Europa

Open Arms, Camps in udienza: «Intervenne Angela Merkel»

Open Arms, Camps in udienza: «Intervenne Angela Merkel» – Ansa

Rivelazioni spiazzanti del fondatore dell’ong sentito come testimone nel processo a Salvini

Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 giugno 2023

Se Malta voleva solo i 39 migranti soccorsi vicino all’isola mentre a bordo ce n’erano già un centinaio, Roma invece non rispondeva alle richieste di un porto sicuro. Dalle autorità italiane arrivava solo un input: certificate le condizioni di salute dei migranti e vi faremo scendere. Impossibile, per Inas Urrosolo, il medico della Open Arms, l’unico a bordo che avrebbe dovuto fare lo screening a 147 persone: donne e bambini violentati, uomini con ferite d’arma da fuoco, la scabbia anche nelle coperte usate per la notte, giacigli approntati sul legno dello scafo appena trenta centimetri l’uno dall’altro.

Coi legali di Open Arms impegnati nel ricorso davanti al Tar contro il decreto del Viminale che impediva alla nave spagnola di entrare nelle acque italiane, Oscar Camps, fondatore di Open Arms, cercava in ogni modo una sponda. A dargli manforte è stata Angela Merkel. Sentito come teste nell’udienza di ieri del processo a Palermo, dove Matteo Salvini è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, Camps ha rivelato la corrispondenza che ebbe nell’agosto di quattro anni fa con l’allora cancelliere tedesco. Una sorpresa non solo per il collegio dei giudici ma anche per l’accusa e la difesa. Tre i messaggi in tedesco inviati dal fondatore della ong spagnola all’indirizzo elettronico della Merkel: il 5, il 7 e il 16 agosto del 2019. Su richiesta della difesa, le mail sono state acquisite dai giudici.

Non è stata invece consegnato il file di risposta di Merkel a Camps. «Non posso rivelarne il contenuto, posso dire che è intervenuta nei confronti del Parlamento europeo», ha detto il patron dell’ong fuori dall’aula bunker del carcere Ucciardone, dove si celebra il dibattimento. Aggiungendo: «Ho scritto anche al presidente Macron, ho ricevuto la risposta dal suo ufficio di gabinetto, ma anche questa è privata». A conclusione dell’udienza il pm Gery Ferrara ha chiesto al presidente del collegio di acquisire la risposta di Merkel o in alternativa di citare il teste.

LA DEPOSIZIONE CAMPS, sentito per due ore e mezza, segna uno spartiacque per le parti civili ma anche per la difesa, seppure da punti di vista opposti. Per l’avvocato Giulia Bongiorno la testimonianza «fa emergere che la nave non fu abbandonata come è stato sempre detto» ma «quasi coccolata» e questo smonta «il capo d’imputazione dell’accusa». «La Spagna assegnò due porti, l’Italia era pronta a farli scendere se certificavano le condizioni di salute, gli aerei sorvolano lo scafo, la guardia costiera fu sempre in contatto con Open Arms, persino Merkel intervenne con l’Ue», il commento del difensore di Salvini. Secondo le parti civili invece le richieste d’aiuto fatte da Camps a Merkel dimostrano che non c’era alcuna intenzione da parte della ong di aggirare le disposizioni delle autorità per approdare a tutti i costi a Lampedusa e che l’unico obiettivo era portare in salvo le persone il prima possibile.

RICOSTRUENDO le fasi drammatiche di quei 19 giorni in mare, i testimoni Oscar Camps, il medico Inas Urrosolo e il primo ufficiale Ricardo Barriuso hanno raccontato le condizioni disumane dei migranti, i tentativi di suicidio, la disperazione, le urla e la rabbia. Fino alla svolta. Tutti giù per decisione dell’allora procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio. Con un medico e uno psicologo, il magistrato salì sulla nave e pochi minuti dopo ordinò lo sgombero per motivi igienico-sanitari. Citando il diario di bordo, l’avvocato Bongiorno ha contestato le caratteristiche tecniche della nave spagnola, perché la certificazione iberica fissava in 19 il numero massimo di persone che poteva trasportare. Invece aveva 19 uomini di equipaggio e 147 migranti.

Camps ha obiettato che «bisogna distinguere fra trasporto e salvataggio, per il soccorso non esistono limiti e i naufraghi proprio per questioni di sicurezza devono essere condotti nel porto vicino più sicuro, che Roma non ha mai indicato», mentre per raggiungere i due porti messi a disposizione dalla Spagna «occorrevano dai 3 ai 5 giorni di navigazione» e anche se le condizioni meteo-marine erano buone, le condizioni di stress, sanitarie e igieniche a bordo non lo consentivano.

La prossima udienza di terrà il 7 luglio. Ci sono ancora circa 80 testimoni da sentire, il presidente Roberto Murgia ha suggerito alle parti di sfoltire gli elenchi perché al ritmo attuale il processo si concluderebbe fra 3 anni e ha proposto di fissare due udienze al mese, anziché una, a partire da settembre-ottobre.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento