«Tesla non venderà nessun bitcoin» twittava l’anno scorso Elon Musk, poco dopo l’annuncio – a febbraio 2021 – dell’investimento della compagnia nella criptovaluta: ben 1,5 miliardi di dollari. Ma non è andata proprio così: è di ieri la notizia che Tesla ha scaricato il 75% del suo investimento in bitcoin, che alla fine dell’anno scorso (grazie anche all’endorsement di Musk) aveva raggiunto il valore di 2 miliardi di dollari, prima del crollo delle criptovalute che ha portato il valore della moneta virtuale dal suo massimo di 70.000 dollari agli attuali 25.000. Che è poi il motivo per cui l’uomo più ricco del mondo ha deciso di liberarsi dei bitcoin per acquistare, secondo quanto affermato da Tesla, valuta “tradizionale” – 936 milioni di dollari. Una decisione probabilmente influenzata anche dal crollo delle azioni di Tesla che, nonostante abbia riportato delle crescite nell’ultimo trimestre, sono scese del 40% nel corso del 2022. Come scrive l’analista tecnologico della Bbc James Clayton, il dietrofront di Musk è «un ulteriore promemoria che le sue parole, in grado di smuovere i mercati, non sono scritte nella pietra».

Come ci ricorda anche il suo recente e clamoroso dietrofront sull’acquisto di Twitter. Solo due giorni fa la giudice Kathaleen St. Jude McCormick ha dato ragione alla piattaforma che aveva fatto causa a Musk e chiedeva un processo prima del 24 ottobre (giorno in cui il merger sarebbe dovuto andare in porto) per «proteggere Twitter e i suoi azionisti dal rischio di restare sul mercato e dai danni provenienti dal tentativo di Musk di uscire dall’accordo con la prepotenza», arrivando a «sabotare» la compagnia con le sue parole e i suoi tweet. Un’interpretazione condivisa da McCormick: «Più grande il ritardo, maggiori i rischi». Il processo si aprirà dunque a ottobre, con gli avvocati del miliardario, da un lato, che sosterranno la medesima teoria di Musk sul perché è necessario “uccidere” l’accordo – che Twitter non è stata trasparente sul reale numero di bot e utenti falsi che popolano la piattaforma – e dall’altro i legali di Twitter secondo i quali quello di Musk non è che un pretesto per tirarsi fuori da una spesa e un’impresa che teme di sostenere dopo il crollo delle azioni di Twitter e Tesla.