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Liguria, svanito l’effetto-Toti. Ora la partita è all’ultimo voto

Liguria, svanito l’effetto-Toti. Ora la partita è all’ultimo votoAndrea Orlando, candidato del centrosinistra in Liguria

Regionali Il centrosinistra ha perso tempo nelle polemiche su Renzi. E Bucci ha recuperato terreno. Il candidato Pd Orlando propone cose di sinistra, dal salario minimo alla sanità pubblica. La destra in vantaggio a Imperia, i progressisti a Spezia: a decidere la partita sarà Genova. Il 25 ottobre nel capoluogo i due comizi dei leader delle coalizioni

Pubblicato circa 7 ore faEdizione del 13 ottobre 2024

Chi l’avrebbe detto che, cinque mesi dopo il clamoroso arresto di maggio, il fattore Toti avrebbe pesato così poco alle regionali in Liguria? Eppure, anche fonti di centrosinistra ammettono che l’effetto inchiesta è quasi svanito, e nella campagna elettorale la questione morale non è protagonista.

UN BEL PROBLEMA per il centrosinistra, che era partito dopo l’estate con vento in poppa, con una destra ancora in imbarazzo e in difficoltà nel trovare qualcuno disposto a metterci la faccia in una sfida considerata molto in salita. E invece, complici il patteggiamento dell’ex governatore e la scelta da parte di Meloni del miglior candidato possibile da quelle partiti, il sindaco di Genova Marco Bucci, la partita si è riaperta. E ora i sondaggi, quelli pubblici e quelli riservati, danno un testa a testa, praticamente impossibile da rivelare con i polls, «too close to call», il margine è troppo stretto, dicono gli americani in questi casi.

IL CENTROSINISTRA CI HA messo del suo per complicare le cose. Forse perché tutti erano convinti che la vittoria fosse scontata, e così c’era spazio per fare un po’ di casino. I 5 stelle ci hanno messe settimane prima di dare il via libera al candidato Pd Andrea Orlando, inventandosi anche la discesa in campo di Luca Pirondini per qualche giorno, poi si è aperta la querelle sulla possibilità di inserire o meno Italia Viva nella coalizione (settimane perse a discutere di una forza che non vale più del 2%, alla fine sono rimasti fuori), e intanto sulla Liguria si sono scatenate tutte le tensioni nazionali, dalla Rai in giù, i sospetti reciproci tra Pd e M5S. Fino al proclama di Conte su Raiuno, il 1 ottobre, «il campo largo non esiste più». Voleva dire mai più alleanze con Renzi, ma suonava molto peggio, come un presagio di catastrofe.

ORLANDO HA FATTO il possibile per tenere insieme la baracca, sottolineando che comunque il centrosinistra ligure è molto ampio, da Fratoianni a Calenda, per capirci. Venerdì hanno deciso che il 25 ottobre saranno tutti in piazza a Genova per la chiusura di Orlando, nelle stesso ore il cui il trio Meloni- Salvini-Tajani sarà al Porto antico per tirare la volata a Bucci. Ci sono tutti gli ingredienti per una sfida dal netto sapore nazionale. Orlando ha fatto di tutto per mostrare la sua idea di una rottura con la Liguria di Toti, in chiave sociale più che giudiziaria. Dunque sanità pubblica, welfare, un piano di edilizia agevolata, salario minimo a 9 euro l’ora per tutte le aziende che vogliano lavorare per conto della Regione, persino una sorta di reddito di cittadinanza regionale dedicato a chi ne è stato privato dopo i tagli di Meloni. Lo slogan è semplice: «Da una parte una Liguria per pochi ricchi e privilegiati, dall’altra una regione per tutti».

Un programma di sinistra, che finora però non ha risvegliato quella larga parte di popolo che non vota più: le stime parlano di un’affluenza sotto il 50%, troppo poco. «Questa deve essere la nostra ossessione. Sono persone che hanno perso speranze, che spesso non abbiamo saputo ascoltare. Dobbiamo convincerli che la stagione che vogliamo aprire sarà di partecipazione, di sostegno ai più fragili», ripete Orlando come un mantra.

A GENOVA CITTÀ, dove il Pd da anni ha cambiato pelle, questo lavoro di re-insediamento nei qiarttieri popolari ha già dato frutti, tanto che, alle europee di giugno, il centrosinistra era avanti di oltre 10 punti sulle destre. Ma a Imperia e dintorni Claudio Scajola e il nipote Marco tirano le liste civiche di Bucci e quella di Forza Italia, a Savona (unico comune capoluogo rimasto rosso) il centrosinistra è avanti solo in città, così come a Spezia e provincia. Nel Tigullio la destra prevale. Un puzzle complicatissimo. «La partita si vince o si perde a Genova», dice Luca Pastorino, deputato dem, unico a vincere un collegio maggioritario da queste parti alle politiche del 2022. «Nel ponente di Genova ci sono tante persone arrabbiate con Bucci, comitati, dobbiamo convincerli: se vinciamo con distacco in città ce la facciamo».

BUCCI HA AVUTO il merito di recuperare i voti di centrodestra che erano allo sbando. Non ha scelto il profilo da sobrio amministratore, ma quello di attacco, tutto politico: «Questi bloccherebbero tutte le opere, Conte è il vero capo della coalizione». In campo è tornato persino Toti, il rieccolo, una serata in discoteca per sostenere la corsa della sua ex portavoce Jessica Nicolini. Dem, 5 stelle e Verdi sinistra hanno riempito la rete e i social con le foto di Toti e Bucci insieme. «Il mio avversario è Giovanni Bucci», la battuta di Orlando, che è diventata un tormentone destinato a durare fino alle urne del 27 e 28 ottobre. «È chiara la continuità con l’esperienza precedente. Lo si vede sulla privatizzazione della sanità e anche sulle grandi opere, di cui hanno parlato per 9 anni senza realizzarle», dice il candidato Pd.

SECONDO UN SONDAGGIO Bidimedia meno di un ligure su tre (il 31%) ha un giudizio positivo della giunta Toti. Lo stesso studio dice che la fiducia in Bucci è al 41%, quella per Orlamndo al 39%. E che il sindaco di Genova avrebbe il 47,5% contro il 47% dell’ex ministro. Secondo Ipsos invece Bucci sarebbe avanti di tre punti, 49 a 46%. «Siamo in trincea», dice il segretario del Pd genovese Simone D’Angelo, convinto che non sarà l’assenza dei renziani a decidere la partita. «Semmai l’errore è stato perdere troppo tempo a parlarne…».

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