Orgosolo, 50 anni dopo scopre il web
Dalle assemblee popolari alla piattaforma Rousseau Nel piccolo comune dell'entroterra, i 5 Stelle conquistano il 62,4% dei voti, la percentuale più alta dell’isola
Dalle assemblee popolari alla piattaforma Rousseau Nel piccolo comune dell'entroterra, i 5 Stelle conquistano il 62,4% dei voti, la percentuale più alta dell’isola
«Il popolo decide, il sindaco firma». Era lo slogan lanciato dalle assemblee popolari che tra il 1968 e il 1969 trasformarono Orgosolo in un caso di democrazia diretta unico nel panorama dei movimenti di quegli anni. I consigli comunali furono sostituiti da assemblee alla quali partecipava tutto il paese. E quando il ministero della Difesa, nella primavera del 1969, comunicò l’intenzione di requisire i terreni di Pratobello, pascoli e boschi comunali, per costruire una caserma con annesso poligono di tiro, tutta la gente di Orgosolo occupò per mesi quelle terre, sino a quando il presidente del consiglio dei ministri, Mariano Rumor, non comunicò al sindaco la rinuncia del governo a realizzare il progetto. Lo ricorda Francesco Del Casino, classe 1944, il pittore senese che a Orgosolo ha introdotto la pratica dei murales, i dipinti che oggi le agenzie di viaggio stampano sui depliant per portare turisti, oltre che sulle coste, anche nelle zone interne dell’isola.
Del Casino a Orgosolo arrivò nel 1964 come insegnante di educazione artistica alle scuole medie. Rimase in Barbagia sino al 1985, quando tornò a Siena. «Quegli anni – ricorda – furono per me un’esperienza straordinaria. Il paese era uno dei centri del malessere, sociale ma anche psicologico, che il passaggio dalla società contadina alla modernità neocapitalistica determinava. Ma era anche un posto ricco di fermenti politici e culturali. Il Sessantotto incanalò un certo ribellismo diffuso verso forme di partecipazione popolare alla vita pubblica del tutto nuove. Una pratica che vedo molto vicina a quella dei No Tav in Val di Susa. Solo che a Orgosolo ci sono arrivati cinquant’anni prima».
«Il popolo decide, il sindaco firma». A prima vista sembrerebbe che lo slogan possa applicarsi anche alla Orgosolo di oggi. Alla Orgosolo che il 4 marzo ha consegnato ai 5 Stelle un consenso del 62,4%, il più alto tra quelli registrati nell’isola. Alla democrazia diretta delle assemblee popolari si sostituisce la democrazia diretta delle scelte di programma e delle candidature decise online sulla piattaforma Rousseau, con la quale anche a Orgosolo, come in Sardegna, il Movimento ha costruito il suo straordinario successo elettorale. Ma è, ovviamente, un paragone ingannevole. La differenza è sostanziale. Precise cause economiche e sociali hanno prodotto un radicale mutamento dei codici di valore.
Quando Luigi Di Maio è arrivato a Orgosolo dutante il suo tour elettorale, è stato un bagno di folla. Nel paese delle giornate di Pratobello e del comunismo guevarista e terzomondista il leader pentastellato ha rilanciato la proposta del reddito di cittadinanza con un minimo a 780 euro: «Per togliere dalla miseria gli italiani – ha detto – E anche perché senza miseria non ci può essere voto di scambio». E ha parlato dello Stato come «buon padre di famiglia che aiuta i giovani e i meno giovani a reinserirsi nel mondo del lavoro».
Poi ha sparato sulla Ue e sulle sue politiche «restrittive»: «Gli altri Stati Ue, la Francia, la Germania, la Spagna, giocano la loro partita nel mercato globale tutelando gli interessi economici delle loro aziende. Per l’Italia è ora di chiedere di sforare i parametri europei». Di Maio sapeva di parlare a un paese che, come tutti quelli delle zone interne dell’isola, soffre una crisi economica durissima. Manca il lavoro e le politiche statali e regionali di stabilizzazione dei bilanci hanno portato a tagli drastici della spesa sociale. «Se qui – dicono ad Orgosolo – ti chiudono gli asili, le scuole, gli ospedali, gli uffici postali e perfino le stazioni dei carabinieri e al Comune non danno più soldi per l’assistenza ai poveri, questo posto diventa un deserto e la gente se ne deve andare». Che è esattamente quello che sta succedendo nella maggior parte dei piccoli paesi dell’interno, alcuni dei quali, con un rapporto nascite/morti ormai pesantemente negativo, sono destinati a diventare villaggi fantasma – case senza più abitanti – nel giro di qualche decennio.
Orgosolo, quindi, come specchio di tutta la Sardegna che soffre di più, quella delle campagne e della montagna, lontana dalle coste dove col turismo ancora un po’ di reddito arriva. Orgosolo che depone i suoi valori di partecipazione popolare per affidarsi al leader di un partito che promette un’uscita dal tunnel denunciando il fallimento delle politiche che hanno condotto tanti altri luoghi come questo a una marginalità che cancella ogni futuro.
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