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Ovovia spacca Trieste

Ovovia spacca TriesteLa statua di James Joyce a Trieste – Getty Images

La storia L’opera inutile, costosa e dannosa per l’ambiente dovrebbe partire dal porto vecchio per salire al Carso. Ambientalisti e cittadini si oppongono ma il sindaco Dipiazza tira dritto. Lo «scempio» arriva in Parlamento

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 31 marzo 2022

Abbiamo scelto di sottoporre un’interrogazione sul tema triestino anche perché potrebbe essere un precedente pericoloso per le altre opere finanziate dal Pnrr. Per affrontare la crisi climatica è necessario ripensare il trasporto pubblico di massa con interventi che siano sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale», dichiara la deputata Rossella Muroni «Il Pnrr non può finanziare progetti che non rispettino questi requisiti e la semplificazione delle procedure di verifica non deve rappresentare una scusa per non applicare con rigore i principi di tutela ambientale».

IL PROGETTO SOSTENUTO DAL SINDACO di Trieste Roberto Dipiazza è dunque arrivato a Roma, l’interrogazione è stata presentata dall’onorevole Muroni ai ministri Cingolani e Giovannini, nero su bianco di quanto il piano di una ovovia/cabinovia che colleghi la città al ciglione carsico non risponda a nessuno dei requisiti di sostenibilità. Eppure, con la sorpresa di molti, il progetto era stato ammesso al finanziamento di quasi 49 milioni sui fondi del Pnrr. Un percorso aereo, sedici piloni e quattro stazioni di tre piani, cabine ogni venti secondi: dovrebbe partire dal vecchio porto austro-ungarico, in rovina da decenni, percorrere più di due chilometri in piano tra gli alti magazzini per lo più da riqualificare, e poi salire fino al Carso di faccia al mare trecento metri più in su. Un trasporto a fune nella città della bora! Uno scempio per l’unicità urbanistica ed architettonica dello storico e tutelato vecchio porto, un insulto visivo a pochi metri dal Faro che adesso svetta bianco in mezzo agli alberi, un disastro ambientale per il verde che caratterizza quel pezzo di costa.

SIGNIFICA ABBATTERE CENTINAIA DI ALBERI: la corsia di almeno 14 metri sotto il percorso e poi le strade per raggiungere i piloni, pretende il disboscamento di almeno 6 ettari in una zona della Rete Ecologica Europea Natura 2000, zona di protezione speciale e sito di interesse comunitario. Significa intaccare mortalmente l’unico luogo d’Europa in cui il rovere cresce insieme a piante mediterranee, l’unico bosco di rovere sul mare di tutta Italia dove vivono rare specie di uccelli e farfalle il cui ambiente non potrebbe essere modificato e alterato perché esiste una normativa europea.

SI SONO MOBILITATI SUBITO GLI ABITANTI delle Circoscrizioni coinvolte, dal Carso al mare, consapevoli che il versante collinare è fatto di calcare, in alto, e poi flysch di arenaria più in basso: una zona fragile tanto che frane e smottamenti sono in continuo aumento con abitazioni evacuate e strade chiuse. Non è su quel terreno che si può pensare di piantare piloni. Si è formato un Comitato No Ovovia che in breve tempo ha raccolto decine di associazioni e tutti i partiti di opposizione ma anche tantI cittadini e professionisti di grande competenza e, vista l’assoluta indisponibilità del Comune per un dibattito serio, si è deciso di andare ad un referendum consultivo. In un’ora si sono raccolte più di novecento firme, necessarie per poter presentare il quesito referendario, ma a tutt’oggi si attende di sapere se la Commissione dei Garanti lo giudica ricevibile e se la Commissione stessa sia stata nominata nonostante i termini siano più che scaduti visto che il Regolamento comunale prevede che il sindaco la costituisca «entro 60 giorni dalla votazione delle proprie linee di mandato».

