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Parrini (Pd): «Questo governo è sempre più illiberale»

Dario Parrini, Pd foto AnsaIl senatore Dario Parrini – Ansa

Intervista Il senatore dem: «Ci impediscono di esaminare il decreto "paesi sicuri", l'hanno messo su un binario morto per sfuggire al giudizio della Corte europea di giustizia. Bisogna unire i puntini: gli attacchi ai magistrati, le norme liberticide, le forzature contro il Parlamento, l'abuso record di decreti e voti di fiducia»

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 1 novembre 2024

«Sul decreto “paesi sicuri”, che il governo ha deciso di mettere su un binario morto per trasformarlo in un emendamento a un altro decreto, siamo davanti a una violenza procedurale che mortifica il Parlamento. Non avremo più la possibilità di esaminarlo in modo compiuto e scrupoloso, di ascoltare degli esperti in audizione. Non è mai accaduto per un provvedimento così importante e controverso, che è anche sotto l’esame della Corte europea di giustizia».

Dario Parrini, senatore Pd, è furioso per la decisione del governo di far sparire il decreto che lo stesso esecutivo aveva emanato in tutta fretta il 23 ottobre cime risposta alla decisione del tribunale di Roma di far arrivare in Italia i migranti dirottati nei nuovi centri di detenzione in Albania.

La decisione di Meloni arriva subito dopo la decisione del tribunale di Bologna di rivolgersi alla Corte europea di giustizia. C’è un nesso tra le due cose?

Ogni sospetto è legittimo, visto che la decisione arriva 24 ore dopo. E dopo un furioso attacco di esponenti della maggioranza contro i magistrati del capoluogo emiliano: attacchi gravi a cui non dovremmo assuefarci, visto che in Italia c’è la separazione dei poteri. Quello del governo è un tentativo di fuga dall’esame del Parlamento e anche dal giudizio della Corte europea, oltre che una grave scorrettezza istituzionale. Prima hanno presentato il dl “paesi sicuri” alla Camera, poi l’hanno dirottato in Senato, infine su un binario morto: una serie di mosse e stranezze che autorizza i peggiori sospetti. Molti indizi fanno una prova.

C’è la volontà di sottrarsi al giudizio della Corte europea?

Non credo sia possibile. La corte si pronuncerà e dirà se per i giudici italiani devono prevalere le norme italiane o quelle comunitarie.

E se il nuovo emendamento al decreto flussi dovesse contenere norme diverse sui paesi sicuri?

Su questo non abbiamo certezze, visto che non è stato ancora presentato. Ma non credo che il governo abbia intenzione di stravolgere i contenuti, e cioè una stretta sul diritto di asilo.

Se il decreto fosse passato all’esame del Parlamento, voi opposizioni cosa avreste potuto fare?

Avremmo potuto fare il nostro lavoro con i 60 giorni di tempo previsti dalla Costituzione, l’audizione di giuristi esperti che avrebbero senza dubbio svelato i tanti buchi di quel provvedimento. E invece, trasformandolo in emendamento, siamo davanti a una violazione delle prerogative dei parlamentari rispetto ai tempi e modi di esame del provvedimento.

Pensate di ricorrere alla Consulta?

Lo abbiamo fatto nel 2018, perché il Senato aveva avuto solo poche ore per esaminare la legge di bilancio del governo Conte 1. E la Corte, con l’ordinanza 17 del 2019, stigmatizzò la strozzatura dei tempi di discussione, con una sentenza che ha fatto scuola e che il governo, in questo caso, non sta rispettando. Ora valutiamo tutte le ipotesi, non ci precludiamo nessuna strada, perchè siamo di fronte a una scelta che, oltre a essere politicamente esecrabile, ha anche elementi di illegittimità neppure un nuovo ricorso.

I decreti cosiddetti «matrioska», che ne inglobano altri precedenti, non sono un’invenzione del governo Meloni.

Sì, ma non hanno mai riguardano temi così delicati e controversi. Sono stati utilizzati da Conte e poi da Draghi durante la pandemia, quando era complicato convertire i decreti nei tempi previsti. Una prassi criticabile, ma giustificata da un’emergenza sanitaria che oggi non c’è. E poi si trattava di argomenti non divisivi come i ristori per il lockdown. Oggi invece assistiamo a un’escalation di arroganza del governo: l’abuso dei decreti e dei voti di fiducia, oltre a ogni record; gli attacchi alla magistratura, ormai quotidiani. Una prepotenza dopo l’altra, come se aver vinto le elezioni desse loro il diritto di comandare oltre ogni limite delle democrazie costituzionali.

Ritiene che questi limiti siano stati superati?

I limiti sono ciò che separa una democrazia compiuta da una forma illiberale. E in Italia se si uniscono i puntini si vede che c’è il tentativo, crescente, di inserire elementi illiberali nel nostro sistema: mi riferisco anche alla riforma costituzionale che amplia i poteri del premier a scapito del Parlamento e del Quirinale, al decreto sicurezza che contiene norme liberticide sulle manifestazioni di dissenso. C’è una traiettoria, sempre più chiara, che questa destra percorre per travolgere il bilanciamento e la separazione dei poteri, compresa l’autonomia della magistratura. Come spiegare diversamente la presenza di ministri in piazza per protestare contro il processo a carico di Salvini?

E i sedicenti liberali della maggioranza?

Tra i parlamentari del centrodestra non sembra esserci consapevolezza del fatto che la compressione delle prerogative del Parlamento riguarda anche loro. Invece che protestare sembrano tutti soldatini sull’attenti, come accecati».

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