Chi ha paura della Leopolda? Probabilmente più nessuno ormai, ma Matteo Renzi ha un disperato bisogno di farsi notare in vista delle europee, ma il forfait improvviso del ministro Carlo Nordio gli ha dato una buona occasione per autoevocarsi come spettro della politica italiana: «Stamattina (ieri, ndr) alle 10 e 02 Nordio ci ha confermato che sarebbe venuto alle Leopolda e poi qualcuno gli abbia detto “no, tu non andare alla Leopolda”. È segno che evidentemente la Leopolda continua a far paura».

Da qui la sfida, si fa per dire, a Giorgia Meloni sulla questione dei dossier, sfidandola ad aprire davvero una commissione d’inchiesta: «Voteremo sì perché vogliamo andare fino in fondo e fare chiarezza. Vedremo se nella maggioranza ci sarà la stessa volontà». Il gioco è semplice: Renzi vuole provare a mettersi in concorrenza con la destra nel dire di essere la maggiore vittima dello scandalo su cui sta indagando la procura di Perugia, argomento che sia i partiti di governo sia Italia Viva vorrebbero tirare per le lunghe e utilizzare durante la campagna elettorale per le europee. Renzi (che quando divenne premier voleva al ministero della Giustizia Nicola Gratteri, la cui foga inquisitoria ha del leggendario) da qualche anno, cioè da quando ha cominciato a finire al centro di svariate inchieste giudiziarie, ama dipingere se stesso come un alfiere del garantismo più intransigente. Va da sé che le spiate di un finanziere in combutta con un magistrato e tutto ciò che ne consegue in termini di dubbi sulla buona condizione della giustizia italiana, gli appaiano come un’opportunità da sfruttare al meglio.

E i fedelissimi, infatti, mantengono la linea. Maria Elena Boschi: «Anni fa siamo stati i primi, proprio dalla Leopolda, a denunciare un dossieraggio di stato su Renzi. Adesso che il problema è emerso in tutta la sua gravità, siamo pronti a sostenere la proposta del ministro Nordio per una commissione d’inchiesta». Da qui anche il supposto dubbio di una contrarietà di FdI alla proposta di Nordio, anche se in realtà i pareri dentro al partito di Meloni sembrano per lo più positivi e persino un pezzogrosso come Crosetto (dal cui esposto è partita l’inchiesta di Perugia) ha dato il suo assenso in maniera assai convinta. I dubbi, casomai, arrivano da Forza Italia, oltre che dalle opposizioni, che sottolineano come stia già lavorando l’antimafia, che proprio questa settimana ha ascoltato sia il capo della Dna Giovanni Melillo sia il procuratore di Perugia Raffaele Cantone.

Ma Renzi insiste: «Ho come l’impressione che ci sia una parte di FdI che questa commissione non la voglia per niente. Alcuni cercano di abbuiare tutto. Se ci sono state decine di migliaia di accessi è evidente che il motto “non disturbare il manovratore” non riguarda solo le classi dirigenti del passato ma anche quelle attuali». L’assenza di Nordio alle Leopolda, però, più che con la vicenda dei dossier ha a che fare con il fatto che oggi si vota in Abruzzo, dove Iv è alleata del centrosinistra, e andare a discutere con quelli che comunque sono avversari, proprio alla vigilia delle elezioni, non deve essere sembrata una grande idea allo stato maggiore di FdI.