Dallo scorso anno, in seguito al ribaltamento della celebre sentenza Roe vs. Wade – la decisione che aveva garantito per cinquant’anni la protezione federale del diritto all’aborto – da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti, il Messico è diventato un punto di riferimento per tante donne statunitensi che vorrebbero accedere all’ivg, ma che sono impossibilitate a farlo dalle legislazioni restrittive nei loro stati.

Il problema riguarda 36 milioni di donne, quelle che vivono nei 13 «Red States» a maggioranza repubblicana. Per disporre dei propri diritti sessuali e riproduttivi, negli ultimi mesi queste donne sono state costrette a guardare oltre il confine.

IN MESSICO sono attive diverse associazioni che, da anni, svolgono un ruolo di accompagnamento e supporto fondamentale, aiutando centinaia di donne, messicane e non solo, ad accedere all’aborto in maniera gratuita e sicura, senza addebitare alcun costo per il sostegno prestato.

Si tratta di network «sotterranei», composti da attivisti e attiviste che hanno deciso di agire in concreto per colmare dei vuoti legislativi reputati inaccettabili, ridando centralità a concetti come libertà di scelta e libera disposizione del proprio corpo. Vengono definite acompañantes e la loro storia interseca quella del movimento portato avanti da attiviste e gruppi femministi in molti stati dell’America Latina, la «marea verde», dal colore dei pañuelos usati come simbolo della lotta.

Tra le altre cose, forniscono istruzioni sulla corretta somministrazione del misoprostolo, farmaco utilizzato per trattare l’aborto spontaneo. Nell’America post Roe vs. Wade, queste organizzazioni sono diventate un punto di riferimento per un numero crescente di statunitensi intrappolate nella gabbia legislativa creata dalla Corte suprema.

Recentemente Veronica Cruz, coordinatrice di Las Libres, un’associazione di acompañantes fondata vent’anni fa nello stato messicano di Guanajuato, ha fatto presente che negli ultimi mesi le richieste di supporto provenienti dagli Stati uniti sono aumentate esponenzialmente: se nel gennaio 2022 erano in media dieci al giorno, dopo la decisione dei giudici sono aumentate fino a 300.

Per far fronte alla domanda, Las Libres ha dovuto espandere la propria attività: in poco più di un anno ha creato venti nuove reti, che hanno già fornito supporto a più di 200 donne statunitensi bisognose di abortire.

PRIMA del ribaltamento di Roe vs. Wade, il ruolo dei network di acompañantes è risultato decisivo soprattutto per le donne texane, che dal primo settembre 2021 pagano lo scotto dell’entrata in vigore del Senate Bill 8, la famigerata «legge del battito» che ha criminalizzato l’aborto in Texas, vietandolo dopo il rilevamento dell’attività cardiaca embrionale. Da quel momento, questi gruppi hanno dovuto attrezzarsi per rispondere a una domanda abortista «transfrontaliera» in crescita costante.

Le attività delle acompañantes non sono viste di buon occhio dalle associazioni pro vita attive in Texas. L’organizzazione Right To Life sta esercitando pressioni sul governo locale guidato da Greg Abbott per ottenere una nuova legislazione che punisca chiunque aiuti a ottenere un’ivg, anche se il soccorso è prestato al di fuori dei confini dello stato.

Più in generale, secondo diversi osservatori, la decriminalizzazione dell’aborto da parte della Corte suprema messicana potrebbe rappresentare un salvacondotto per un numero crescente di statunitensi, che individueranno nel Messico un porto sicuro per ottenere un’ivg senza incorrere in viaggi pericolosi e costosissimi.