Migranti, Piantedosi in Senato per mantenere la linea
Parlamento Dalla nave Libra al naufragio di Roccella Ionica, le risposte al question time
Parlamento Dalla nave Libra al naufragio di Roccella Ionica, le risposte al question time
Nel question time tenuto ieri al Senato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha finalmente sottolineato che le aree Sar, di ricerca e soccorso, sono acque internazionali. Ha ragione il titolare del Viminale perché si tratta di acque su cui non esiste sovranità statale, ma solo obblighi per le autorità di salvare le persone in pericolo. Una realtà spesso trascurata, se non occultata strumentalmente, quando si accusano le ong di intervenire nella Sar maltese o in quella libica.
Ieri, invece, la chiarificazione è servita ad affermare che le 16 persone imbarcate sulla nave Libra erano state rintracciate fuori dalle acque nazionali, un barcone nella Sar tunisina e uno in quella italiana, nel rispetto del protocollo con Tirana. Piantedosi ha poi sostenuto che il trasferimento sulla grande unità della marina militare è costato solo 8.400 euro in più dei costi di gestione ordinari. Che devono essere molto alti per un mezzo di quelle dimensioni ma soprattutto si sono rivelati inutili visto che, come era prevedibile, il viaggio si è rivelato inutile.
Il tema della Sar è ritornato anche rispetto al «naufragio di Roccella Ionica» della notte tra il 16 e il 17 giugno di quest’anno (65 morti, di cui 26 bambini). «I soccorsi – ha detto Piantedosi – sono stati attivati immediatamente anche se era iniziato in una Sar non italiana», ovvero in quella greca. Qui bisognerebbe intendere il significato di «iniziare» perché le autorità di Atene hanno smentito sia avvenuto nelle loro acque di responsabilità e lo stesso provano i tracciati della barca da diporto francese arrivata per prima sul luogo della strage (li ha realizzati il giornalista Sergio Scandura, di Radio Radicale).
L’esponente governativo ha respinto al mittente l’accusa che cadaveri e superstiti siano stati distribuiti tra diverse destinazioni per togliere risonanza mediatica al caso. «Abbiamo aggiornato la stampa con vari strumenti e gestito ricoveri e salme solo sulla base delle disponibilità esistenti», ha detto.
I giornalisti che hanno seguito l’evento avevano denunciato molte difficoltà nel reperire informazioni, le organizzazioni umanitarie coinvolte erano cadute improvvisamente nel silenzio e secondo una fonte sanitaria intervenuta a Report i posti c’erano nella stessa struttura. Vivi e morti, però, sono stati comunque divisi.
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