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«Non volevano restare in Italia». Lo strazio dei parenti sulle bare

«Non volevano restare in Italia». Lo strazio dei parenti sulle bareI familiari delle vittime del naufragio visitano il palazzetto dove si trovano le bare – LaPresse

Camera ardente, il dolore anche dei crotonesi. Governo assente. Oggi arriva Mattarella

Pubblicato più di un anno faEdizione del 2 marzo 2023

Alle 9.30 del mattino si aprono i cancelli del Pala Milone. Mezz’ora prima, la notizia del ritrovamento di una bimba di 10 anni. Nella notte il mare di Steccato aveva restituito altri 2 corpi, un infante di 5 anni e un giovane 30enne. In questo drammatico stillicidio con 67 vittime accertate, la camera ardente si spalanca al pubblico in un’atmosfera di grande commozione. Sono due signore crotonesi le prime ad entrarvi. Rendono omaggio alle salme tra le lacrime. «Speriamo sia l’ultima tragedia – dice una di loro singhiozzando – dal governo devono vedere cosa fare». «Siamo qui – aggiunge l’altra – perché è una tragedia immane che non può non colpirci. Siamo stati fortunati a nascere qui».

INIZIA LA PREGHIERA interreligiosa. La celebrano inginocchiandosi l’iman della moschea di Cutro, Mustafa Achik, e il vescovo della diocesi di Crotone e Santa Severina, Angelo Panzetta. C’è già tanta gente. Arriva da tutta la Calabria. Presenti tutti i 27 sindaci del crotonese e gli amministratori locali. Nessun rappresentante del governo. Neanche il presidente della Calabria Occhiuto si fa vedere. Ma oggi è previsto l’arrivo del capo dello Stato, Sergio Mattarella. E anche della neo eletta segretaria del Pd, Elly Schlein.

Il parquet del palazzetto è un tappeto di mestizia. Le tre file di bare sono un pugno sullo stomaco. Le sette bare bianche un duro atto d’accusa contro la disumanità. Entrano alla spicciolata i parenti delle vittime identificate. Li accompagnano i volontari delle associazioni. C’è chi arriva dalla Germania, chi dalla Francia, chi dal nord Italia. Qualcuno si accascia a terra e inizia a urlare dal dolore, piange disperatamente. Verso le 11 giunge il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia. Il magistrato si ferma a pregare davanti alle salme. Poco dopo è il turno del comandante della Capitaneria di porto Vittorio Aloi. Vorrebbe evitare di parlare con i giornalisti. «C’è tutto scritto in un comunicato stampa uscito ieri», dice. Ma poi, incalzato dai cronisti che gli chiedono perché la Guardia costiera (Gc) quella notte non sia uscita per salvate le 180 persone a bordo della “Summer Love”, spiega: «Crediamo di avere operato anche in questo caso secondo le nostre regole di ingaggio». E poi, visibilmente emozionato conclude: «Di ogni esperienza negativa si potrà far tesoro». Ed entra nel palazzetto.

MOHAMED DJAFARI ha 35 anni. È arrivato direttamente dalla Baviera, dove vive da 23 anni. Staziona in un bar fuori dal Pala Milone. La zia Laila è ricoverata all’ospedale a due passi da qui. «Voleva raggiungere me in Germania – racconta tra le lacrime – non voleva restare in Italia, potete dirlo ai politici. Voleva venire da me. Invece ha perso tutto, le sue due figlie. Dopo avere perso anche il marito, ucciso dai talebani in Afghanistan, alcuni anni fa». Mariam di 17 anni e Niyayesh di 7 anni sono morte all’alba di domenica, inghiottite dai flutti. Il terzo figlio di Laila, Martim, 10 anni, è anche lui in osservazione al San Giovanni di Dio. La giornata va avanti così in un’atmosfera surreale. La cittadinanza ha risposto in modo encomiabile. La processione del dolore proseguirà fino alle esequie. Che si svolgeranno lunedì, si presume nello stesso palazzetto.

INTANTO, LE PAROLE all’uscita del comandante della Gc, che pare abbiano squarciato il velo opaco sulla catena dei soccorsi, rinfocolano l’attivismo dei movimenti e delle reti sociali. È in cantiere una manifestazione nazionale a Crotone nella prima metà del mese. Ne parlano le grandi organizzazioni come Cgil, Arci e mondo cattolico, ne discutono le realtà antirazziste del Paese. Una cosa è certa: la tragedia di Steccato è un punto di non ritorno nella mobilitazione contro un governo xenofobo.

QUANTO ALL’INCHIESTA, ieri il gip del tribunale di Crotone, Michele Ciociola, ha convalidato il fermo dei due scafisti arrestati due giorni fa. Si tratta di un turco di 50 anni e di un pakistano di 25 anni. L’interrogatorio di garanzia del terzo scafista fermato, un minorenne, avverrà domani. Il giudice ha disposto la misura cautelare in carcere per i due con l’ipotesi di reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, naufragio colposo e lesioni. Un quarto scafista risulta indagato. Ma è ancora irreperibile.

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