Tutti per la pace ma con piattaforme molto distanti tra loro. L’arcipelago pacifista si prepara a marciare separato verso le due iniziative con cui si vuole chiedere la fine del conflitto in Ucraina promosse per giovedì prossimo con un sit in davanti all’ambasciata russa a Roma e per metà novembre con una manifestazione nazionale. A dividere ovviamente non è la volontà di mettere fine all’aggressione russa o la condanna, scontata, di Vladimir Putin, ma il sostegno a Kiev attraverso la fornitura di armamenti e l’equidistanza mostrata da alcuni tra aggressore e aggredito. Con in mezzo una grande fetta del movimento radunata nella piattaforma Europe for peace di cui fanno parte tra gli altri Rete disarmo, Comunità Sant’Egidio, Sbilanciamoci che i questi mesi di guerra ha organizzato quattro carovane per la pace in Ucraina e oggi non è per niente contenta di vedere i partiti provare a mettere il cappello sulle iniziative per la pace.

Piattaforma che da parte sua ha in programma una serie di iniziative tra il 21 e il 23 ottobre.
«Tutti dobbiamo lavorare per la fine del conflitto, e questo deve passare da una chiarezza sulle colpe, sulle responsabilità di Putin e sul fatto che il popolo ucraino ha il diritto di difendersi», ha spiegato ieri il dem Matteo Orfini motivando la partecipazione del Pd al sit in che si terrà domani alle 18,30 davanti all’ambasciata russa. «Non c’è vera pace senza verità, non c’è verità senza libertà. Partecipa anche tu». è la parola d’ordine dell’iniziativa indetta tra gli altri da Base Italia. Liberi Oltre, Piccoli Comuni Welcame, Comitato Giovani per l’Italia e alla quale hanno aderito Luigi Manconi, Sandro Veronesi Leonardo Becchetti, Luca Diotallevi, Mario Giro, Giovanna Melandri e Giuliano Cazzola. Coerentemente con la posizione assunta fin dall’inizio del conflitto, il Pd di Enrico Letta continua a sostenere la necessità di permettere agli ucraini di potersi difendere con le armi dall’aggressore russo, posizione ribadita anche ieri dall’Unione europea attraverso la presidente del Pe Roberta Metsola. Tra le richieste degli organizzatori ci sono il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina e la restituzione della Crimea da parte di Mosca.

Chi non parteciperà al sit in è invece il M5S che, giocando d’anticipo su tutti, ha già dato la sua adesione alla manifestazione indetta da alcune associazione, tra cui Arci e Acli, per metà novembre quasi sicuramente a Roma. «Siano sull’orlo di un rischio nucleare – ha detto ieri Giuseppe Conte – ma non c’è nessuna discussione sulla strategia, sugli obiettivi politici che stimo perseguendo. L’unica cosa certa di questa strategia è che si è puntati su un’escalation militare e non su un negoziato di pace»