Un rapporto Onu afferma che da quando la Russia ha invaso l’Ucraina si sono verificate decine di esecuzioni sommarie ai danni dei prigionieri di guerra. E la notizia inattesa è che il triste primato nella sfida tra boia spetta all’Ucraina.

IL REPORT, pubblicato ieri, è frutto di un’indagine durata da agosto a gennaio e si basa su interviste a circa 400 prigionieri di guerra, metà dei quali ucraini rilasciati e l’altra metà russi tenuti prigionieri in Ucraina.

I funzionari dell’Onu coinvolti hanno chiarito di non essere riusciti a sentire i prigionieri di guerra detenuti in Russia o nelle zone ucraine occupate dai russi dove, ciononostante, sono stati identificati 48 siti di internamento. Il primo dato che salta agli occhi è quello dei morti: circa 40 militari sarebbero stati vittima di esecuzioni sommarie nei 13 mesi di guerra.

Di questi, 25 prigionieri di guerra o persone fuori combattimento russe prigionieri degli ucraini sarebbero stati uccisi sommariamente. Il rapporto si riferisce non solo alle uccisioni ma ai casi di tortura, all’uso di scudi umani e altri abusi legati al contesto bellico che «potrebbero costituire crimini di guerra».

Del resto, come sempre accade in questi casi, i dati si basano solo sui casi confermati e accertabili e quindi, ritengono gli osservatori Onu, sono sottostimati. Si noti che l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani dispone di una squadra di osservatori in Ucraina dal 2014, quando cioè sono iniziati gli scontri tra l’esercito regolare di Kiev e le truppe separatiste in Donbass e nell’est.

«Siamo profondamente preoccupati per l’esecuzione sommaria di 25 prigionieri di guerra russi e di persone che hanno ricevuto l’ordine di combattere dalle forze armate ucraine, che abbiamo documentato» ha dichiarato Matilda Bogner, capo della missione di monitoraggio Onu in una conferenza stampa a Kiev.

Bogner ha descritto gli abusi commessi da entrambe le parti coinvolte nel conflitto, specificando tuttavia che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è alla base di ogni violenza contro i civili e i prigionieri di guerra.

GLI INVESTIGATORI contro i crimini di guerra ucraini, inoltre, sarebbero già indagando su alcuni casi citati nel rapporto, ma finora «nessuno è stato ancora portato in tribunale».

«In relazione al trattamento dei prigionieri di guerra ucraini, siamo anche profondamente preoccupati per l’esecuzione sommaria di 15 di questi poco dopo la loro cattura da parte delle forze armate russe», ha proseguito Bogner, chiarendo che «i contractor militari e di sicurezza del Gruppo Wagner hanno perpetrato 11 di queste esecuzioni».

Nella relazione presentata ieri si trovano anche documentati i casi di cinque prigionieri di guerra ucraini morti dopo essere stati torturati o altrimenti maltrattati e quattro per mancanza di cure mediche durante la prigionia.

Sebbene il numero di esecuzioni sia sbilanciato verso Kiev, nel documento si riporta che gli abusi erano molto più comuni contro gli ucraini (tra i quali più di 9 intervistati su 10 hanno riferito di aver subito abusi) che contro i russi (tra cui gli abusi avrebbero riguardato la metà dei catturati).

In un contesto del genere ciò che conta non è tanto capire chi sia più crudele ma che tali aberrazioni siano connaturate a ogni conflitto. Il rapporto dell’Onu magari infangherà un po’ il mantello bianco dei soldati ucraini ma forse contribuirà a far capire di cosa si parla quando si tratta di guerra.