Partita la campagna palestinese contro il piano Trump
Cisgiordania occupata Centinaia di palestinesi hanno manifestato ieri a Ramallah contro il cosiddetto "Accordo del secolo", l'iniziativa americana per un accordo di pace in Medio Oriente tutta sbilanciata a favore di Israele
Cisgiordania occupata Centinaia di palestinesi hanno manifestato ieri a Ramallah contro il cosiddetto "Accordo del secolo", l'iniziativa americana per un accordo di pace in Medio Oriente tutta sbilanciata a favore di Israele
Si sono ritrovati in circa duecento ieri in piazza Manara, a Ramallah, per la prima manifestazione di protesta organizzata dal partito Fatah, con il sostegno dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), contro l'”Accordo del secolo”. Si tratta del piano “di pace” per il Medio oriente che l’Amministrazione Usa dovrebbe annunciare nelle prossime settimane. I manifestanti hanno dato fuoco a cartelli con il volto del presidente americano e scandito slogan contro “lo schiaffo del secolo” che, stando alle indiscrezioni, offre una soluzione al conflitto fondata sulle condizioni poste da Israele: Gerusalemme tutta allo Stato ebraico, Valle del Giordano sotto il controllo israeliano, indipendenza finta con i palestinesi che dovranno accontentarsi di quel 40% di Cisgiordania (più o meno il 10% della Palestina storica) che già amministrano civilmente da oltre venti anni e rinunciare al controllo delle frontiere, delle loro risorse idriche e a uno spazio aereo nazionale.
La mobilitazione giunge dopo la recente visita nella regione da parte degli inviati statunitensi Jared Kushner e Jason Greenblatt, venuti in Medio Oriente, dicono i palestinesi, per definire con israeliani e arabi gli ultimi particolari del piano Usa. Kushner e Greenblatt non hanno avuto incontri con l’Anp ma a Washington va bene perché l’iniziativa americana non contempla un ruolo da protagonista per i palestinesi, destinati ad accettare quello che decideranno per loro i leader arabi assieme al premier israeliano Netanyahu. «Crediamo che sia iniziato il conto alla rovescia per l’annuncio pubblico del piano Trump», ci ha spiegato un attivista della campagna avviata ufficialmente dal “Comitato di Forze Nazionaliste e Islamiche” e in realtà organizzata dal partito Fatah, spina dorsale dell’Anp. La modesta partecipazione, rispetto alle aspettative, alla prima delle manifestazioni contro l’iniziativa Usa dimostra che Fatah e l’Anp sono arrivati a questo appuntamento con le ruote sgonfie. D’altronde la campagna parte qualche giorno dopo le manifestazioni contro la presidenza dell’Anp per la politica punitiva avviata da Abu Mazen nei confronti di Gaza nel tentativo velleitario di colpire i rivali islamisti di Hamas e che sta soltanto aggravando la condizione della popolazione.
Intorno alle possibilità del piano Usa intanto regna un profondo scetticismo. Gli stessi israeliani, che pure sono i beneficiari dell’iniziativa di Trump, pensano che l’Amministrazione Usa stia facendo un buco nell’acqua. Un sondaggio rivela che il 74% degli israeliani ebrei ritiene che il piano sia destinato al fallimento. Ancora più significativo è che l’83% pensa che l’esercito debba sparare direttamente a chi da Gaza lancia i palloni e aquiloni “incendiari”. Proprio ieri l’ong Defense for Children International (Dci) ha denunciato che 25 minori palestinesi sono stati uccisi dall’inizio dell’anno dai soldati israeliani. Ventuno a Gaza, 18 dei quali durante le manifestazioni della Marcia del Ritorno. Ieri due palestinesi sono stati uccisi durante in tentativo di infiltrazione in Israele.
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