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Parisi vuol tornare alla legge elettorale proporzionale

Parisi vuol tornare alla legge elettorale proporzionaleStefano Parisi

Centrodestra L'"incaricato" da Berlusconi si sbilancia per il No al referendum ma subito dopo propone un'Assemblea costituente. La vecchia guardia di Forza Italia lo boccia subito

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 12 agosto 2016

No alla riforma di Renzi, ma sì alle riforme costituzionali. Stefano Parisi, il candidato di centrodestra sconfitto alle elezioni comunali di Milano, prova a muoversi come alfiere di un centrodestra moderato e a calarsi nei panni dell’incaricato da Silvio Berlusconi di rilanciare Forza Italia e alleanze. Lo fa con una lettera a Repubblica in cui propone niente di meno che un’Assemblea costituente. Il quotidiano pubblica, ma qualifica il mittente solo con la sfortunata carica di mancato sindaco. La vecchia guardia berlusconiana non lo prende sul serio, allora lui fa valere l’appoggio del Cavaliere – che intanto convalescente in Sardegna coltiva il suo giardino – e si fa intervistare in serata dal Tg5. Aggiunge qualche particolare alla sua proposta e tenta un difficile aggancio alla Lega.
Insiste innanzitutto che al referendum costituzionale sulla riforma Renzi-Boschi bisognerà votare No. Le motivazioni sono un po’ tirate via – «è una riforma brutta e confusa» -, aggiunge però un rimpianto per il «federalismo fiscale» che dovrebbe piacere ai leghisti. Un po’ poco per smuovere Salvini, mentre Calderoli apprezza intanto il No alla riforma renziana. Scompare però del tutto dall’impostazione di Parisi l’idea che il No serva a «mandare a casa» Renzi, che è invece il leitmotiv della campagna di Brunetta. «Chi è per il No e ha uno spirito riformatore – è la considerazione dell’ex manager di Fastweb – deve indicare una prospettiva e determinare un campo di ragionevolezza e responsabilità per il dopo referendum».

La «ragionevolezza» in questo caso sarebbe l’Assemblea costituente. Che andrebbe votata, secondo Parisi, contestualmente alle prossime elezioni politiche «solo per la camera dei deputati», dunque il senato andrebbe comunque abolito in questa legislatura. Per allontanare da sé il sospetto di ritorno al «patto del Nazareno», spiega che «l’Assemblea costituente non ha nulla a che vedere con le larghe intese, che sono la causa del nostro gigantesco debito pubblico. È l’esatto contrario. Per avere governi con una maggioranza chiara è necessario separare il luogo delle riforme costituzionali da quello dell’attività legislativa». L’Assemblea dovrebbe concludere le sue riforme in 18 mesi, ma quali? La risposta di Parisi non è troppo lontana dal refrain renziano: «più poteri» al governo, una sola camera oppure «eventualmente un senato delle regioni, ma vero». L’unica novità sta nella proposta di una legge elettorale di tipo proporzionale: «Basta con questi super premi di maggioranza che allontanano il parlamento dalla rappresentanza del paese». E al di là della giusta analisi, si capisce che per un partito in calo verticale nei sondaggi (e nei voti) il proporzionale è preferibile. Intanto è con il proporzionale – ma questo è scontato – che dovrebbe eleggersi l’Assemblea costituente.
La vecchia guardia forzista lo boccia quasi immediatamente. «La proposta non è percorribile», dice Altero Matteoli. Anzi, sarebbe «saggia», concede Maurizio Gasparri, ma non ci sono i tempi per realizzarla. Assai più netta Daniela Santanchè: «Parisi farebbe bene a verificare se ha il consenso dei nostri prima di dare vita a progetti faraonici e a parlare come se fosse lui la guida del centrodestra». La strada per il successo della convention «di tutti i moderati» che l’ex manager Fastweb ha già convocato a Milano per metà settembre è tutta in salita. Gli unici apprezzamenti arrivano da chi ha lasciato sia Forza Italia che il Nuovo centrodestra di Alfano. «La proposta può avere il merito di dimostrare che dopo il No (e dopo Renzi) non c’è affatto il diluvio», dice Gaetano Quagliariello. red. pol.

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