Antichi tessuti, robusti cordami, quaderni di campagna ingialliti, foto in bianconero delle operazioni colturali d’antan rendono prezioso il museo itinerante dedicato alla storia della canapa italiana e organizzato da Donato Farro, i cui genitori erano coltivatori di questa pianta a Marcianise, nel casertano. Organizzato a mo’ di stand, il museo dà un tocco di eternità – come si conviene a una coltura risalente a diecimila anni fa – alla fiera internazionale Canapa Mundi (ottava edizione) che si conclude oggi alla Fiera di Roma dopo tre giorni alla scoperta della canapa con le sue mille anime, fra specialisti del settore, neofiti, curiosi e famiglie.

Ricordano la tradizione anche gli immancabili stand gastronomici, capaci di arricchire l’antica pinsa romana (una focaccia) con l’olio di semi di canapa, iper-nutriente perché caratterizzato da un rapporto ottimale fra acidi grassi omega 3 e 6.

Ma sono all’insegna della modernità e della tecnologia la maggior parte degli stand della fiera, dedicati a tutto quello che può venir fuori dai semi di canapa e a tutto quello che serve per produrre e vendere. Le curiosità attirano segmenti di interesse diversificati: bioplastiche a base di canapa, composti per l’edilizia, piccoli robot per la lavorazione alimentare, pasticceria, creme per la pelle, gioielli e montature per occhiali, cerotti con funzione antinfiammatoria, filati, liquidi per le sigarette elettroniche. Naturalmente presentissime le infiorescenze che, specificano i volantini, presentano un livello di Thc (tetraidrocannabinolo) inferiore allo 0,5%, ritenuto privo di effetti psicotropi. La legge 242/2016 in tema di promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa prevede un limite di Thc dello 0,6%.

Decenni fa la coltivazione, anche quella a uso industriale, fu soppressa con la scusa della lotta alla droga, premiando risorse più dannose come plastica e petrolio. Non per niente tutto cominciò negli Usa con la Dupont. Negli ultimi tempi la normativa e la stessa Pac hanno aiutato la ripresa, ma rimangono difficoltà legali e logistiche, per cui le infinite virtù della pianta non hanno ancora dispiegato tutti i vantaggi ecologici, sociali ed economici, in Italia e all’estero.

Cibo, integratori, tessuti, carta, materiali da costruzione, farmaci, cosmetici: sono infiniti gli usi non stupefacenti della pianta. La sua fibra è una fra le più resistenti, aspetto che garantisce una lunga durata dei suoi prodotti. La coltivazione è possibile anche senza l’utilizzo di pesticidi e input inquinanti; sul terreno, la pianta ha una forte azione disinquinante, e in generale un ettaro coltivato a canapa arriva ad assorbire 15 tonnellate di CO2. La coltura cresce molto velocemente restituendo i nutrienti che prende dal terreno.

Di recente la stessa Conferenza delle Nazioni unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad) ha pubblicato un rapporto sulla canapa industriale, concentrato su come le economie in via di sviluppo possano sfruttarne il potenziale economico e sociale; l’approccio whole-plant, cioè l’utilizzo di tutte le parti della pianta, potrebbe facilitare la creazione di filiere produttive in grado di giovare alle aree rurali, all’industria manifatturiera e all’eterno impegno per la sicurezza alimentare.

Canapa mundi è anche dibattiti e conferenze. Centri di ricerca italiani e internazionali si confrontano sui temi dell’utilizzo e dell’uso della canapa in medicina, veterinaria, sport, nutraceutica, edilizia, agricoltura, tessile. Fra i laboratori: come estrarre l’olio di canapa, come fare un test di Thc, come si diventa sommelier del settore, come si stampa la bioplastica di canapa in 3D.

Importanti le conferenze mediche: metodiche di assunzione della Cannabis terapeutica, versatilità farmacologica dei fitocannabinoidi fra cui il cannabidiolo (una delle molecole presenti in maggior concentrazione tra gli oltre ottanta componenti della cannabis sativa; non provoca alterazioni psicologiche e anzi ha proprietà benefiche, perfino nelle infiammazioni veterinarie). Fra le conferenze socio-giudiriche, sempre a cura di università e centri di ricerca: l’auto-coltivazione in Italia, la qualità e sostenibilità dei prodotti alimentari a base di canapa, la (non facile) giurisdizione italiana sulla canapa.