Pastorino: «Invotabili Pd, ci sono anche in Liguria»
Regionali Liguria La denuncia del candidato presidente della rete a sinistra: da noi lo scajolismo diventa paitismo, nomi inguardabili come in Campania e Puglia
Regionali Liguria La denuncia del candidato presidente della rete a sinistra: da noi lo scajolismo diventa paitismo, nomi inguardabili come in Campania e Puglia
Anche in Liguria il Pd ha infarcito le liste di invotabili. Lo dice Luca Pastorino, candidato presidente della Rete a sinistra, in questi giorni bersaglio privilegiato, si fa per dire, degli attacchi di Matteo Renzi che lo ha definito «la sinistra masochista», quella «che vuole sempre perdere».
Pastorino è un deputato civatiano che ha lasciato il Pd prima di Civati ed ora corre contro il suo ex partito rischiando di portarsi via con sé consensi preziosi per la burlandiana Paita, in cima ai sondaggi ma di misura.
E la preoccupazione di Renzi si capisce, spiega Pastorino: anche in Liguria le liste del Pd hanno nomi inguardabili, proprio come in Campania e nella Puglia.
«Nel Ponente ligure assistiamo alla trasformazione dello scajolismo in paitanesimo, lo hanno notato tutti. Nelle liste di Imperia e Savona, Imperia in particolare, ci sono nomi che sono espressione del mondo scajoliano che si sono rinnovate nelle liste a sostegno di Raffaella Paita. Se a questo si aggiunge tutto quello che era a contorno dell’alleanza, poi interrotta, con Area Popolare, è chiaro che al Pd ligure sta succedendo qualcosa, esattamente come a quello campano e quello pugliese. Quei nomi in lista sono frutto di una scelta politica». Altro che rottamazione, prosegue il candidato presidente: «Renzi ama rottamare? E allora perché ha rifatto la carrozzeria di Burlando (il presidente uscente, ndr) proponendo la Paita? Perché ha consentito che le primarie diventassero un pericoloso sberleffo delle regole? Perché ha umiliato Sergio Cofferati e il sindacato? Perché non è stato chiaro con le alleanze al centro e a destra? Non sono domande e basta, sono accuse precise perché noi non abbiamo paura di guardare in faccia la realtà».
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