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Patagonia, il magnate inglese può sequestrare il Lago Escondido

Patagonia, il magnate inglese può sequestrare il Lago EscondidoLe tende piazzate sulla riva, di fronte alla tenuta privata di Joe Lewis, al termine della settima marcia di protesta – Ansa

Paradiso privato in Argentina Leggi bypassate e marce di protesta ignorate, la spunta la lussuosa tenuta di Joe Lewis. Accolto il ricorso della Hidden Lake, il sito naturalistico resta inaccessibile e lo «stato parallelo» festeggia. Ora si spera nella Corte Suprema federale e nella Commissione interamericana per i diritti umani

Pubblicato circa un anno faEdizione del 1 ottobre 2023

Alla fine pare che abbia vinto lui. Il magnate britannico Joe Lewis – la cui fortuna è stimata in oltre 6 miliardi di dollari – potrà godersi in solitudine lo splendido lago Escondido in Patagonia, diventato in Argentina il simbolo della extranjerización della terra e delle fonti d’acqua, cioè della cessione agli stranieri di fasce sempre più estese di territorio.

È su quell’incontaminato lago di montagna circondato da boschi che affaccia la lussuosa tenuta del miliardario inglese, il quale non solo è riuscito a bypassare la legislazione argentina – che vieta la vendita a cittadini stranieri di proprietà vicine alla frontiera come è appunto quella di Lewis – ma ha anche bloccato l’accesso al lago, contando su quello che è stato a ragione descritto come un vero «stato parallelo»: un intreccio di potere imprenditoriale, politico e giudiziario a cui i governi che si sono succeduti non hanno mai fatto mancare la loro benedizione.

DA ALLORA, L’UNICO MODO per i locali di raggiungere il lago è attraverso un sentiero ripido e pericoloso – transitabile solo d’estate – che richiede almeno tre giorni di viaggio: la comoda strada sterrata, quella di Tacuifí, che permetterebbe di arrivare in poche ore è infatti bloccata dalla vigilanza privata di Lewis, di cui si dice che abbia più potere della polizia provinciale.

A nulla sono servite le sette marce – sempre selvaggiamente represse – che, anno dopo anno, si sono svolte per denunciare l’appropriazione da parte del magnate di un lago che per legge è di proprietà pubblica. Né è bastato che il Tribunale superiore di giustizia del Río Negro ordinasse, già nel 2009, e poi ancora nel 2013, di consentire il passaggio per il cammino di Tacuifí, e che la Corte di appello di Bariloche facesse lo stesso nel settembre del 2022: le autorità hanno sempre fatto finta di niente.
Finché, dopo 18 anni e 4 mesi dall’inizio della causa, è arrivata, da parte del potere giudiziario della provincia, la sentenza che ha dato ragione al miliardario, subordinando alla sacra proprietà privata i diritti collettivi e le leggi del paese.

ACCOGLIENDO IL RICORSO presentato dalla Hidden Lake (una sussidiaria del Tavistock Group controllato da Lewis) e dal governo rionegrino, i giudici Ricardo Apcarian, Sergio Barotto e Cecilia Criado hanno stabilito che al lago si arriverà solo seguendo un impervio percorso di 33 chilometri attraversato da torrenti impetuosi, ripidi sali e scendi e tratti di foresta quasi inaccessibile, il cui punto di arrivo è una spiaggia di ciottoli situata nella parte nordoccidentale del lago, all’estremo opposto di dove si trova la tenuta del miliardario.

Ma se Lewis, nel frattempo incriminato negli Usa per insider trading, sembra aver messo a segno il punto decisivo, i suoi (tanti) avversari non si arrendono. A cominciare da Magdalena Odarda – l’avvocata che 18 anni fa aveva dato il via alla causa giudiziaria -, la quale non solo ha già presentato un ricorso presso la Corte Suprema federale ma ha annunciato che si rivolgerà anche alla Commissione interamericana per i diritti umani.

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