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Il papa: «Non sono le armi che risolvono il problema»

Il papa: «Non sono le armi che risolvono il problema»Il papa nell'aula Paolo VI – Ap

Papa Francesco Domani il papa consacrerà Russia e Ucraina al Cuore immacolato di Maria

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 24 marzo 2022

«I governanti capiscano che comprare armi e fare armi non è la soluzione del problema». Al termine dell’udienza generale del mercoledì in Vaticano, durante i saluti in lingua italiana, papa Francesco interviene nuovamente sulla guerra in Ucraina e in particolare sulla questione degli armamenti, rilanciando l’appello biblico del profeta Isaia: trasformare le «armi» in «strumenti per la pace».

«Le notizie delle persone sfollate, delle persone che fuggono, delle persone morte, delle persone ferite, di tanti soldati caduti da una parte e dall’altra, sono notizie di morte», ha detto ancora Bergoglio, che ha definito la guerra un processo di «auto-distruzione». «Con la guerra tutto si perde, tutto. Non c’è vittoria in una guerra: tutto è sconfitto», «la guerra è una sconfitta dell’umanità», «occorre invece sconfiggere la guerra», ha concluso.

Intanto si moltiplicano le richieste al pontefice perché si rechi a Kiev. Martedì lo ha fatto direttamente il presidente ucraino Zelensky, durante una breve telefonata con Bergoglio, prima di collegarsi in videoconferenza con Montecitorio, e lo ha confermato l’ambasciatore di Kiev presso la Santa sede, Yurash: il papa «è l’ospite più atteso in Ucraina».

Ieri sono arrivati nuovi appelli, da parte di alcune autorità sia civili che religiose, della Chiesa greco-cattolica ucraina.

Ma l’operazione resta difficile, anche a causa dei complicati rapporti fra Roma e il Patriarcato ortodosso di Mosca, guidato da Kirill, che è decisamente allineato alle posizioni di Putin. Insomma l’eventualità pare piuttosto remota.

Domani pomeriggio, nella basilica di San Pietro – mentre il cardinale Krajewski sarà nel santuario portoghese di Fatima – papa Francesco consacrerà la Russia e l’Ucraina al Cuore immacolato di Maria.

Si tratta di uno dei riti più diffusi del tradizionalismo cattolico, che Bergoglio sembra voler riportare al significato originario di inizio Novecento: l’invocazione per la fine della Grande guerra.

«Vuole essere un gesto della Chiesa universale, che in questo momento drammatico porta a Dio il grido di dolore di quanti soffrono e implorano la fine della violenza», ha scritto ieri il papa ai vescovi di tutto il mondo. E nel rito di consacrazione, la preghiera è una: «Fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace». Un atto di fede per i credenti, che è anche gesto politico.

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