Parma la Stalingrado d’Italia del grillismo, il primo grande centro urbano conquistato ormai 10 anni fa dal Movimento 5 Stelle, la città dove migliaia di cittadini protestarono contro l’inceneritore e decisero di farla finita con centro destra e centro sinistra. Quella Parma non esiste più. Tanto che i 5 Stelle sono spariti, destinati a percentuali così basse da avere deciso addirittura di non presentarsi al voto di domenica.

A contendersi la città, dopo due mandati del sindaco Federico Pizzarotti, uscente e con la sguardo al 2023 e a prospettive nazionali, saranno in due: Michele Guerra e Pietro Vignali. Il primo è l’attuale assessore alla cultura della giunta Pizzarotti e rappresenta la sintesi tra il Pd e i civici del sindaco, che ruppe con Grillo ormai nel lontano 2016 e nonostante questo riuscì a riconquistare la città per il secondo mandato con il suo «Effetto Parma».

IL MODELLO POLITICO DELLA coalizione che sostiene Guerra è quello già visto a livello regionale, in sintesi è lo schema Bonaccini. Con Guerra c’è la sinistra di Elly Schlein, ma anche Iv e varie forze civiche per un campo larghissimo. La sua sarà una sfida vera: dovrà differenziarsi dall’amministrazione Pizzarotti, che nel secondo e ultimo mandato ha scontentato molti parmigiani, e nello stesso tempo dovrà tenere assieme le sensibilità differenti della sua coalizione, compresi gli stessi pizzarottiani.

«Sono un uomo di centro sinistra e cattolico di formazione», dice Michele Guerra. Di cosa ha bisogno Parma? «Prima tutto di nuove politiche di welfare, perché sta aumentando la povertà. Poi ha bisogno di una coalizione coesa di governo, larga e pronta lavorare per il bene della città». «Guerra è un candidato libero con cui noi del Pd siamo in sintonia, e tra l’altro ha preso posizioni di discontinuità rispetto alla precedente amministrazione», spiega il capolista del Partito democratico Lorenzo Lavagetto, che si augura una riforma dei servizi sociali e più investimenti sulla casa. Non era facile per i dem, dopo anni di opposizione in consiglio comunale, ricucire con il mondo di Pizzarotti e le sue radici culturali 5 Stelle . Con Guerra c’è stata la quadratura del cerchio.

DALL’ALTRA PARTE DELLA barricata, certo di poter arrivare al ballottaggio ma costantemente indietro nei sondaggi, c’è Pietro Vignali, appoggiato da Lega e Forza Italia. Per Parma Vignali è il passato che ritorna, perché fu il sindaco che si dimise nel 2011, travolto da una maggioranza litigiosa, scandali e inchieste, e soprattutto fu il sindaco che permise al Movimento 5 Stelle di trionfare l’anno seguente.

Oggi Vignali, uscito relativamente indenne dalle vicende giudiziarie, è di nuovo in strada a fare campagna elettorale. «Lo voterò perché è posato e mi pare una brava persona», dice la signora Federica. L’epoca Vignali lei se la ricorda come l’ultimo scampolo di un’età dell’oro poi svanita. Caduto lui il prezzo da pagare per tutti fu durissimo: solo tra le partecipate la giunta Pizzarotti trovò 800 milioni di euro di debito. La cura dei grillini fu lacrime e sangue. «Sono di sinistra, forse voterò Guerra ma ci devo riflettere bene – dice Guido, pensionato – stiamo parlando di un uomo della giunta che ci ha alzato tasse e tariffe».

«Il risultato di Parma ci dirà dove finiranno i voti dei grillini, anni fa primo partito in città col 25% e oggi spariti, e sarà interessante anche per capire chi primeggerà nel centro destra», ragiona il politologo Marco Valbruzzi. Da misurare anche le tante liste più o meno civiche che tentano di erodere i consensi ai big. Il più quotato è il “civico” Dario Costi, che ha fatto tappezzare gli autobus cittadini di manifesti elettorali con la scritta “Tra inciucio e nostalgia scegli la competenza”. I suoi voti al ballottaggio potrebbero essere importanti.

NON SARÀ L’UNICO A DOVER decidere che fare al secondo turno. Decisioni dovranno prenderle anche i Verdi, che con il loro candidato sindaco Enrico Ottolini hanno deciso di correre da soli (appoggiati anche da Possibile di Civati) e di provare a ritornare dopo anni di assenza in consiglio comunale. «Sulle questioni ambientali – spiega Ottolini – il centro destra e il centro sinistra cittadino più che dividersi hanno mostrato negli anni di vederla nella stessa maniera. Al ballottaggio vedremo». A dare man forte ai verdi, quanto meno nel giudizio, è il circolo locale di Legambiente. «Rispetto alle promesse iniziali i 10 anni di Pizzarotti sono stati una delusione – spiega la presidente Marta Mancuso – ma i cittadini hanno imparato a farsi ascoltare anche stando fuori dalle istituzioni».

TEMA FORTE DEL MOMENTO è quello dell’aeroporto. Il progetto di ampliamento per i voli destinati alle merci piaceva al sindaco uscente e piace tanto a Bonaccini e agli industriali di Parma, vero potere forte cittadino. Mancherebbe solo il via libera del prossimo consiglio comunale. Un’eventualità, quella di anni di cantieri e poi di maxi aerei cargo a sorvolare la città, che ha scatenato le ire del comitato cittadino No Cargo. Ai candidati sindaco è stato chiesto di esprimersi sul tema. Risultato? Tutti contrari, compresi Vignali e Guerra. «Hanno detto no, ma tra chi entrerà in consiglio comunale i distinguo e le precisazioni sono tante, non vorrei una fregatura all’ultimo minuto», dice Andrea Bui, candidato sindaco di Potere al popolo, Rifondazione e Pci.

Bui si è preso il difficilissimo compito di riportare la sinistra comunista in consiglio comunale. «Guerra è un supermoderato che piace anche agli industriali, noi siamo diversi», dice. Nel suo programma propone prima di tutto di affrontare l’emergenza casa.
A mostrare il lato oscuro di una città con un glorioso passato e che spesso si racconta come una piccola capitale europea, è anche la Cgil locale. Racconta la segretaria della Cgil Elisabetta Gattini: «In città ci sono 35 mila persone che fanno fatica a vivere e il costo della vita è sempre più alto. La povertà sta aumentando e ci sono aree periferiche con pochi servizi e poca attenzione».