Oggi 61 milioni di iraniani, di cui 30 milioni donne, su una popolazione di oltre 85 milioni sono chiamati alle urne per scegliere i loro rappresentanti in parlamento. Si terranno anche le elezioni dell’Assemblea degli esperti, organo clericale composto da 88 membri incaricato di designare e supervisionare l’operato del leader supremo. Le elezioni dell’Assemblea degli esperti assumono un’importanza cruciale: il leader supremo Ali Khamenei, in carica dal 1989, compirà 85 anni ad aprile.

La sua eventuale scomparsa nei prossimi otto anni affiderebbe all’Assemblea il compito di scegliere un successore, determinando di fatto il futuro del paese. Secondo i dati ufficiali, il 25% dei candidati per il parlamento non ha superato il vaglio dell’Assemblea dei guardiani, incaricata di verificare le qualifiche dei candidati. 15.200 persone si contenderanno i 290 seggi parlamentari. Tra i 510 membri del clero richiedenti, 144 hanno ottenuto il via libera per partecipare alle elezioni dell’Assemblea degli esperti.

TRA GLI ILLUSTRI squalificati figura anche Hassan Rouhani, ex presidente dal 2013 al 2021: ottenne 24 milioni di voti nelle elezioni presidenziali di sei anni fa. Tuttavia, all’ultimo momento, Rouhani ha invitato i cittadini a partecipare alle elezioni e a votare per candidati che «non sono soddisfatti della situazione attuale del paese e si oppongono a essa».

Il Fronte dei riformisti, che conta una trentina di partiti e organizzazioni riformiste, ha dichiarato di non sostenere alcun candidato. Una schiera di intellettuali, attivisti, difensori dei diritti umani e critici all’interno del paese ha chiamato al boicottaggio delle elezioni. In una dichiarazione, Narges Mohammadi, vincitrice del Nobel per la pace e attualmente detenuta, ha scritto: «Il boicottaggio non è solo una necessità politica, ma anche un dovere morale. La transizione dal regime religioso dispotico è una richiesta nazionale e l’unico modo per la sopravvivenza dell’Iran, degli iraniani e della nostra umanità».

Alcuni media iraniani hanno riportato segmenti di un sondaggio eseguito dagli organi statali: prevede un tasso medio di partecipazione alle elezioni in tutto il paese del 30%. Nella provincia di Teheran, il tasso scende al 22%, in città si attesta al 15%. Sembra che l’opinione pubblica ritenga che le elezioni non porteranno a cambiamenti significativi nella scena politica e molti hanno deciso di disertare le urne.

La repressione delle autorità sulle proteste del movimento «Donna, Vita, Libertà», scaturite dalla morte in custodia di Mahsa Amini, nel settembre 2022, ha suscitato un profondo risentimento tra la popolazione che perdura ancora oggi. La delusione, alimentata dalle repressioni sociali e dai gravi problemi economici, molto probabilmente causerà un tasso di astensione record.

La competizione è prevalentemente concentrata tra varie correnti dei conservatori. Alcuni riformisti sostengono che rimangono in lizza solo una trentina di esponenti moderati e pro-riformisti. L’attuale parlamento iraniano è dominato da conservatori e ultra-conservatori. Le evidenze suggeriscono che molto probabilmente il nuovo parlamento avrà una composizione simile.

LA SFIDA PRINCIPALE sembra concentrarsi sull’affluenza alle urne. Per la Repubblica islamica, che ha sempre vantato un alto livello di partecipazione elettorale e di consenso popolare, risulta cruciale garantire un alto livello di affluenza ora che sta affrontando sfide importanti sul piano della politica estera. Ali Khamenei, nel suo ultimo discorso prima delle elezioni, ha detto che la partecipazione è «una manifestazione di potenza e una garanzia di sicurezza nazionale, oltre a deludere i nemici che hanno gli occhi puntati sull’Iran».

Il generale Hossein Salami, comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione, ha detto ieri: «Ogni voto è come un missile lanciato nel cuore dei nemici. Il nostro voto di oggi dà speranza al fronte della resistenza e delude il nemico».

Migliaia di imam del venerdì e rappresentanti del leader, distribuiti sul territorio nazionale, hanno invitato i cittadini a votare. Ma non mancano profonde contraddizioni: mentre alle donne senza il velo è stato proibito l’accesso agli aeroporti, agli uffici pubblici, alle banche, il portavoce del Consiglio dei Guardiani ha annunciato ufficialmente che le donne senza hijab possono recarsi alle urne e esercitare il proprio diritto.

Il probabile basso tasso di affluenza viene già attribuito alla massiccia propaganda delle organizzazioni di opposizione straniere, connesse ai paesi avversari, che scoraggiano la partecipazione. Tuttavia, come dimostrato anche dalle proteste dell’anno scorso, queste organizzazioni esercitano un’influenza minima sul comportamento popolare.