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Parte l’era Johnson: Brexit il 31 gennaio. Gelata la Scozia

Parte l’era Johnson: Brexit il 31 gennaio. Gelata la  ScoziaLa regina Elisabetta, affiancata da Carlo, legge il queen’s speech

Regno unito La regina Elisabetta legge il tradizionale «queen’s speech» con le promesse del nuovo governo. Oggi torna ai Comuni la legge aggiornata sul recesso da Bruxelles per la ratifica

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 20 dicembre 2019

Brexit il 31 gennaio, con periodo di transizione morbida limitato a fine 2020, l’agenda di Boris Johnson non ammette ulteriori proroghe.

Mentre devastanti alluvioni si sono abbattute sull’Inghilterra colpendo particolarmente il sud e il sud ovest dell’isola, la regina Elisabetta ha pronunciato ieri alla Camera dei Lord il queen’s speech, il tradizionale discorso programmatico a nome del governo, dopo le elezioni della scorsa settimana che hanno visto il trionfo dei Tory. Il secondo in meno di due mesi e per questo si è scelta una cerimonia meno sfarzosa senza carrozza e cavalli e cappello invece della corona.

Il piano di Johnson prevede un cammino spedito di separazione dall’Ue, con 11 mesi di tempo fra il divorzio e la scadenza fissata per archiviare la transizione.

Inoltre la legge aggiornata sul recesso da Bruxelles (Withdrawal Bill), che l’esecutivo riproporrà oggi alla Camera dei Comuni per la ratifica, comprende misure rafforzate per garantire il distacco del Regno dalla giurisprudenza Ue, con la possibilità data a qualunque giudice britannico (non più solo alla Corte Suprema) di rivederne i contenuti anche su temi come gli standard sui diritti umani indicati dalla Carta europea.

Oltre alla Brexit a tappe forzate il programma annuncia l’inasprimento delle politiche sull’immigrazione e e si dà una spolverata di sociale promettendo il rilancio del sistema sanitario: 50mila nurse in più, 40 ospedali nuovi in 10 anni e un aumento record di stanziamenti all’Nhs pari a 33,9 miliardi di sterline all’anno, ma non subito, dal 2023/24.

Nel programma c’è infine un impegno esplicito a preservare «l’integrità del Regno Unito» contro le pressioni indipendentiste della Scozia, proprio quando la first minister e leader degli indipendentisti dell’Snp, Nicola Sturgeon, rilanciava la richiesta di un secondo referendum sulla secessione da Londra. Johnson non lo concederà.

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