Paolucci (Mdp): «Un nuovo leader? Per ora è l’ultimo dei nostri problemi, facciamo la sinistra»
Intervista L'eurodeputato: fra Massimo e Giuliano non ha vinto Massimo, ha vinto il buon senso. Il voto è vicino, non si poteva aspettare ancora. Ma se non ha scelto il Pd, verso di lui braccia aperte
Intervista L'eurodeputato: fra Massimo e Giuliano non ha vinto Massimo, ha vinto il buon senso. Il voto è vicino, non si poteva aspettare ancora. Ma se non ha scelto il Pd, verso di lui braccia aperte
«Contro di noi è partito il bombardamento. Sento di nuovo il clima del referendum di dicembre, quando noi (l’allora minoranza Pd, oggi Mdp, ndr) annunciammo di votare ’no’. Come oggi, l’idea che ci sia una sinistra autonoma dà fastidio». A parlare è il dalemiano Massimo Paolucci, europarlamentare di S&D.
Nello scontro D’Alema-Pisapia ha vinto D’Alema?
Ha vinto il buonsenso. In questi mesi abbiamo generosamente provato a percorrere una strada con Pisapia. Adesso però lui sembra scegliere un’altra strada. Ora non dobbiamo ripetere lo stesso errore, cioè ripartire dalle sigle e dai leader. Cercare un leader a tutti i costi è stata una scorciatoia. La crisi ha cambiato il mondo e le risposte della sinistra non sono adeguate. Dobbiamo ripartire da qui.
Non sceglierete un altro leader?
Quello del leader è l’ultimo dei nostri problemi. Ora, subito, dobbiamo rendere chiare le nostre idee. Una carta di identità di valori di sinistra e cinque-sei proposte programmatiche per essere riconoscibili. Parliamo di cose concrete.
Prego.
L’Ilva ha dichiarato 4mila esuberi. Calenda finalmente dice che è una ’proposta irricevibile’. Ha ragione. Vogliono riassumerli con il jobs act, è uno scandalo. Ma non c’è solo la questione occupazionale, c’è quella ambientale. A Taranto resta in vigore un’ordinanza Asl: quando il vento viene da nord e sono accesi gli altiforni, la gente del quartiere Tamburi deve chiudere le finestre.
Nel 2013 voi, il Pd del segretario Bersani, non ricandidaste Roberto Della Seta che ’rompeva le palle’ ai Riva.
La nuova sinistra dev’essere lotta alla diseguaglianza e superamento della scissione sviluppo-ambiente.
Il vostro programma in buona parte sarà emendare gli errori di quand’eravate nel Pd?
Siamo stretti tra chi ci dice che abbiamo perso troppo tempo nel Pd e chi dice che non ci abbiamo provato fino in fondo. Nel Pd abbiamo votato contro tantissime volte.
Non contro il jobs act. Ora senza Pisapia sarete più liberi di fare la sinistra?
Ora possiamo scrivere senza perdere altro tempo una carta di identità di sinistra. Ma la scelta di Pisapia ci amareggia. Se non ha cambiato idea e vuole ancora costruire una forza alternativa al Pd, braccia aperte.
Perché dopo averlo inseguito avete rotto con lui?
Perché il tempo non è una variabile indipendente. Fra qualche mese si vota. Gli abbiamo detto che era il leader, gli abbiamo chiesto di convocare un’assemblea per discutere di cose concrete. Lui rallentava. Non voglio credere a chi dice che una parte dei suoi voteranno il Rosatellum, anche se qualche imprudente lo ha già annunciato. Ma c’è un punto su cui non ci può essere equivoco. Pisapia ha detto che vuole costruire una forza alternativa al Pd. Ma poi ha detto che con il Pd sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono. No, caro Giuliano: quelle che ci dividono dal Pd sono una montagna. Altrimenti non saremmo andati via. Meno tasse per tutti è uno slogan di destra. Anche il blocco navale per i migranti è una roba di destra. La destra non la faremo vincere noi: è stata la politica di Renzi a far tornare in pista Berlusconi e i suoi alleati e i 5 stelle. I milioni di voti che il Pd ha perso non torneranno indietro con lo slogan del voto utile. Se il Pd non cambia finirà come i socialisti francesi e l’Spd tedesca. Nessuno può credere alla favola di Bersani e D’Alema diventati estremisti: vogliamo prendere milioni di voti per condizionare il governo e creare le condizioni per costruire un nuovo centrosinistra.
Cosa deciderete nell’assemblea del 19 novembre?
Le prossime tappe saranno: carta dei valori e del programma, una consultazione su di essa e le adesioni. L’assemblea, quando sarà, non sarà fra Speranza Fratoianni e Civati. Ci rivolgiamo a tutti, cittadini associazioni e personalità. La sinistra ha tante energie ma è una somma di solitudini. Dobbiamo trasformarla in una lista e poi in un partito. Per il partito c’è bisogno di tempo, ma entro novembre dobbiamo decidere nome della lista e programma. Nel frattempo staremo nelle battaglie: l’Ilva, le nuove trivelle al largo del Salento, la riforma elettorale che è una schifezza, con la finta apertura di Renzi alle coalizioni.
Crede che Pisapia si stia facendo abbindolare da Renzi?
Non oso credere che Pisapia, dopo tutto quello che ha detto, ora ci ripensi e vada a fare la stampella di Renzi.
Per Falcone e Montanari, dell’area Brancaccio, la stagione del centrosinistra è chiusa. Braccia aperte anche per loro?
Riproporre l’Ulivo oggi non è sufficiente , ma è un errore grave anche descrivere quelli come gli anni del male. Errori ne sono stati fatti, ma magari avessimo oggi un Ciampi, e i suoi investimenti sul sud. Comunque partiremo dalla carta dei valori e del programma e ci confronteremo con tutti.
Anche con il Prc? Voglio dire: la vostra lista di sinistra sarà davvero unitaria?
Le nostre due parole d’ordine saranno sinistra di governo ed Europa.
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