Sono salite a 108 nel solo Regno Unito le segnalazioni di epatiti anomale e acute con origine sconosciuta in bambini sani avvenute tra gennaio e aprile 2022. Troppe per essere una semplice oscillazione statistica: in un’annata normale, nel Regno Unito le epatiti con causa ignota sono una ventina. I casi britannici sono concentrati perlopiù in bambini con meno di cinque anni e in otto casi hanno richiesto un trapianto di fegato.

A questi nuovi dati pubblicati ieri dall’Agenzia per la sicurezza sanitaria britannica si aggiungono poi le segnalazioni da altri Paesi come Israele, Spagna, Danimarca, Paesi Bassi e Alabama (Usa), seppur con numeri inferiori.

Ce ne sarebbero quattro sospetti anche da noi. Al Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, cui fa capo il monitoraggio di ogni nuovo focolaio entro i nostri confini, per ora le bocche restano cucite in attesa di conferme. Anche Giuseppe Maggiore, primario di Epatogastroenterologia al Bambin Gesù di Roma, invita alla cautela: «Il quadro è molto aspecifico ed è necessario restare cauti, usare le pinze», dichiara all’Agi.

Sulla causa di queste epatiti anomale si sa poco. Quel che è certo è che il vaccino anti-Covid non c’entra: nessuno dei casi era vaccinato. Per il resto i medici fanno solo ipotesi. I pazienti sono negativi ai test per tutti i ceppi virali noti, dall’epatite A alla E, e agli altri patogeni che possono causare epatiti. La distribuzione geografica dei casi suggerisce però un’origine infettiva, e i ricercatori seguono diverse piste.

La prima è che le epatiti dipendano dal coronavirus. Sull’ultimo numero la rivista Nature Metabolism ha pubblicato evidenze della capacità del coronavirus di contagiare le cellule del fegato e molti dei bambini colpiti dall’epatite hanno contratto il virus in tempi recenti. Maggiore resta scettico: «Improbabile assistere a un fenomeno simile dopo due anni di pandemia – spiega – i danni epatici provocati finora dal coronavirus sono sempre stati contenuti». Tuttavia non è escluso che una delle varianti in circolazione abbia una maggiore capacità di aggredire il fegato.

Il virus su cui si concentrano le ricerche però è un altro: si chiama adenovirus, un patogeno ben noto e pericoloso solo in pazienti gravemente immunosoppressi. È ritenuto talmente innocuo da essere utilizzato come vettore per trasportare nell’organismo i vaccini anti-Covid. Ma il 77% dei casi di epatite anomala testati nel Regno Unito e il 100% di quelli statunitensi sono risultati positivi all’adenovirus.

Se fosse questa la causa, si tratterebbe di un ceppo mutante ancora sconosciuto. I dati sul genoma dell’adenovirus arriveranno a giorni dai laboratori inglesi. Ma c’è anche chi, pur di screditare le mascherine, ipotizza che il distanziamento sociale abbia reso più fragili i bambini.

È innegabile però che «siamo all’inizio di qualcosa», dice Maggiore. «Potremmo essere di fronte a un virus nuovo, ma è tutto da verificare». La buona notizia è che, per quanto gravi, le epatiti nella maggioranza dei casi guariscono spontaneamente: meno del 10% dei casi ha richiesto un trapianto di fegato.