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Paola, 89 anni e tanto dolore, costretta al suicidio in Svizzera

Paola, 89 anni e tanto dolore,  costretta al suicidio in SvizzeraLa consegna delle firme per l'eutanasia legale – LaPresse

Si autodenunceranno oggi a Bologna, per l’aiuto fornito, Virginia Fiume, Felicetta Maltese e Cappato. Non ancora dipendente da sostegni vitali, non poteva ricevere assistenza in Italia

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 9 febbraio 2023

La scelta di Paola R., bolognese di 89 anni affetta da una grave forma di Parkinson, che si è fatta accompagnare da due volontarie dell’associazione Soccorso civile in un clinica svizzera dove ieri è morta suicida, «è maturata nel tempo», come ha spiegato l’anziana signora in una nota lasciata all’associazione Luca Coscioni. La malattia è stata spietata con lei, ma Paola non era «tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale», requisito richiesto dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019, emessa sul caso Cappato/Dj Fabo, per poter avere accesso al suicidio assistito in Italia. Finora, il primo e unico caso è stato quello di Federico Carboni, alias “Mario, il 44enne di Senigallia morto nella propria casa, vicino ai propri affetti, come avrebbe voluto anche Paola R.. Altri due pazienti, Stefano Gheller in Veneto e “Antonio” nelle Marche hanno ricevuto il semaforo verde e sono liberi di procedere quando decideranno che è arrivato il loro momento.

LE DUE ATTIVISTE che hanno accompagnato Paola R. – Virginia Fiume, che per l’Associazione Luca Coscioni ha coordinato la raccolta firme per il referendum Eutanasia Legale in Sicilia, e Felicetta Maltese, che già a dicembre scorso aveva compiuto un’altra disobbedienza civile, seguita da autodenuncia a Firenze, per aver accompagnato Massimiliano in Svizzera – si autodenunceranno oggi ai carabinieri di Bologna, accompagnate da Marco Cappato e dall’avvocata Filomena Gallo. «Anche Marco Cappato, che non ha direttamente accompagnato la signora Paola, si autodenuncerá – spiega in una nota l’associazione Coscioni – in veste di legale rappresentante dell’associazione Soccorso Civile che ha organizzato e finanziato il viaggio verso la Svizzera, della quale fanno ora parte 17 disobbedienti civili e che ha provveduto all’organizzazione del trasferimento in Svizzera».

«Dal 2012 un inizio di malessere chiaramente diagnosticato nel 2015; un graduale e lento decorso verso la totale immobilità. Ora – ha lasciato scritto Paola R. prima di morire – sono vigile in un corpo diventato gabbia senza spazio né speranza. Anzi stringe, ora dopo ora, inesorabile la morsa. La diagnosi è un parkinsonismo irreversibile e feroce – Taupatia – arrivata oggi ad uno stadio che non mi consente più di vivere. Non sono autonoma in nulla, tranne che nel pensiero».

COME LEI, neppure Massimiliano, Romano (parkinsonismo) e Elena Altamira (paziente oncologica) potevano accedere in Italia al suicidio assistito, secondo i dettami della Consulta. Sono stati costretti perciò, loro malgrado, a compiere quell’ultimo viaggio per mettere fine a sofferenze che considerano intollerabili. Per tutti loro, e per la signora Paola, la dipendenza da sostegni vitali da poter rifiutare o sospendere sarebbe arrivata, prima o poi.

SI TRATTA PERÒ di «una discriminazione tra malati – spiega l’avvocata Filomena Gallo, coordinatrice del collegio legale che si batte per l’eutanasia legale – scaturita dalla decisione con cui la Corte costituzionale nel 2019 ha depenalizzato l’aiuto al suicidio solo per malati in determinate condizioni. La stessa Corte ha più volte sollecitato il Parlamento ad emanare una legge che, senza discriminazioni, rispetti le scelte di fine vita delle persone malate. Siamo nel 2023 e a parte un tentativo nella scorsa legislatura, peraltro con un testo di legge inadeguato, il Parlamento non solo non legifera, ma non discute nemmeno per un minuto il tema, continuando di fatto ad ignorare le tante richieste di cittadini che vogliono essere liberi di scegliere il proprio fine vita. A seguito delle nuove disobbedienze civili – conclude la segretaria nazionale dell’associazione Coscioni – saranno ancora una volta i tribunali ad intervenire sui singoli casi e ancora una volta, dinanzi alla mancanza di volontà politica nell’emanare una legge adeguata, sarà la giurisprudenza a tutelare i diritti delle persone».

RECENTEMENTE, altri dieci volontari si sono aggiunti ai sette attivisti di «Soccorso civile», l’organizzazione fondata da Cappato, per far fronte alle tante richieste di informazione e aiuto, che, riferisce l’associazione «sono aumentate del 111% negli ultimi 12 mesi: 351 contro le 166 dei 12 mesi precedenti, ovvero quasi 30 persone al mese».

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