Pronti a modificare il decreto sul Superbonus dopo avere mandato nel panico la filiera dell’edilizia. E la maggioranza si spacca con Forza Italia che promette di salire sulle barricate contro il governo, mentre Fratelli d’Italia (Fdi) promette di fare il pompiere. Tre giorni non sono bastati per riprendersi dagli effetti del blocco delle cessioni dei nuovi crediti d’imposta. Meloni & Co. hanno l’aria di essere rimasti con il cerino in mano. Dopo avere comunicato senza preavviso né consultazioni la decisione irreversibile del blocco totale del finanziamento ai nuovi lavori – i costi a carico della fiscalità generale sono cresciuti di quasi 40 miliardi in più del previsto – ora è giunto il momento di spegnere l’incendio. «Molti hanno passato il cerino a quelli che venivano dopo, il governo Meloni ha dovuto scegliere, non si poteva rinviare» ha confermato il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani (Fdi).

DOPO AVERE VOTATO il decreto legge che blocca la cessione dei crediti e vieta agli enti locali di acquistarli ieri Forza Italia ha chiesto di modificare il provvedimento. «La nostra posizione era già nota da prima delle elezioni – ha detto Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera – Non si possono penalizzare tutti quei soggetti, e penso ai pensionati e a coloro che non hanno un cassetto fiscale e che hanno già impegnato i propri soldi per fare dei lavori. Da giovedì inizieremo a discuterne in parlamento, depositeremo gli emendamenti dopo aver sentito le imprese e tutte le associazioni. Per ciò chiediamo di non apporre la fiducia, perché le modifiche sono irrinunciabili».

MA NON CI SI POTEVA pensare prima di andare in Consiglio dei ministri e scrivere un decreto che dovrà essere riscritto, con il rischio di rendere irrisolvibile il caos? Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia, ha aggiunto un altro dettaglio significativo: «Il decreto è stato un fulmine a ciel sereno – ha detto – Il mese scorso il ministro dell’Economia Giorgetti ha detto che i debiti del Superbonus non costituivano debito pubblico per l’Istat». Dopo poco il governo ha deciso il contrario. Facendo impazzire l’intera filiera edilizia in cui ora si parla di «bomba sociale», mentre la Fillea Cgil annuncia scioperi.

L’IMPREPARAZIONE agli effetti delle decisioni prese, di cui l’esecutivo ha già dato ampiamente prova su molteplici materie in una manciata di mesi, ha spinto ieri Fratelli d’Italia a prospettare una soluzione che potrebbe portare altri problemi: la cartolarizzazione dei crediti. Questo strumento finanziario è stato usato per i crediti deteriorati dopo la crisi del 2008. Secondo l’ipotesi di Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, i bonus verrebbero racchiusi in un pacchetto finanziario, collocati sul mercato attraverso una società veicolo costituita appositamente, acquistati da banche o società specializzate. L’operazione avverrebbe tramite la cartolarizzazione degli F24, una proposta avanzata sia da Forza Italia che da Luigi Marattin (Azione-Italia Viva). Non è chiaro se questa ulteriore finanziarizzazione sposterà il peso dei crediti dallo Stato alle imprese e alle famiglie. Ma se così fosse, le conseguenze non sarebbero indolori.

IL PROBLEMA è il metodo di governo: dopo avere varato un decreto che cambia tutto, domani il governo incontrerà tra gli altri Ance, Confindustria, Confapi e l’Alleanza delle cooperative (non i sindacati) per spiegare le decisioni che alcune tra queste associazioni hanno definito «scellerate». Il lato oscuro dell’indecisionismo al governo. L’impressione è quella di essere finiti in un vicolo cieco. Da un lato, si parla di «bomba ad orologeria nei conti»; dall’altro lato, si capisce che l’economia prenderà comunque una botta. Da un lato, si dice che non c’era altra scelta; dall’altro lato, si ammette di essere pronti a modificare il decreto. Stop and go, avanti e indietro. Prima il blitz, poi il pentimento.

LA RESPONSABILITÀ viene scaricata dalla maggioranza sui Cinque Stelle e sul Conte 2 che ha scritto male le norme. Ma si rimuove il fatto che Lega e Forza Italia erano al governo anche con Draghi e nulla hanno fatto in un anno e mezzo per risolvere il problema. Fratelli d’Italia (Fdi) promettevano l’estate scorsa di non toccare il Superbonus. Il passo del gambero, politicamente parlando, è devastante.