Europa

Onu e Ue contro l’Italia: «Fate sbarcare subito tutti»

Onu e Ue contro l’Italia: «Fate sbarcare subito tutti»

La Germania: "Il soccorso è un dovere" Bruxelles insiste: «Bisogna tenere le persone il meno possibile sulle navi»

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 8 novembre 2022

I segnali che arrivano sulla questione migranti sono chiari, ma il governo di destra preferisce far finta di niente, di non sentire i richiami che ormai con cadenza quasi quotidiana arrivano da Bruxelles.

Anche ieri l’Unione europea ha infatti ricordato al governo italiano che salvare chi si trova in difficoltà in mare è un obbligo, «morale e legale», previsto dal diritto internazionale e che le persone vanno tenute sulle navi «il minor tempo possibile». E come se non bastasse, è arrivato un colpo anche a un altro architrave del progetto italiano per fermare gli sbarchi e colpire le ong: quello secondo il quale le domande di asilo andrebbero raccolte a bordo delle navi umanitarie, in modo che poi a farsi carico di quanti fanno richiesta di protezione internazionale sarebbe il Paese di bandiera della nave. «È molto difficile», ha spiegato una fonte europea che segue i dossier migranti, precisando che le leggi in materia sono «abbastanza chiare».

E a sera a prendere posizione è anche l’Onu: «Abbiamo accolto con favore gli sforzi dell’Italia per lo sbarco delle persone più vulnerabili a bordo di Humanity One e Geo Barents – scrivono in una nota Unhcr e Oim, le due agenzie che si occupano di migranti e rifugiati -. Tuttavia è urgente trovare una soluzione anche per tutti gli altri sopravvissuti su tutte e quattro le navi». Insomma, l’unico a livello internazionale che sembra per ora appoggiare la linea dura del governo è il leader ungherese Viktor Orbán.

SEMBRA DAVVERO di essere tornati ai tempi di Matteo Salvini ministro dell’Interno, anche se oggi i toni sono più diplomatici rispetto al passato. Nonostante questo, da Roma per ora si preferisce non rispondere alle critiche. Ieri il ministro dell’Interno Piantedosi ha ribadito le scelte del governo. «Stiamo seguendo la situazione al porto di Catania: ci stiamo comportando con umanità ma fermezza sui nostri principi. Stiamo lavorando sia sui tavoli europei che nazionali», ha detto.

Il problema è che il mezzo flop degli sbarchi «selettivi», con la scelta di far scendere a terra solo le persone fragili mentre tutte le altre vengono lasciate a bordo, ha permesso a più di 500 migranti di lasciare la Geo Barents e la Humanity One, due delle quattro navi delle ong coinvolte loro malgrado nel braccio di ferro avviato dal governo. Numero probabilmente superiore alle aspettative di palazzo Chigi e Viminale. E destinato a crescere ancora visto che altre due navi, la norvegese Ocean Viking, attendono il suo turno e la tedesca Rise Above è diretta a Reggio Calabria dove, secondo notizie circolate in serata, potrebbe sbarcare tutte le 89 persone che si trovano a bordo. Dopo di che, c’è da scommettere, il porto di Catania sarà affollato di navi decise a tutto tranne che tornare in alto mare con il loro carico umano.

A CONTI FATTI, dunque, alla fine il risultato che il governo può vantare rischia di essere molto meno ricco di quanto sperato. Per di più ieri la Germania, Paese di bandiera della Humanity One, è tornata a ricordare all’Italia i suoi doveri di soccorrere i migranti. La premier Giorgia Meloni ha affrontato la questione con il cancelliere tedesco Olaf Scholz a margine dei lavori della Cop27. Incontro definito «cordiale» da Palazzo Chigi, ma la posizione della Germania è chiara, ed è stata riassunta a Berlino da un portavoce del ministero dell’Interno: «Il governo tedesco si è sempre mostrato solidale proprio con l’Italia e con gli Stati del Mediterraneo», ha spiegato. Ricordando però che Berlino ha aderito alla piattaforma di redistribuzione dei migranti varata a giugno, quando al Viminale c’era Luciana Lamorgese, impegnandosi a prendere 3.500 migranti l’anno: «Il trasferimento dei primi 72 è stato a ottobre», ha specificato. Più di questo, pare di capire, non è previsto.

FINORA, INSOMMA, tanto rumore per (quasi) nulla. Con in più la certezza di dover affrontare una battaglia legale dall’esito incentro. I legali della Humanity One stanno infatti preparando un ricorso al Tar del Lazio contro il provvedimento interministeriale che impone alla nave di lasciare il porto . Inoltre oggi dovrebbe essere presentato un ricorso al Tribunale civile di Catania per ribadire il diritto dei migranti rimasti a bordo della nave di entrare in Italia.

Un appello al governo perché faccia sbarcare tutti i migranti è arrivato ieri dal Tavolo asilo e immigrazione, mentre per l’Associazione dei giuristi democratici quanto accade nel porto di Catania «è un una dichiarata, voluta e gravissima violazione delle convenzioni internazionali».

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