Europa

Oggi Kurz a Bruxelles ma non convince l’Ue

Oggi Kurz a Bruxelles ma non convince l’Ue

Austria Alfano sul doppio passaporto agli altoatesini: «Proteggeremo i cittadini italiani»

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 19 dicembre 2017

Nelle capitali europee e non solo si guarda con preoccupazione alla presenza dell’ultradestra nel nuovo governo austriaco. Oggi il cancelliere Sebastian Kurz sarà a Bruxelles per incontrare i vertici dell’Ue e rassicurarli sulla fedeltà dell’Austria ai principi europei, ma intanto Israele ha annunciato di voler boicottare i ministri del Partito della Libertà (Fpoe) – Esteri, Difesa e Interni – mentre il premier Benyamin Netanyahu – ha spiegato un portavoce – «manterrà contatto diretto con il cancelliere eletto austriaco».

A suscitare più di un timore in Europa non è tanto lo spettro ormai sbiadito di una Oexit, ovvero di un referendum per decidere l’uscita dell’Austria dalla Ue, visto che lo stesso Kurz ha già escluso questa possibilità. Piuttosto è l’incertezza sulle posizioni che Vienna potrà assumere sulle future scelte dell’Unione in un anno in cui, solo per fare due esempi, si dovranno prendere decisioni importanti per quanto riguarda il prossimo bilancio pluriennale e la gestione dei migranti (con sul piatto la riforma del regolamento di Dublino). Timori resi per giunta più forti dal fatto che da luglio spetterà proprio a Vienna guidare l’Unione nell’ultimo semestre del 2018. «Osserveremo con interesse la posizione riguardo all’Europa», ha commentato non a caso la cancelliera tedesca Angela Merkel.

A rendere tutto più complicato c’è poi l’annuncio della maggioranza nero-blu di voler concedere il passaporto austriaco alle minoranze di lingua tedesca e ladina in Sud Tirolo, alimentando così le spinte autonomiste presenti in Alto Adige. Sulla questione la portavoce della Commissione europea ha preferito glissare ricordando che «in generale gli Stati membri sono responsabili per la concessione dei passaporti». Diplomazia a parte è chiaro però che se il progetto austriaco dovesse andare malauguratamente in porto la ferita che si aprirebbe no potrebbe non avere ripercussione anche sul resto dell’Europa. «Tuteleremo in nostri cittadini», ha fatto sapere il ministro degli Esteri Alfano dalla Cina, evitando però almeno per ora di prendere una posizione più decisa. «Sarà una discussione da affrontare con grande delicatezza- ha proseguito il ministro -. Il governo si è appena insediato e ne parleremo nei termini che sono più coerenti con la nostra storia».

A prevalere per ora è la linea dell’attesa. Certo, la doppia cittadinanza offerta agli altoatesini preoccupa sia palazzo Chigi che il Quirinale ma finché agli annunci non seguono i fatti si preferisce evitare scontri. Del resto la posizione del Colle è chiara e per di più espressa da Mattarella in tempi non sospetti. «Lo statuto d’autonomia dell’Alto Adige è un autentico modello di civiltà. Oggi celebriamo la capacità di due Paesi di superare le divisioni», ha detto l’11 giungo scorso partecipando a Merano alle celebrazioni per i 25 anni della chiusura della vertenza altoatesina davanti alle Nazioni unite. Parole che si possono leggere come la determinazione a non toccare un accordo che per il capo dello Stato ha dimostrato la sua validità.

Stando all’ultimo censimento sono 350 mila gli italiani che potrebbero essere interessati a chiedere la cittadinanza austriaca, 330 mila dei quali di lingua tedesca e 21 mila ladini. E tutti, a parte qualche eccezione rappresentata da persone molte anziane, sono cittadini italiani fin dalla nascita. «Se il principio è quello della concessione della cittadinanza in massa a intere comunità che sono maggioranza nel loro territorio anche se minoranza nello Stato di appartenenza si finisce col minare il principio dell’unità nazionale», non nasconde la sua preoccupazione il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, fondatore con Emma Bonino della lista «Più Europa». «Per noi il Sud Tirolo è un esempio universale di convivenza in un Paese che riconosce pienamente l’autonomia amministrativa di minoranze di tipo culturale e linguistico».

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