Il consiglio nazionale, il “parlamento” del Partito socialista composto da 300 persone, ha approvato nella notte di giovedì l’accordo con La France Insoumise (Lfi). Dopo la firma dell’intesa con Europa-Ecologia e il Pcf, una coalizione di sinistra presenta un candidato unico sotto la sigla Nupes (Nuova unità popolare ecologista e sociale) nelle 577 circoscrizioni in cui è divisa la Francia alle elezioni legislative del 12 e 19 giugno. Solo i trotzkisti dell’Npa all’ultimo momento hanno rinunciato, scontenti della presenza del Ps e delle sole 5 candidature – tutte senza speranza di vittoria – che Lfi aveva proposto loro.

Lfi, che con Jean-Luc Mélenchon grazie a un “voto utile” nella speranza – delusa – di impedire a Marine Le Pen di arrivare al ballottaggio, ha ottenuto il 21,9% dei voti al primo turno della presidenziale fa la parte del leone, anche se non ha un radicamento locale: al Ps, partito ormai sulla via del declino che alla presidenziale ha ottenuto solo l’1,7% dei voti, sono state aggiudicate 70 circoscrizioni, 100 ai Verdi, il resto a Lfi.

L’obiettivo è portare la Nupes ad essere la prima forza all’Assemblée nationale per imporre a Macron una “coabitazione”. Ieri sera su France2, Mélenchon ha detto che per fare l’unione «ci siamo resi conto che non eravamo conformi alle caricature che ci facevamo gli uni gli altri» e che la battaglia è contro «un maltrattamento sociale aggravato» da parte di Macron.

Il programma di Nupes verrà svelato al più tardi il prossimo mercoledì. Il negoziatore di Lfi Manuel Bompard anticipa: «Il raggruppamento si fa attorno all’orientamento portato avanti da Mélenchon». Per il momento, sono stati firmati dei documenti non identici con i tre alleati. Al consiglio nazionale del Ps, in un clima molto teso, l’accordo con Lfi è passato con il 62% dei voti (167 a favore, 101 contrari, 24 astenuti). Per il segretario del Ps, Olivier Faure, è «un momento di chiarimento, questo voto dice a quale spazio politico apparteniamo, diciamo che siamo nello spazio politico di sinistra».

Il voto volta la pagina della presidenza Hollande. Ma la vecchia guardia ha dato battaglia e ci saranno candidature dissidenti. L’ex primo ministro, Bernard Cazeneuve, ha lasciato il partito ancora prima del voto. Per Hollande è «la morte» del Ps. Per l’ex ministro, Patrick Mennucci, «il Ps ha abbandonato la vocazione di partito di governo per diventare un partito al rimorchio di tutti i radicalismi». Dal governo di Macron, il ministro della Sanità, Olivier Véran, ex socialista, lancia un appello agli scontenti: «Non siete voi che lasciate il Ps ma è il Ps che vi lascia» e invita i dissidenti a unirsi a Renaissance, il nuovo nome della République en Marche (come al Parlamento europeo).

Nel Ps, resta comunque il dubbio tra accordo elettorale e accordo di governo. Probabilmente, non ci saranno chiarimenti, visto che non è probabile che la coalizione Nupes vinca le legislative. Con il Ps, le tensioni più forti sono sull’Europa. Mentre con gli ecologisti il testo firmato con Lfi parla di «disobbedienza» ai Trattati europei, solo limitata dal «rispetto dello stato di diritto», quello sottoscritto dal Ps affianca alla «disobbedienza» la «deroga in modo transitorio».