I fronti aperti dalla guerra in Ucraina non sono solo quelli militari. Il vuoto lasciato dalle forniture di idrocarburi russe in Europa, ad esempio, ha reso alcuni tratti del Mar Baltico di importanza strategica fondamentale per il vecchio continente. Accade così che diversi Paesi, tra i quali la Norvegia, si inizino a preoccupare seriamente di difendere le proprie infrastrutture commerciali da eventuali sabotatori. E l’attentato al gasdotto Nord Stream, per il quale ora Mosca esige dei colpevoli, ha contribuito ad aggravare il contesto.

COME FATTO FILTRARE da alcuni funzionari governativi ai media nazionali e internazionali, la Norvegia starebbe approntando diverse misure per innalzare il livello di guardia intorno alle sue infrastrutture e, nello specifico, sarebbe molto preoccupata per l’integrità del gasdotto che porta il prezioso combustibile sulle coste continentali europee. Anche perché da quando le sanzioni di Bruxelles hanno colpito l’export russo, Oslo è diventata il primo fornitore di gas dell’Ue, arrivando a coprire circa il 30-40% dell’intero fabbisogno dei Paesi che in precedenza si rifornivano principalmente dalla russa Gazprom. Tale volume di gas ha bisogno di una rete di distribuzione molto complessa ed estesa. Più di 8mila km di condutture, piattaforme in alto mare e stazioni di scambio sulla costa, trasporti marittimi e possibilità di disporre di pezzi di ricambio e mezzi per intervenire in tempi rapidi. Il tutto su un territorio molto vasto e per larghi tratti vicino al Polo nord, quindi già di per sé non proprio ospitale.

NE CONSEGUE che per sorvegliare questa complessa infrastruttura servono controlli continui, ricognizioni, sistemi informatici protetti, verifiche da parte dei servizi segreti e delle forze di polizia. Ed è normale che qualcosa possa sfuggire. Come rivelato dagli anonimi funzionari che citavamo in apertura alla rete americana Nbc, i norvegesi negli ultimi tempi hanno registrato un incremento dell’attività dei mezzi militari e civili russi nell’area e ne sono molto preoccupati. Dal lato militare la presenza di sottomarini nucleari non è una novità, così come quella di velivoli in ricognizione, ciò che allarma maggiormente sono i pescherecci con la bandiera bianca rossa e blu che, tra un lancio di reti e l’altro, cercano di raccogliere informazioni sotto mentite spoglie. D’altronde, secondo le ultime indiscrezioni sarebbe stato proprio un peschereccio affittato da un gruppo di polacchi (o forse di ucraini naturalizzati polacchi) a portarsi sul luogo in cui sono stati fatti saltare i gasdotti Nord Stream 1 e 2 e, quindi, Oslo ha dei buoni motivi per essere preoccupata.
Venerdì sarebbe stato ritrovato «un oggetto non identificato» vicino al punto in cui il gasdotto russo è stato sabotato. «È di importanza critica stabilire di cosa si tratta» ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, il quale ha anche plaudito alla decisione dell’Agenzia per l’energia danese di coinvolgere il consorzio che ha costruito il gasdotto, attualmente con base in Svizzera.

MOSCA nelle ultime settimane ha più volte minacciato gravi ripercussioni per quello che considera «un attacco terroristico a una sua proprietà», invocando un’indagine internazionale. Infatti, Peskov ieri ha chiarito nuovamente che «l’inchiesta deve essere trasparente e inclusiva in termini di partecipazione di tutti i soggetti interessati». Al momento, tuttavia, la soluzione del caso sembra lontana; in compenso aumentano sempre più i sospetti reciproci.