Ministro Andrea Orlando, per affrontare questa fase delicatissima per le conseguenze della guerra e il picco di inflazione lei ha lanciato la proposta di legare aiuti alle imprese ad aumenti contrattuali. Ci può spiegare meglio.

Da mesi si parla di un “patto” il che significa dare e avere. Io credo che la cosa più urgente che un patto deve affrontare, assieme a quella energetica, sia la crisi salariale. La proposta è molto semplice: per affrontare questa situazione totalmente inedita si tratta di definire un «avviso comune» tra le parti sociali nel quale, a fronte di un sostegno – che penso debba essere strutturale – alle imprese si registri un impegno al rinnovo dei contratti, a partire da quelli scaduti da più tempo. Si tratta quindi di riattivare la negoziazione fra sindacati e organizzazioni datoriali anche perché con gli attuali accordi gli aumenti salariali non sono in grado di recuperare l’aumento dell’inflazione.

Confindustria però già protesta parla addirittura di «ricatto» e chiede invece il taglio del cuneo fiscale per aumentare i salari. Come al solito sembra volere incassare senza mai riconoscere e affrontare il tema dei salari fermi da 30 anni in Italia.

È ridicolo. Ho proposto un accordo il che presuppone appunto l’accordo tra le parti sociali, come si può parlare di ricatto! Quella di Confindustria è una reazione spropositata che sottovaluta il rischio sociale che può venirsi a creare nei prossimi mesi a causa della guerra in Ucraina e delle sue conseguenze economiche. Quanto alla richiesta di taglio del cuneo fiscale, una cosa non esclude l’altra. Vedo che Confindustria insiste sulla produttività, ma l’unico modo di legarla agli aumenti salariali è riattivare la contrattazione tramite un nuovo accordo quadro con i sindacati. Non tutti settori sono in difficoltà e i contratti non rinnovati spesso sono proprio in questi settori. Dopodiché la risposta poteva essere: “Non è questa la via, indichiamo quest’altra”. Dire soltanto «cuneo» significa non affrontare compiutamente il tema.

Il Def che avete presentato e che il parlamento ha sostanzialmente approvato con blande indicazioni non prevede uno scostamento di bilancio. Crede sia possibile affrontare un momento così complesso senza prevederlo?

Sul fatto che non saranno sufficienti le risorse stanziate nel Def credo siamo tutti d’accordo. E da questa consapevolezza nasce la proposta di «avviso comune» che ho lanciato. Anche sul cuneo fiscale comunque qualcosa andrà fatto prima della legge di bilancio, come andranno usati tutti gli strumenti possibili per tutelare il potere di acquisto dei salari. Quanto al Def, era urgente liberare le risorse – quei 6 miliardi – che erano necessari per affrontare l’emergenza attuale, a partire dai costi dell’energia.
Un tema totalmente cancellato dal dibattito pubblico di questi mesi è la riforma strutturale della legge Fornero che invece vi eravate impegnati a discutere con i sindacati a gennaio. Il tema di una pensione di garanzia per giovani e precari, della flessibilità in uscita, del riconoscimento del lavoro di cura per le donne rientrerà nella legge di bilancio? Per lei rimane una priorità?
Obiettivamente la guerra ha cambiato le priorità. Ma anche nelle premesse del Def si cita la necessità di affrontare il tema della flessibilità in uscita. Ora la priorità su cui concentrarsi in tema di risorse e di iniziative legislative è la difesa dei salari. Il tema di una revisione strutturale della Fornero non è comunque cancellato e andrà affrontato appena possibile.

Lei continua a sostenere che «è necessario evitare proposte irrealizzabili con questa maggioranza di governo». Ma in questo modo quel poco di sinistra rappresentata nel governo Draghi non rischia di rimanere schiacciata dal realismo tecnocratico e dal peso preponderante della destra?

Questo metodo ha consentito di portare a casa la riforma degli ammortizzatori sociali, il rafforzamento dell’Ispettorato nazionale del lavoro, il rispetto dei contratti nazionali negli appalti e per il bonus 110%, i tanti fondi per lavoro e il sociale nel Pnrr. In questo momento non nego l’esigenza di indicare obiettivi più ambiziosi ma che questo governo potesse fare politiche di sinistra nessuno se lo aspettava. Senza trionfalismi, la coesione sociale è un obiettivo traguardato e la macelleria sociale che qualcuno ipotizzava non c’è stata.

Lei prima citava due delle misure che hanno caratterizzato il suo mandato da ministro del Lavoro: riforma degli ammortizzatori sociali e dall’impegno nel contrasto agli infortuni sul lavoro che lei prima. Si vedono i primi risultati?

La riforma degli ammortizzatori sociali sta dando buona prova di sè e ha retto all’emergenza dell’aumento del costo delle materie prime consentendo alle imprese di proseguire nella produzione senza conseguenze occupazionali e impatto sui salari. Quanto alla lotta agli infortuni sul lavoro è troppo presto: per ora abbiamo effettuato le assunzioni degli ispettori che stanno prendendo servizio in queste settimane. Ottimi invece sono i dati sulla novità legislativa più importante: le sospensioni delle imprese non in regola. Nel primo trimestre del 2022 ci sono state 1.605 sospensioni con un più che raddoppio sul 2021 (+138%), quelle da “lavoro nero” – compresa quella di Prato di martedì – sono state 963, quelle per mancato rispetto delle norme di sicurezza 642. Ancora più alti i dati nell’edilizia: l’aumento rispetto al primo trimestre 2021 è del 205%.

La vicenda del decollo di Ita grida vendetta. Al momento ci sono 7.800 esuberi fra i 10.500 ex dipendenti Alitalia con l’handling per cui Ita non ha nemmeno partecipato al bando, vinto da Swissport. I licenziamenti al servizio clienti sono l’ultimo sfregio della gestione Altavilla che ha applicato il metodo Fca in un’azienda totalmente pubblica. La sua rimozione è stata richiesta in modo bipartisan ma è ancora al suo posto.

Mi pare che ora il tema fondamentale sia quello di sapere quale sarà l’evoluzione di Ita. Dopo di che anche a me lasciano molto perplesse alcune scelte compiute dall’attuale presidente. Da qui a poco però Ita avrà un partner internazionale e una nuova guida, concentriamoci su questo.