Panahi: «Rilasciate Leila Naghdipari, fatichiamo a respirare»
Il cinema iraniano è ancora sulle barricate. Il regista Jafar Panahi, scarcerato a febbraio dopo sette mesi di reclusione, ha lanciato ieri un appello per la liberazione di Leila Naghdipari. La scenografa è stata infatti arrestata durante le manifestazioni che si sono svolte in occasione del primo anniversario della morte di Mahsa Amini, lo scorso 16 settembre. «Oggi il cinema indipendente iraniano fatica più che mai a respirare sotto gli stivali delle forze di sicurezza», ha affermato Panahi nel suo appello, riportato da «Variety». Naghdipari ha curato la scenografia del suo film Tre volti del 2018.
«TUTTI GLI SFORZI del marito Majid Barzegar, regista e produttore, così come di altre personalità del cinema iraniano, sono stati inutili – ha continuato Panahi – Leila soffre di asma e di una malattia autoimmune che le impone di assumere quotidianamente farmaci che non le è stato permesso di ricevere da una settimana. Sono preoccupato per Leila e sono preoccupato per il cinema iraniano», ha concluso il regista.
Secondo Radio Free Europe, Naghdipari è detenuta nel carcere femminile di Qarchak Varamin fuori Teheran, noto per le pessime condizioni sanitarie.
La repressione nei confronti della comunità cinematografica non governativa continua ad essere forte in Iran. Oltre alla scenografa, è stata arrestata dieci giorni fa anche l’attrice Masoumeh Ghasemipour. Secondo il Center for Human Rights in Iran, sono state le sue posizioni contro il velo obbligatorio – un’imposizione ancora più violenta dopo l’ultimo decreto, che accomuna le donne a capo scoperto alle prostitute – a scatenare la repressione nei suoi confronti.
Lo scontro è aperto anche sul «puro» piano cinematografico. Alcuni giorni fa l’Independent Filmmakers Association of Iran ha chiesto la possibilità di una candidatura alternativa agli Oscar, perché a scegliere il film che potrebbe concorrere come miglior titolo internazionale – The Night Guardian di Reza Mirkarimi – è stata la Farabi Foundation, «un’entità statale affiliata al regime oppressivo iraniano».
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