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Orlando: «Alleanze? Un obbligo, le destre si riuniscono»

Orlando: «Alleanze? Un obbligo, le destre si riuniscono»Il ministro Andrea Orlando

Intervista Il leader della minoranza Pd: Renzi si convincerà, sono certo non vorrà passare alla storia come quello che ha fatto ritornare Berlusconi. Dobbiamo proporre un’iniziativa realistica. Se non lo è il Mattarellum, dobbiamo introdurre qualche elemento che incentivi la coalizione. Sul jobs act le mie idee non sono distanti da Bersani. E Pisapia ha spinto sull’alternatività al Pd dopo il famoso abbraccio con Boschi

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 28 luglio 2017

Ministro Orlando, lei continua a chiedere una legge elettorale che favorisca le coalizioni. Ma con chi vorrebbe farle queste coalizioni, visto che la gran parte della sinistra si dichiara alternativa al Pd?

Prima delle propensioni delle singole forze dobbiamo porci un problema di sistema. Con l’attuale legge elettorale ci condanniamo a un’ingovernabilità che esporrebbe il paese a rischi enormi, in un momento in cui si fa shopping di grandi asset industriali italiani. Partiamo dall’interesse nazionale, non dalle nostre beghe.

Il centrodestra ha qualche pulsione a riunirsi, il centrosinistra no. Una legge per le coalizioni non rischia di essere un regalo al Cavaliere?

Questo è un punto su cui dobbiamo far leva. Chi si sottrae a una prospettiva unitaria dentro o fuori dal Pd si assume la responsabilità di portare la destra al governo. Io non voglio essere tra questi. Sul terreno programmatico non ci sono differenze così insormontabili. Abbiamo idee diverse sugli anni che stanno alle nostre spalle, ma non su quello che bisogna fare. E comunque almeno bisognerebbe verificarlo sia rivolgendosi a quelle parti del mondo moderato che non vogliono rifluire nel centrodestra sia a quelle del centrosinistra che dicono che il nemico principale è la destra. Adesso lo dimostrino.

È «l’asse » con Franceschini?

È il buonsenso. Non ho l’ambizione di passare alla storia fra quelli che hanno riportato al governo la destra in Italia.

Renzi la pensa diversamente, e ha vinto le primarie Pd.

Nelle tesi di Renzi non c’era che il nostro obiettivo è far vincere Berlusconi. Alle primarie la posizione ufficiale del Pd era il Mattarellum, assai distante da quella che rischia di fatto di sostenere oggi.

Volete convincere Renzi o aspettate che finisca fuori gioco? O sperate in Berlusconi?

La forza dei fatti spingerà Renzi a fare i conti con la necessità di una coalizione. Non penso che voglia la sconfitta del Pd.

Parliamo delle cose che possono unire voi e la sinistra sinistra. Anche Pisapia ha partecipato a una manifestazione a Milano che diceva no al suo decreto sull’immigrazione.

Quella manifestazione fu promossa anche da esponenti del Pd. Sono disponibile a discutere di quel decreto. Abbiamo cancellato un grado di giudizio per contenere il periodo di limbo in cui tenere una persona prima di stabilire se ha diritto o no allo status di rifugiato.

Togliendo delle garanzie a chi ne ha più bisogno?

Come nel modello di giusto processo europeo. Il decreto Minniti è stato approvato con una parte dei voti di Mdp, non mi pare che non si possa trovare un punto di incontro. Ma siamo d’accordo che il modello di accoglienza non funziona.

Sul jobs act a le posizioni sono molto distanti.

Un’ipotesi di tagliando si può fare con il superamento dei licenziamenti collettivi e disciplinari. Sempreché il problema non sia avere lo scalpo del jobs act. Bersani non chiede il ritorno all’art.18 ma a un ’17 e mezzo’. Non significa smentire il jobs act.

Anche Pisapia dice di essere ’alternativo’ al Pd.

Se avesse la stessa proposta del Pd starebbe nel Pd. Il problema è se questa alternatività è compatibile con un programma da scrivere insieme per il centrosinistra. Fin qui Pisapia ha sempre detto di sì. Il termine ’alternativo’ mi pare sia frutto dell’esigenza di bilanciare gli attacchi in seguito all’abbraccio con Boschi.

Sa che a sinistra queste sue parole aumenteranno i sospetti su Pisapia?

Anche in Mdp c’è una discussione aperta, perché poi spiegare che per non mettersi d’accordo con il Pd vincerà Berlusconi non sarà semplice neanche per loro.

Crede davvero nella possibilità di cambiare la legge elettorale?

Nel centrodestra ci si comincia a muovere in una logica coalizionale, non vorrei che al’ultimo ci trovassimo la sorpresa di un listone di centrodestra. Ci troveremmo nell’imbarazzantissima posizione di difendere il proporzionale dopo aver spiegato per decenni che era un male. Dobbiamo evitarlo intestandoci un’iniziativa realistica che possa arrivare in fondo. Se non il Mattarellum non è potabile per molti, a qualche elemento che incentivi la coalizione oggi ha un certo terreno di agibilità.

La doppia tessera fra Pd e Campo progressista è una vostra proposta?

No, l’ha fatta Gad Lerner in un incontro fra noi e Pisapia. La domanda che abbiamo fatto è cos’è Campo progressista, perché se è un soggetto alternativo al Pd non si può, noi siamo iscritti al Pd.

Vi hanno risposto?

Non ancora.

Che idea si è fatto di quello che sta succedendo a sinistra?

Ho sempre pensato che le scissioni siano più un problema che un’opportunità, l’unica che ha funzionato nella storia (quella da cui è nato il Partito comunista, nel 21, ndr) era legata a un grande movimento internazionale. La storia recente ci dice che provocano la dinamica fratelli-coltelli. Si ripropone anche nel piccolo come le matrioske. Il centrosinistra è un campo dove possono vivere sensibilità in modo plurale. Invece ridurre ad uno culture politiche così diverse non è una cosa semplice.

Sta chiedendo a Pisapia di lasciare gli ‘incompatibili’?

No, dico a tutti di abbandonare la logica settaria e minoritaria e di contribuire a costruire il centrosinistra.

Lei non lascerà mai il Pd?

Non andremo via dal Pd perché se è vero che non c’è grande prospettiva per il Pd senza il centrosinistra, è vero che il centrosinistra senza Pd non esiste. Cambiare il Pd è un lavoro importantissimo che non potrei fare da fuori.

Che si aspetta dalla conferenza programmatica del Pd ?

L’occasione per chiarirci come intendiamo combattere la destra. Se pensiamo di contenerla inseguendola, o se siamo in grado di costruire un’idea completamente alternative.

Non avete rincorso la destra anche sul decreto sicurezza?

Migliorare le condizioni delle città significa evitare che fenomeni isolati siano strumentalizzati. È un modo per dimostrare che non è vero che i flussi migratori sono il presupposto di un aumento dell’insicurezza.

Una persona, un mendicante, un accattone, è una cosa poco decorosa, o poco decorativa?

Non parliamo di poveri ma di parcheggiatori abusivi e spacciatori. E che forse sono il primo elemento che una società bombardata da messaggi para-razzisti recepisce come elemento di disagio. Eliminare questo tipo di illegalità è un modo anche di tutelare la stragrande parte degli immigrati che si è integrata e manda avanti il sistema previdenziale italiano, oltreché alcuni comparti dell’economia.

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