Governo di bulli: ho torto, ma ho ragione
«Paesi sicuri» È Come per la calcolatrice, impugnata da Meloni in tv con Vespa per fare chiarezza sui numeri della legge di bilancio. Ma i conti non tornano e alla fine la […]
«Paesi sicuri» È Come per la calcolatrice, impugnata da Meloni in tv con Vespa per fare chiarezza sui numeri della legge di bilancio. Ma i conti non tornano e alla fine la […]
È Come per la calcolatrice, impugnata da Meloni in tv con Vespa per fare chiarezza sui numeri della legge di bilancio. Ma i conti non tornano e alla fine la presidente del Consiglio ammette: «Ho fatto un casino». Anche sui migranti deportati in Albania hanno fatto un casino. Anzi, più di uno: la sfilza di decreti e protocolli ha prodotto un clamoroso fallimento. E moltiplicato le sofferenze di sedici persone, costrette a navigare di cella in cella: avessero accesso a un minimo di stato di diritto adesso potrebbero chiedere i danni.
Eppure ancora non basta, quel decreto “paesi sicuri” che avrebbe dovuto rimettere in riga i giudici, per il quale si era convocato di urgenza il Consiglio dei ministri e sfidato il Quirinale, ora sparisce. Si inabissa per evitare anche il pieno controllo parlamentare. Il governo si deve correggere, si accorge che i suoi proclami non funzionano. Ma ormai senza freni reagisce con un nuovo strappo alle regole. Non chiede scusa anzi attacca chi non si adegua al “casino”.
L’attacco è violentissimo. Colpisce anche la vita privata del giudice che ha applicato la legge che loro stessi hanno scritto. Sì, perché il collegio di Bologna, presieduto da Marco Gattuso, non ha disapplicato il decreto con dentro la lista dei “paesi sicuri” decisa al tavolo di palazzo Chigi. Eppure avrebbe potuto: la Corte costituzionale e la Corte di Giustizia ricordano ai giudici ordinari di interpretare il diritto in modo costituzionalmente orientato, cioè tenendo presente che Costituzione e diritto europeo sono sovraordinati rispetto alle leggi nazionali. Un principio che nessuna “commissione speciale” della maggioranza parlamentare potrà mai sovvertire, per quanto si stia pensando persino a questo. Ma il collegio del tribunale di Bologna ha fatto invece una scelta prudente e intermedia, limitandosi a chiedere ai giudici di Lussemburgo come regolarsi, visto che il governo italiano ha tirato fuori una legge che smentisce il diritto europeo.
In fondo è proprio quello che il governo prevedeva, quando ha fatto il decreto. Ma la logica ormai è perduta, per non dire del dovere di leale collaborazione: il governo dei bulli alza la voce e il tono delle minacce non solo per andare contro chi non si adegua ma anche per coprire i propri errori. Meloni dice che il provvedimento del giudice Gattuso è «un volantino propagandistico» però guarda caso è lei che ritira la sua legge, perché non le basta. Il decreto nel nome del quale la destra muove guerra ai giudici – e i suoi giornali anche al Quirinale -, infatti, semplicemente sarà lasciato morire. Lo ha candidamente annunciato il governo in parlamento: scherzavamo, non sarà convertito. Cambiando per la terza volta ramo parlamentare, dribblando audizioni e pareri degli esperti, un qualche testo funzionale alle deportazioni dei migranti comunque ci sarà, ma diventerà un emendamento a un altro decreto. Non serviva dunque il Consiglio dei ministri, inutile la conferenza stampa di Nordio e Mantovano, poi però la propaganda la farebbero i giudici.
“Paesi sicuri” cambierà forma e non è improbabile che cambi anche sostanza, com’è già accaduto tra il primo annuncio di palazzo Chigi e la pubblicazione del decreto (ora inutile) in Gazzetta ufficiale. La novità potrebbe avere conseguenze sul giudizio che adesso attende la Corte di giustizia europea e non è da escludere che ci sia anche questo pensiero a palazzo Chigi. Del resto sul decreto Cutro hanno fatto lo stesso: pur di non mandarlo davanti ai giudici europei hanno rinunciato al ricorso contro le decisioni del tribunale di Catania (allora la nemica era la giudice Apostolico). Il governo, insomma, produce testi di legge come fossero comunicati stampa, per litigare con chi non gli dà ragione e poi subito dopo per cambiare idea e smentirsi. E intanto gioca con le vite dei migranti e demolisce pezzo dopo pezzo i principi fondamentali, come l’habeas corpus e il diritto d’asilo. Ma guai a chi se ne accorge: lo stato di diritto ormai è un impiccio.
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