Il 28 novembre, la coalizione d’opposizione composta da 6 partiti turchi, ha annunciato le sue proposte di emendamento costituzionale per la transizione al Sistema parlamentare rafforzato. Un momento storico sopratutto tenendo in considerazione che le elezioni presidenziali e politiche si svolgerebbero regolarmente nel mese di giugno del 2023. La Costituzione attualmente in vigore in Turchia è eredità della dittatura militare del 1980: vecchia, decisamente conservatrice, nazionalista e militarista.

LA PROPOSTA della commissione speciale composta dal Partito Popolare Repubblicano (Chp), il Partito Deva, il Partito Democratico (Dp), il Partito del Futuro(Gelecek), il Partito Iyi e il Partito Saadet prevede 84 importanti cambiamenti e comporterebbe quasi la riscrittura dell’attuale Costituzione.
Il Presidente verrebbe eletto dal popolo per un mandato di 7 anni, il rapporto con il suo partito terminerebbe con l’elezione e una volta scaduto il mandato non potrebbe assumere una carica politica elettiva. La proposta porrebbe anche fine al potere di veto coercitivo del Presidente sulle leggi: potrà rimandarle al Parlamento per una sola volta.
Nel progetto a viene data un’interpretazione libertaria della Costituzione, da cui si cancellano le tracce di autoritarismo. Invece dei «diritti e doveri fondamentali», viene introdotta la definizione dei «diritti e libertà fondamentali» disciplinati e protetti dalla Costituzione.
«La dignità umana è inviolabile ed è fondamento dell’ordinamento costituzionale»: questa la proposta di aggiunta al primo articolo del testo. Si sottolinea che la funzione principale dello Stato è proteggere e rispettare la dignità umana.

Con la modifica apportata all’articolo 56 della Costituzione, il diritto alla salute e il diritto all’ambiente verrebbero riordinati, mentre i diritti degli animali troverebbero per la prima volta una garanzia costituzionale.
Inoltre, anche nel caso di un indulto, il progetto stabilisce che i condannati per violenza sessuale, abuso sessuale di minori e lesioni intenzionali alle donne non potranno essere eletti parlamentari. Si tratta senz’altro di un cambiamento molto importante per un Paese come la Turchia che tuttora detiene il triste record di primo paese europeo per numero di femminicidi. Solo nel 2021 almeno 280 donne sono state assassinate da uomini secondo la “Piattaforma Fermeremo i Femminicidi” (Kadın Cinayetlerini Durduracagız Platformu).

IL CONSIGLIO dell’Istruzione Superiore (Yok), eredità della dittatura, verrebbe definitivamente abolito. Al suo posto un nuovo consiglio finalizzato a proteggere l’autonomia accademica, amministrativa e finanziaria delle università.
Si prevede che le misure relative allo Stato di Emergenza vengano regolate da una legge specifica che chiuderà il ricorso giurisdizionale contro le azioni amministrative.
Il Parlamento nazionale sarà in grado di approvare l’eventuale ritiro da un accordo internazionale di cui la Turchia è parte. Questo punto è senz’altro una risposta politica importante nei confronti dell’attuale governo che il primo luglio del 2021 ha deciso di uscire dalla Convenzione di Istanbul consu decisione del Presidente della Repubblica.
Con la modifica dell’articolo 127, avrebbe fine la pratica della revoca dei sindaci da parte del ministro dell’Interno per reati d’ufficio. Il Consiglio di Stato, su richiesta del Ministro dell’interno, potrà disporre la rimozione dall’incarico temporaneo degli amministratori locali per un periodo non superiore a 6 mesi. In Turchia, dal 2016 a oggi, più di 100 sindaci eletti, principalmente appartenenti al Partito Democratico dei Popoli (Hdp) sono stati sospesi, e alcuni di loro anche arrestati, e al loro posto sono stati nominati nuovi sindaci ex prefetti o ex membri del partito al governo, Akp.

I RAPPRESENTANTI dei partiti politici che fanno parte della coalizione d’opposizione svolgeranno assemblee pubbliche in 81 province per incontrare le organizzazioni non governative, con l’obiettivo di presentare le loro proposte e raccogliere i suggerimenti dei cittadini.