prigione rispettivamente da aprile e maggio: la prima aveva postato un video in cui invitata altre giovani a lavorare con lei, la seconda dei video satirici.

Sono già 12 le ragazze arrestate negli ultimi 4 mesi con accuse simili. Tra loro Menna Abdul Aziz, aveva usato i social per denunciare uno stupro. Anche lei proviene da una famiglia povera, come le altre 11.

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