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Orlando e Bettini, con Schlein scatta il feeling sui nodi Pd

Orlando e Bettini, con Schlein scatta il feeling sui nodi PdAndrea Orlando, Elly Schlein e Goffredo Bettini – foto Ansa

Congresso Pd I big della sinistra lodano la candidata che «non fa una apologia del capitalismo». E pone «con forza il tema delle diseguaglianze

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 18 gennaio 2023

Prove di avvicinamento tra i big della sinistra Pd e la candidata outsider Elly Schlein. Occasione: la presentazione dell’ultimo libro di Goffredo Bettini «A sinistra. Da capo» nella sede della Filt Cgil di Roma. «Mi interessa il programma di Schlein, c’è una visione nuova, ci sento un’urgenza di una risposta che non sia l’apologia dello status quo», dice Bettini. E ancora: «I candidati alla segreteria dicono che loro sono nuovi e io sono vecchio, da rottamare, ma mi pare che l’unica che possa dire qualcosa in questo senso è Schlein, perché gli altri sono piuttosto vaccinati nelle fattorie del Pd…».

BETTINI SI TIENE A UNA CERTA distanza dalla battaglia congressuale, «Non do indicazioni di voto, non è il mio ruolo, mi limito a dare un contributo di idee». Schlein dal canto suo fa di tutto per dimostrare che lei è la candidata che con più forzasi pone il tema della critica al modello di sviluppo. Certo, lo fa col suo linguaggio, pone l’accento sulla parola «ecosocialismo», ricordando che la battaglia contro le diseguaglianze deve andare di pari passo con quella contro la crisi climatica. Quando parla Andrea Orlando, spesso lei approva con un cenno della testa. Soprattutto quando l’ex ministro del Lavoro descrive il conflitto tra socialisti e liberali che in questi 15 anni ha impedito al Pd di rappresentare il disagio sociale. «Non abbiamo mai sciolto il nodo di questa doppia anima, abbiamo oscillato tra queste due polarità senza mai scegliere, consumando così i gruppi dirigenti». «Non voglio regalare la rappresentanza del disagio sociale a forze improvvisate (il M5S, ndr), vorrei dare a quel malessere una prospettiva di riscatto, e di governo. E per questo è sbagliato chiudersi in una prospettiva moderata e neocentrista. Se non si trova una sintesi il Pd non c’è più», avverte Orlando, che accusa i principali candidatyi (leggi: Bonaccini) di non avere «piena consapevolezza di questa sfida». «Nelle parole di Elly invece questa consapevolezza c’è», dice Orlando che non fa un endorsement pieno in vista delle primarie (come hanno fatto alcuni colonnelli della sua corrente come Peppe Provenzano), ma dice che «Elly è l’unica che si pone le domande giuste». E aggiunge in una intervista a Rainews 24: «Lei ha posto con grande forza il tema della lotta alle diseguaglianze e per questo credo abbia possibilita».

PIÙ CHE ALTRO, IL LEADER DELLA sinistra Pd attacca Bonaccini, pur senza nominarlo: «Sostenere che il problema di fondo sono le correnti da eliminare, la contrapposizione tra sindaci e parlamentari o tra romani e provinciali è una barzelletta». E ancora: «Se non ti poni neppure le domande a favore di un “soluzionismo pragmatico” sei destinato alla subalternità». Schlein , che pure è stata vice di Bonaccini in Emilia-Romagna, annuisce: «Essere amministratori non è una linea politica, so ben distinguere i due ruolo». Loda a più riprese Orlando per aver cercato di importare il modello della Spagna sul tema dei contratti e dei diritti del lavoro. E rincara: «Lo spostamento al centro del Pd c’è stato e ha spinto molti ad allontanarsi. Io sono per una sinistra moderna che non si vergogna della presenza dello stato in economia e vuole ampliare il welfare .

AD AGITARE LE ACQUE tra i dem anche il nuovo manifesto dei valori, che dovrebbe essere approvato dall’assemblea costitutente che si riunirà sabato. Letta ha voluto un comitato costituente di 100 persone, che ha redatto un nuovo testo. Dalle parti di Bonaccini si ritiene che l’assemblea, in scadenza, non abbia i titoli per cambiare il dna del partito. Schlein e quelli di Articolo 1 invece ribadiscono che, se il congresso è davvero costituente, il cambiamento del manifesto è indispensabile. Bersani e Speranza minacciano, non tanto velatamente, di non rientrare nel Pd se non sarà chiaro che si tratta di una di una nuova casa. Bonaccini li gela: «Chi vuole può rientrare nel Pd, io mi concento sui milioni di italiani che ci hanno lasciato». Letta non vuole buttare alle ortiche il lavoro del comitato che presiede (insieme a Speranza), ma intende evitare spaccature tra i candidati. E si prepara una nuova defatigante mediazione. Polemica anche sull’autonomia differenziata, dopo un articolo della rivista Il Mulino. Bonaccini dice «il Pd ha la mia stessa posizione». Provenzano gli rinfaccia il feeling iniziale con Zaia e lo invita ad opporsi «senza se o ma» al progetto di Calderoli.

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