L’AMMINISTRAZIONE LOCALE si sta distinguendo per il suo costante e pernicioso fastidio per il verde al quale preferisce visibilmente automobili e cemento ma davvero il progetto per l’ovovia supera ogni più nera previsione. Giù le querce del bosco Bovedo e i cedri intorno al Faro e giù anche la pineta lassù in cima così che, una volta arrivati in mezzo al nulla, scesi dalla cabina si possa salire in macchina: un parcheggio da 800 posti a sostituire un bosco, due ettari di Carso raso al suolo. Wwf, Legambiente, Fiab, Lipu sono intervenuti con i responsabili nazionali, ma non è mai successo che qualcuno ottenesse risposte argomentate: il sindaco ha provato ad attaccare a livello personale i membri del Comitato, ha discettato di quanto questa opposizione sia manovrata politicamente e ribadito quanto già affermato in campagna elettorale: «Non parlo con chi non capisce».

LA SQUADRA DI ASSESSORI che gli sta intorno continua a sottolineare che non sono i referendum ma i risultati elettorali a indicare l’apprezzamento della cittadinanza. E stanno parlando di un sindaco votato dal 21% degli elettori. Un progetto fatto di rendering distribuiti ai giornali locali, sempre un po’ diversi, sempre a spizzichi e bocconi, in un susseguirsi di apparenti colpi di scena pubblicitari che se sapevano di marketing non sapevano per nulla di realtà. Il Comune è ricorso perfino a uno schizzo alquanto ingannevole: cabine eteree attaccate a funi quasi invisibili e sotto un bel passeggiare di gente tra alberi e panchine quasi che le cabine potessero fare lo slalom tra gli alberi e non fosse risaputo che sotto una funivia non può circolare nessuno, non può esserci niente, solo una striscia larga una quindicina di metri «non fruibili», così dicono legge e buon senso.

SECONDO IL SINDACO L’UTILITA’ DI TUTTO questo è quella di alleggerire il traffico automobilistico che arriva in città da nord. Salta agli occhi che per risparmiare CO2 la cabinovia dovrebbe usare fonti rinnovabili altrimenti le emissioni si sposteranno dalle auto alle centrali termoelettriche ma anche questa è una osservazione che resta senza risposta. Un disastro anche economico perché né pendolari né turisti avrebbero alcun motivo per scegliere la cabinovia se non per una gita panoramica; nessuno lascerà un mezzo certo per uno che collega il niente al nulla e spesso sarà fermato dal vento che oltretutto, abbattendo foreste, non farà che rinforzarsi.

GLI AUTOBUS CHE COLLEGANO LE FRAZIONI del Carso alla città ci sono, sono sicuri e ci mettono anche meno tempo. Nel progetto del Comune manca un piano economico finanziario organico per il periodo di esercizio ma quel che è certo è che arriverà rapidamente la necessità di risanare il bilancio comunale e allora l’onere di questa insensatezza ricadrà su tutti i triestini. Ma almanaccare problemi è inutile, il sindaco non accetta critiche e organizza una tre giorni di presentazione del last but not least rendering e invita tutti gli amici a far comizio. Fuori dalla kermesse le associazioni, i professionisti e i cittadini che vogliono evitare quello che definiscono uno scempio ambientale ed economico.

DAVANTI AL MONTARE DELLA PROTESTA la maggioranza di destra in Comune si è chiusa in un silenzio sprezzante e, dopo aver inanellato diversi svarioni, nei fatti ha continuato a prendere iniziative di ostacolo al referendum, come la variazione di bilancio operata dalla Giunta per anticipare le attività di progettazione esecutiva dell’ovovia/cabinovia, nonostante l’opera non sia ancora inserita né nel Programma Triennale dei Lavori Pubblici né nel Piano Regolatore e il Consiglio comunale continui a non poterne discutere.

L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE è stata depositata, a giorni arriverà al ministro Giovannini anche un nutrito dossier tecnico formulato da 12 esperti nelle diverse discipline, da giurisprudenza a geologia a urbanistica. Se non risponderà Trieste lo farà Roma.

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